Trappola sui social a Vibo: sequestrato, picchiato e rapinato da chi l’aveva adescato. Tre condanne in primo grado
L’episodio criminoso si è verificato nel novembre scorso. Vittima un 36enne residente a Mileto caduto in un’imboscata dopo un’amicizia iniziata su Facebook
Quattro anni e sei mesi di reclusione e duemila euro di multa, oltre al pagamento delle spese processuali e delle spese di mantenimento durante la custodia cautelare. Questa la condanna emessa dal Tribunale di Vibo Valentia al termine del giudizio con rito abbreviato (che ha consentito lo sconto di pena pari ad un terzo) nei confronti della 42enne Annalisa Santaguida e del figlio 20enne Giulio Simonetta, entrambi residenti a Portosalvo, accusati di sequestro di persona, porto di armi, rapina e lesioni con l’aggravante della crudeltà, perpetrati nei confronti del 36enne R.C., residente a Mileto. Gli stessi imputati vengono anche interdetti dai pubblici uffici per la durata di cinque anni. Per quanto riguarda il terzo imputato, il 25enne Giovanni Carnovale di Stefanaconi, ha patteggiato due anni, undici mesi e dieci giorni di reclusione, oltre 1500 euro di multa e il pagamento delle spese processuali.
Giulio Simonetta è stato invece assolto dall’accusa di detenzione illegale di una pistola, perché il fatto non sussiste. Madre e figlio si trovano attualmente agli arresti domiciliari. A emettere nelle scorse ore la sentenza con rito abbreviato è stato il Gup Roberta Ricotta.
Il fatto criminoso si sarebbe consumato nel novembre scorso. Il tutto sarebbe iniziato con l’amicizia tra la donna e la vittima, nata su Facebook e poi proseguita con un incontro di persona e con l’invito della prima a passare la serata a casa sua. Una volta giunto nell’appartamento il 36enne avrebbe constatato di essere caduto in un tranello. Infatti si sarebbe trovato di fronte il figlio della donna che lo avrebbe poi stordito con un colpo di bastone alla nuca. Subito dopo sarebbe stato legato ad una sedia, percosso e seviziato con un’arma da taglio. Alla base dell’azione criminosa ci sarebbe l’intento di costringere la vittima a rivelare la password del bancomat ed eventuali depositi di denaro contante nella sua abitazione. Una volta ottenute le informazioni sarebbe entrato in scena Carnovale, il quale in rapida successione avrebbe accompagnato la donna prima nell’abitazione miletese del sequestrato dove sono stati asportati 2.500 euro in contante, poi in una filiale bancaria di Vibo Valentia dove sarebbe stato fatto un prelievo di 400 euro. Subito dopo R.C. sarebbe stato liberato con l’avvertenza di non raccontare nulla dell’accaduto, pena ulteriori ritorsioni.
Durante il tragitto in automobile verso casa è stato però notato in stato confusionale e con vistose ecchimosi al volto da una pattuglia dei carabinieri in servizio notturno, che dopo avergli prestato un primo soccorso ha provveduto a raccogliere la circostanziata denuncia sull’accaduto. I medici gli hanno successivamente riscontrato lesioni personali con trauma cranico, frattura del setto nasale, ematomi e ferite da taglio guaribili in 43 giorni. Dopo gli opportuni riscontri, la Procura di Vibo Valentia ha emesso un decreto di fermo, confermato con la recente condanna dei tre imputati. Nel corso del processo la vittima è stata assistita dall’avvocato Salvatore Sorbilli.
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