Il sindaco getta acqua sul fuoco: «Non c’è alcun “caso Vibo”, non ci sono militari tra le corsie dell’ospedale Jazzolino»
Enzo Romeo ridimensiona la notizia dell’Esercito chiamato a vigilare sul nosocomio e definisce ingiustificato il clamore mediatico: «Solo una normale dislocazione delle forze dell’ordine sul territorio»
«Nessuna militarizzazione dell’ospedale di Vibo». Il sindaco Enzo Romeo ridimensiona notevolmente la notizia di un presunto presidio fisso dell’Esercito a guardia dell’ospedale Jazzolino, ricalcando quanto aveva già dichiarato alla stampa il prefetto Paolo Giovanni Grieco, parlando di un controllo «dinamico». Un equivoco, quello relativo alla presenza di un presidio fisso, che ha innescato un’eco nazionale, con molti giornali e tg italiani che, rilanciando le aggressioni subite dagli operatori sanitari in queste ultime settimane in varie regioni, hanno citato il “caso Vibo” come esempio di una situazione ormai arrivata al limite.
«In qualità di sindaco della città di Vibo Valentia, ed alla luce del clamore mediatico che ha avuto una semplice scelta di dislocazione delle forze dell’ordine sul nostro territorio – esordisce Romeo in una nota -, avverto l’obbligo di ridimensionare quella che è stata una percezione errata avuta da molti in merito alla presenza di militari all’esterno dell’ospedale di Vibo Valentia. In virtù di una riorganizzazione delle forze sul territorio, anche in vista dell’apertura delle scuole, nel corso dell’ultimo Comitato per l’ordine e la sicurezza tenutosi in Prefettura si è deciso l’impiego di militari ed operatori di pubblica sicurezza in punti sensibili, come sempre avviene, a cominciare dall’esterno delle scuole».
Insomma, non ci saranno divise mimetiche e fucili in spalla all’ingresso dell’ospedale, alla stregua di quanto avviene per il Tribunale. Ma soltanto una rimodulazione degli itinerari percorsi dalle pattuglie dell’Esercito che da tempo è attivo nell’operazione Strade sicure.
«Data la disponibilità di risorse – continua Romeo nella nota -, si è voluto incrementare il livello di sicurezza anche di altri presidii, tra i quali, appunto, l’ospedale Jazzolino. La scelta, dunque, è maturata esclusivamente all’interno di questa logica, e non già dalla necessità – per la quale, fortunatamente, non se ne ravvisano gli estremi – di far presidiare l’ospedale dall’Esercito. Ecco perché ritengo assolutamente opportuno, anzi doveroso, ridimensionare l’eco mediatica sul caso. Vibo Valentia soffre di patologie comuni a tutti gli ospedali d’Italia anche sul fronte della sicurezza, come confermano, purtroppo, le circa 16mila aggressioni registrate in Italia nei confronti di medici e sanitari».
Poi la chiosa finale, che punta ad esprimere vicinanza agli operatori sanitari: «Gli episodi che si sono verificati di recente a Vibo non devono farci dimenticare che i nostri medici, infermieri ed operatori in generale compiono sforzi notevoli per assicurare una sanità dignitosa, e non sono certo imputabili a loro le disfunzioni di cui soffre la sanità calabrese».
«In conclusione – chiude Romeo – voglio rassicurare tutti: non c’è alcun “caso Vibo”, non ci sono militari nelle corsie dell’ospedale Jazzolino».