Comune di Stefanaconi sciolto per infiltrazioni mafiose, ecco le relazioni del ministro Piantedosi e del prefetto
Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto presidenziale di commissariamento. Per il Viminale il sindaco Solano «appare indiscutibilmente colluso con elementi di spicco della criminalità organizzata». Rilievi pure sul suo operato quale ex presidente della Provincia di Vibo
E’ stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il decreto con il quale il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 29 luglio scorso ha firmato lo scioglimento degli organi elettivi del Comune di Stefanaconi per infiltrazioni mafiose. Un decreto al quale sono allegate le relazioni del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e del prefetto di Vibo Valentia Paolo Giovanni Grieco, che ha portato il Consiglio dei ministri a deliberare per il commissariamento del Municipio e porre così fine all’amministrazione guidata dal sindaco Salvatore Solano rieletto il 12 giugno 2022. “Considerato che all’esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalità organizzata – si legge nel decreto presidenziale – che hanno esposto l’amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l’imparzialità dell’attività comunale, e alla permeabilità dell’ente ai condizionamenti esterni della criminalità organizzata arrecando un grave pregiudizio per gli interessi della collettività, un grave inquinamento e deterioramento dell’amministrazione con perdita di credibilità dell’istituzione locale”, ecco che si è reso “necessario l’intervento dello Stato mediante un commissariamento del Comune al fine di rimuovere gli effetti pregiudizievoli per l’interesse pubblico ed assicurare il risanamento dell’ente”, attesa l’emersione di una “mala gestio della cosa pubblica, una evidente assenza di legalità dell’azione amministrativa e uno stato di precarietà degli uffici comunali”.
La relazione del ministro
Ad avviso del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, le risultanze della Commissione di accesso agli atti hanno fatto emergere la “sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata di tipo mafioso e forme di condizionamento degli stessi”. Per il Viminale, “l’attività ispettiva ha fatto emergere l’attualità delle interferenze della criminalità organizzata riguardo all’amministrazione comunale in carica e, in particolare, alla figura del sindaco di Stefanaconi, alla guida dell’ente sin dal 2017”, ovvero Salvatore Solano di cui la relazione ricorda che è stato pure presidente della Provincia di Vibo dall’ottobre 2018 al gennaio 2023. Il ministro richiama quindi l’operazione antimafia Petrol Mafie dove anche per il reato di associazione mafiosa è stato condannato a 30 anni Giuseppe D’Amico, mentre il fratello Antonio D’Amico è stato condannato a 18 anni e 10 mesi. Il suocero di Giuseppe D’Amico, ovvero Giuseppe D’Angelo, è stato invece condannato invece a 10 anni quale boss di Piscopio. Il ministro ricorda che i fratelli D’Amico sono stati “ritenuti particolarmente vicini al sindaco di Stefanaconi, al quale sono legati anche da stretti rapporti parentali” (cugini di primo grado). Dagli atti dell’inchiesta Petrol Mafie – ricorda il ministro dell’Interno – è emerso il “sostegno esplicito fornito dai succitati soggetti controindicati a favore del primo cittadino di Stefanaconi in occasione delle elezioni provinciali di Vibo Valentia del 31 ottobre 2018, nonché la trattazione con il medesimo di tematiche afferenti le dinamiche criminali del territorio”.
I rilievi su Solano
Il ministro ricorda che il prefetto di Vibo nella propria relazione afferma che la “figura del sindaco appare indiscutibilmente collusa con elementi di spicco della criminalità organizzata del territorio” poiché dagli “atti giudiziari riguardanti il primo cittadino risulta che egli ricopra un ruolo di primo piano volto a favorire e ad agevolare, anche indirettamente, gli esponenti della criminalità organizzata e i loro interessi”. Il ministro parla poi di “connivenza dell’amministrazione comunale, soprattutto con riferimento alla figura dell’organo di vertice”, con la criminalità organizzata che ha determinato una “grave compromissione dell’azione amministrativa”. Il sindaco di Stefanaconi, Salvatore Solano, ad avviso del ministro, avrebbe “posto in essere uno stabile asservimento agli interessi di uno dei citati imprenditori D’Amico, realizzato attraverso l’impegno permanente a compiere od omettere una serie indeterminata di atti ricollegabili alla funzione esercitata, nonché contrari ai doveri d’ufficio”. Il ministro Piantedosi nella sua relazione sottolinea che emerge “una subalternità funzionale di Solano rispetto ai citati imprenditori” e tale rapporto di “contiguità del primo cittadino è proseguito anche con le funzioni svolte in qualità di presidente della Provincia di Vibo Valentia”.
I problemi giudiziari di Solano
Il ministro ricorda che Salvatore Solano nel processo Petrol Mafie è stato condannato (un anno) per “corruzione elettorale, essendo venuta meno l’aggravante mafiosa; il prefetto di Vibo Valentia ha comunque sottolineato il fatto che appare provato, a seguito della sentenza di condanna, che il predetto amministratore comunale ha ottenuto il sostegno elettorale nelle elezioni provinciali, tenutesi nell’ottobre 2018, da parte di imprenditori che, come detto, sono ritenuti affiliati alla ‘ndrangheta”. Chiaro il riferimento a Giuseppe D’Amico con il quale Salvatore Solano è stato condannato in concorso per l’ipotesi di reato di corruzione elettorale. Il ministro sottolinea inoltre che “il sindaco di Stefanaconi è altresì coinvolto in diversi procedimenti penali per i reati di peculato e abuso d’ufficio e risulta anche deferito all’autorità giudiziaria in stato di libertà per vari reati e, in particolare, per diffamazione, abuso d’ufficio, violazione della normativa ambientale, truffa”. Le forze di polizia hanno poi segnalato che Salvatore Solano “intrattiene frequentazioni controindicate, tanto da riferire che è solito accompagnarsi con soggetti riconducibili alla criminalità organizzata”. Non mancano “legami familiari o rapporti controindicati anche nei confronti di altri esponenti della compagine politica, oltre che di un dipendente comunale”.
I lavori pubblici
Ministero dell’Interno e Prefettura hanno quindi sottolineato che “durante il periodo temporale – 2022 e 2023 – il Comune di Stefanaconi ha effettuato 82 affidamenti diretti di lavori, servizi e forniture pubbliche, ricorrendo a ditte non menzionate nell’elenco dei fornitori non soggetti a tentativi di infiltrazione mafiosa (le c.d. white list)”. Per il prefetto si tratta di un numero di affidamenti “assolutamente spropositato precisando che su 82affidamenti diretti emergono ben 19 ditte con criticità divario tipo”, alcune “risultate vicine e contigue ad ambienti mafiosi”. A titolo esemplificativo il ministro e il prefetto ricordano “gliaffidamenti diretti di lavori urgenti per il ripristino delle condotte fognarie, la manutenzione straordinaria di un immobile, il servizio di smaltimento dei rifiuti ingombranti, la fornitura di infissi in un istituto scolastico, i lavori di ripristino del manto stradale”. Da qui la decisione della Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica – sentito il parere favorevole della Dda di Catanzaro e della Procura di Vibo – di procedere al commissariamento del Comune di Stefanaconi affidato per 18 mesi alla gestione della terna commissariale composta dai viceprefetti Ernesto Raia e Giovanni Todini e dal funzionario economico-finanziario Vito Laino.