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«Si atteggiava a ‘ndranghetista e quando non l’arrestarono era dispiaciuto», il pentito Accorinti racconta il clan Bonavita e il gruppo Niglia a Briatico

Processo Maestrale: i disaccordi per la fusione con i Melluso e l’intromissione del boss di Zungri sulle elezioni comunali di del 2005

«Si atteggiava a ‘ndranghetista e quando non l’arrestarono era dispiaciuto», il pentito Accorinti racconta il clan Bonavita e il gruppo Niglia a Briatico
Briatico dall'alto e nei riquadri da sinistra verso destra: Antonio Accorinti, Nino Accorinti e Giuseppe Accorinti
Simone Melluso

Gli assetti mafiosi a Briatico dopo la fusione tra il gruppo degli Accorinti e quello dei Melluso per decisione di Antonio Accorinti e Simone Melluso, con la “benedizione” dei rispettivi genitori: il boss indiscusso del paese, Antonino Accorinti, e Leonardo Melluso. Il racconto sull’evoluzione degli equilibri criminali sul territorio di Briatico è stato fatto dal collaboratore di giustizia, Antonio Accorinti, che sta deponendo nel maxiprocesso nato dalle operazioni antimafia denominate Maestrale-Carthago, Olimpo e Imperium. I fratelli Giacomo e Marco Borrello non avevano accettato l’accordo che avevamo stipulato tra il gruppo degli Accorinti e i Melluso. I Borrello – ha spiegato il collaboratore al Tribunale di Vibo – non potevano vedere i Melluso, con i quali non andavano d’accordo e da qui la loro decisione di staccarsi dal clan degli Accorinti”.

Il rafforzamento del gruppo Bonavita

Armando Bonavita
Pino Bonavita

Antonio Accorinti si è quindi soffermato sullo sviluppo degli eventi e sul distaccamento di altra realtà criminale che ruotava intorno al gruppo dei Bonavita. Con la carcerazione di Antonino Accorinti (padre di Antonio), il vecchio socio in affari Pino Bonavita – sodale del primo sin dagli anni ’70 – si allontana infatti dal gruppo degli Accorinti, stringendo accordi criminali con Francesco Barbieri di Pannaconi di Cessaniti e Giuseppe Accorinti di Zungri che, sotterraneamente, avevano cercato di creare dei contrasti tra gli Accorinti e i Melluso al fine di allontanare (senza successo) la fusione tra i due clan. Accadde che Marco Borrello – ha spiegato il collaboratore – si fidanzò con Roberta Bonavita, la figlia di Pino Bonavita nonché sorella di Armando, passando quindi con i Bonavita. Stessa cosa fece il fratello Giacomo Borrello, anche lui non d’accordo con la fusione tra gli Accorinti e i Melluso. Al tempo stesso Luigi Barillari – che sino al 2009 faceva parte del clan Accorinti – passò pure lui con questo gruppo dei Bonavita in quanto nipote di Pino Bonavita, oltre ad essere sposato con una sorella di Nicola Fusca di San Marco di Cessaniti, quest’ultimo strettamente collegato a Francesco Barbieri e Giuseppe Accorinti. Ad unirsi ai Bonavita, infine, anche Filippo Niglia, cognato di Giacomo Borrello, e già in società con gli Accorinti e i Bonavita nel settore della navigazione per le isole Eolie, oltre al figlio Salvatore Niglia”. Il collaboratore ha poi aggiunto che a rafforzare il gruppo degli Accorinti nella fusione con i Melluso ci pensarono gli ingressi di “Enzo Belvedere, fidanzato con una mia cugina, e poi di Francesco Marchese che si mise con mia cugina – ha affermato il collaboratore – una volta lasciato Belvedere, oltre a Saverio Prostamo e Salvatore Muggeri che sono sempre stati con me”.

Il gruppo di Gregorio Niglia

Gregorio Niglia

Su domanda del pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo, il collaboratore Antonio Accorinti si è quindi soffermato sulla presenza a Briatico di altra entità mafiosa facente capo a Gregorio Niglia, detto Lollo. “Lollo Niglia si atteggiava da tempo a ‘ndranghetista, tanto che quando nel 2006 arrestarono il padre, Giuseppe Francesco Niglia, nell’operazione Odissea insieme a mio papà, era quasi dispiaciuto poiché voleva andare pure lui in carcere per dimostrare la sua caratura criminale”. Giuseppe Francesco Niglia, alias “Pino u Cani”,76 anni, di Briatico, nell’aprile del 2019 è stato poi assolto in via definitiva dall’operazione Odissea (usura ai danni dei coniugi Grasso-Franzè l’accusa) che era stata coordinata dall’allora pm della Dda di Catanzaro, Marisa Manzini. E’ stato invece condannato in primo grado nel maxiprocesso Rinascita Scott a 16 anni di reclusione per associazione mafiosa (il processo d’appello deve ancora essere celebrato). Gregorio Niglia è stato invece condannato per associazione mafiosa a 20 anni di reclusione (giudizio con rito abbreviato) anche in appello nel processo Rinascita Scott. “Gregorio Niglia, detto Lollo, a livello mafioso rispondeva unicamente al boss Giuseppe Accorinti di Zungri. Operava anche a Briatico, ma era vicino unicamente a Peppe Accorinti, tanto che – ha svelato il collaboratore Accorinti – quando nel 2005 è stato eletto per la prima volta sindaco di Briatico Andrea Niglia, che era un cugino di Gregorio Niglia, proprio per via di questo legame parentale si è registrata sulle elezioni comunali di Briatico l’interferenza di Giuseppe Accorinti in favore di Andrea Niglia”. Il collaboratore Antonio Accorinti ha anche aggiunto che Giuseppe Francesco Niglia e Gregorio Niglia gestivano un bar nella piazza di Briatico dove veniva spesso a trovarli il boss Francesco Mancuso di Limbadi, detto Tabacco. Ricordo che insieme a Lollo Niglia c’erano nel gruppo un suo cugino omonimo, Gregorio Niglia, poi altri cugini di nome Giuseppe e Nicola Napoli, Antonio Calzone di San Leo di Briatico e Giovanni Sicari”. Infine il collaboratore ha fatto riferimento ai fratelli “Paolo e Francesco Romano di Briatico che rispondevano al boss Peppone Accorinti, in quanto loro affiliati”. Nel maxiprocesso Rinascita Scott Paolo Romano è stato condannato a 16 e 10 mesi di reclusione, mentre Francesco Romano ha riportato una condanna a 21 anni e 2 mesi di carcere. E’ in corso anche per loro il processo d’appello.

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