Esercito all’ospedale, il “caso Vibo” non c’è ma se ne parla. Battistini (Asp): «Amareggiato». Andreacchi (118): «Non servono soldati, ma rispetto» – VIDEO
Il commissario dell’Azienda sanitaria provinciale: «Queste notizie offuscano ciò che di buono è stato fatto». Il responsabile del servizio di Emergenza: «Vengono tutti al pronto Soccorso e vanno via con un codice bianco, è questo il problema»
«Nessun presidio fisso davanti allo Jazzolino, ma solo una rimodulazione del tragitto degli automezzi dell’Esercito presenti in città nell’ambito dell’operazione “Strade Sicure”», la precisazione questa volta arriva dal commissario straordinario dell’Asp vibonese, il generale Antonio Battistini. Chi si aspettava di vedere i militari in mimetica con i fucili in spalla all’ingresso dell’ospedale, è rimasto deluso. Nessun soldato ma solo la Jeep con il contrassegno dell’esercito italiano che fa la ronda tra i punti critici della città.
La notizia rimbalzata sui media nazionali continua però a far discutere. «Per la sicurezza va bene ma per la propaganda che c’è stata no», dichiara un’anziana. «L’esercito davanti all’ospedale ci vuole, eccome», aggiunge un altro vibonese che chiarisce: «C’è troppa gente che fa uso improprio del Pronto soccorso».
Un’altra donna elogia il lavoro dei sanitari: «Sono tutti bravi, salvano le vite, devono lavorare in sicurezza. Ma non era meglio mettere qualche guardia giurata in più, invece di scomodare l’esercito».
Vibo diventa suo malgrado un caso nazionale. La notizia dell’Esercito chiamato a presidiare l’ospedale Jazzolino varca i confini regionali. Ma sia il sindaco che il commissario dell’Asp Vibonese cercano di ridimensionare la portata della notizia, definendo ingiustificato il clamore mediatico.
«Continuare a prendere ad esempio Vibo per parlare delle aggressioni agli operatori sanitari, che rappresentano un fenomeno nazionale, è una narrativa stucchevole. Sono amareggiato», stigmatizza il generale Battistini. «Queste notizie – continua – offuscano tutto quello che con grande fatica si sta facendo e rappresentano un danno d’immagine non solo per la città, ma anche per la sanità locale. E questo non lo meritiamo».
Dunque un equivoco quello relativo alla presenza di un presidio fisso dell’Esercito, che in effetti non staziona fuori il nosocomio, ma molti giornali e tg italiani continuano a citare il “caso Vibo” come esempio di una situazione ormai arrivata al limite.
Sulla questione interviene anche Francesco Andreacchi, direttore della sala operativa del 118, area sud di Catanzaro: «I cittadini si rivolgono a coloro che stanno sul territorio h24 come il 118 e i Pronto soccorso, dove possono arrivare come e quando vogliono. Ma molto spesso non si tratta di vere e proprie emergenze. Noi prendiamo in carico tutti i casi come se fossero codici rossi, la maggior parte dell’utenza però viene dimessa in codice verde o addirittura bianco. Accessi impropri – sottolinea Andreacchi – che equivalgono a ingolfare i pronto soccorso. Un iperafflusso che produce attese e tensioni. Poi le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti…». Il direttore del 118 ammette la carenza di personale, ma ci tiene a sottolineare «che se ci fosse maggiore collaborazione da parte dell’utenza, molte situazioni limite si potrebbero evitare».
«Da cittadino – conclude – non vorrei che ci fosse l’esercito a fare la guardia, ma che l’utenza fosse capace di esprimere maggiore educazione e tolleranza che spesso manca. Vorrei maggiore rispetto verso chi si prodiga per gli altri. E invece ogni giorno dobbiamo temere di essere aggrediti».