Esercito all’ospedale di Vibo, l’Osservatorio civico Città attiva: «Non servono militari ma una sanità degna di un paese civile»
Per gli avvocati Guzzo, Primerano e Grillo «serve potenziare i servizi e gli addetti ai lavori, tra medici, infermieri e tecnici, per fronteggiare la domanda dei pazienti. Anche la medicina territoriale serve a snellire il peso sullo Jazzolino»
Anche l’Osservatorio civico Città attiva di Vibo Valentia entra a gamba tesa sulla presenza dell’esercito all’esterno dell’ospedale Jazzolino, una questione diventata di dominio nazionale nel giro di pochissimi minuti. L’Osservatorio, denunciando in una nota le forti carenze organiche e strutturali, che «ricadono pesantemente su personale e pazienti», giudica la presenza dei militari come «inadeguata e controproducente», anziché «affrontare i problemi con metodo e risorse adeguate». Per gli avvocati Francesca Guzzo, Daniela Primerano e Ornella Grillo, «la sanità pubblica a Vibo Valentia è da anni motivo di grande preoccupazione per ogni residente nella provincia, che subisce quotidianamente l’inefficienza delle strutture e la carenza di personale, concentrata quasi unicamente nell’ospedale G. Jazzolino, punto di riferimento di tutto il territorio».
«I pochi sanitari a disposizione dei pazienti vibonesi sono ormai allo stremo, alcuni di loro si impegnano stoicamente per fronteggiare le evidenti lacune, altri si sono ormai rassegnati alla quasi irreversibile impossibilità di garantire una sanità degna di un Paese civile, che circa trent’anni fa ha visto posare la prima pietra per la costruzione del nuovo ospedale al momento non ancora avviata. I cittadini – sottolineano le tre componenti dell’Osservatorio civico Città attiva -, che non hanno sempre la possibilità di rivolgersi alla sanità privata, si aggrappano disperatamente a ciò che rimane di un sistema quasi perfetto, ormai ridotto all’ombra di sé stesso in tutta Italia. L’angoscia degli assistiti aumenta insieme al malcontento degli addetti ai lavori, che si sentono abbandonati a loro stessi almeno quanto i pazienti. Chi cerca di porre le due categorie su fronti contrapposti, pertanto, sbaglia prospettiva e dimostra di non avere alcuna idea di come sia strutturato l’ospedale di Vibo Valentia».
Potenziare i servizi dello Jazzolino e la Medicina territoriale per alleggerire l’ospedale provinciale
«Ci troviamo dunque – sottolineano i tre avvocati avvocati Guzzo, Primerano e Grillo -, in una situazione particolarmente complicata, incidente sugli animi dei pazienti, dei loro parenti e degli addetti ai lavori, costretti a subire un inaccettabile trattamento inevitabilmente destinato ad influenzare anche la loro stabilità psichica ed emotiva. Tale stato di cose, tuttavia, si risolverebbe adeguando le strutture, aumentando il personale e fornendogli strumenti per intervenire opportunamente sui pazienti, i quali hanno l’incontestabile diritto, costituzionalmente sancito, ad essere curati senza essere sottoposti a evitabilissimi stress o carenze. Ciò che ci serve – proseguono nel documento -, è il potenziamento dei servizi sanitari: un numero appropriato di addetti ai lavori (tra medici, infermieri e tecnici), che possa far fronte alla domanda dei pazienti; una medicina territoriale che snellisca il peso che ricade sullo Jazzolino; la ricostituzione del reparto di psichiatria (recentemente soppresso); il potenziamento degli altri reparti (specialmente ortopedia) che si mantengono a fatica, ed un Pronto soccorso che possa convenientemente rispondere alle necessità di tutta la provincia, essendone, tra l’altro, l’unico riferimento».
«Ciò che ci serve – proseguono Guzzo, Primerano e Grillo -, è il rispetto dei diritti del cittadino e del malato, allo stato praticamente abbandonato alle esigue risorse gestite da un risicato numero di medici ed infermieri ormai stremati. Eppure, nonostante l’evidenza, ed una situazione che potrebbe essere risolta implementando i servizi nel tempo drasticamente ridotti in violazione di ogni diritto alle cure, apprendiamo che il rimedio alla degenerazione, a cui ha condotto lo stesso sistema, sarebbe il ricorso all’esercito. Incredibilmente, infatti, si è arrivati a ritenere che tutto possa essere risolto affiancando al personale del Pronto soccorso uomini in mimetica, che dovrebbero fungere da deterrente per chi manifesta il proprio malcontento davanti all’estenuante attesa che si protrae anche per giorni; alla sistemazione dei malati in barelle provvisoriamente collocate nei corridoi del Pronto soccorso e su cui, troppo spesso, concludono l’intera degenza senza mai essere trasferiti in reparto o in un letto».
Il decadimento del Sistema sanitario nazionale tocca inevitabilmente anche Vibo
Sotto accusa anche «l’inadeguatezza dei locali, lo sfinimento degli addetti ai lavori; le ansie dei familiari, a volte costretti ad attendere ore prima di conoscere le sorti dei propri cari. Tutto ciò sempre a causa della carenza di personale che è obbligato a selezionare gli aspetti da trascurare per avere il tempo di dedicarsi ad altri ritenuti più urgenti. Pur essendo evidente che le deprecabili vicende che interessano quasi tutti i presidi ospedalieri d’Italia, siano riconducibili al decadimento del Sistema sanitario nazionale (chiaramente condannato al sacrificio in favore della sanità privata sempre più in espansione), a Vibo Valentia si ritiene incomprensibilmente che il problema vada affrontato impiegando l’esercito, anziché implementando i servizi. Ai cittadini che chiedono considerazione e rispetto, pertanto, si può da riscontro con strumenti repressivi e coercitivi, come se si trattasse di delinquenti da sedare e tenere sotto controllo».
«È evidente – per l’Osservatorio civico Città attiva – che il problema vada risolto a monte, predisponendo un Sistema sanitario nazionale idoneo, che abbia a cuore i malati, ne tuteli la dignità alla stessa maniera in cui ne deve garantire la sicurezza, e prevenga l’esacerbazione degli animi e la degenerazione della situazione. I pazienti ed i loro familiari arrivano per stanchezza o disperazione a diventare intolleranti nei confronti del trattamento che gli viene riservato; renderlo umano sempre, con la predisposizione di un apparato che non rimetta tutto alle capacità e buona volontà del singolo professionista, eviterebbe l’insorgere delle motivazioni che inducano gli utenti a reagire in modo sbagliato. Vibo Valentia necessita di un Sistema sanitario nazionale adatto, che sappia far fronte ai bisogni dei malati, un ospedale che possa accoglierli, garantendo loro dignità e cure, un esercito di medici ed infermieri armati di strumenti destinati alla salvaguardia dei cittadini, stanchi di essere depredati dai loro diritti. Non ci servono i militari – concludono poi Guzzo, Primerano e Grillo -, serve una sanità degna di un paese civile».