domenica,Novembre 24 2024

Pizzo, salva il vicino di casa che ha avuto un infarto: «Per i soccorsi era spacciato». E il 118 precisa: «Bravo, ma noi c’eravamo»

Il gesto del sottocapo della Guardia Costiera Carmelo Vallone che è intervenuto per prestare aiuto continuando il massaggio cardiaco fino all’arrivo dell’ambulanza con medico a bordo

Pizzo, salva il vicino di casa che ha avuto un infarto: «Per i soccorsi era spacciato». E il 118 precisa: «Bravo, ma noi c’eravamo»
Nel riquadro, Carmelo Vallone

La storia è di quelle belle, di quelle che ti fanno riconciliare con il genero umano: salva il vicino di casa praticandogli per 20 minuti un massaggio cardiaco. E non si è arreso neppure quando gli operatori del 118, che nel frattempo l’avevano raggiunto, avrebbero detto che non c’era più nulla da fare. L’ha raccontata la Gazzetta del Sud, e vede protagonista Carmelo Vallone, sottocapo della Guardia costiera.

Carmelo lunedì scorso era a casa sua, a Pizzo, a guardare la tv, quando ha sentito le urla disperate di una vicina, Paola Elia, provenire dal piano di sotto: il padre, Pasquale, 61 anni, si era appena sentito male per un infarto. Si è immediatamente precipitato giù e ha cominciato a praticare un messaggio cardiaco in attesa dei soccorsi che erano stati allertati. Quando è arrivata l’ambulanza – racconta La Gazzetta del Sud – l’elettrocardiogramma ha dato un esito che sembrava una sentenza definitiva: linea piatta, nessuna speranza. Ma Carmelo non si è arreso, ha continuato il massaggio cardiaco. Poi, mentre continuava con la sua manovra salvavita, è arrivata un’altra ambulanza con un medico a bordo, a differenza della prima su cui era operativa una sola infermiera. Il team di soccorso ha quindi provveduto a usare il defibrillatore. Una, due, tre scariche… e il cuore è ripartito.

Una versione confermata alcune ore dopo, con un post facebook, dalla figlia dell’infartuato, che ha messo l’accento sul gesto eroico del sottocapo della Guardia costiera, sostenendo inoltre che sulla prima ambulanza non fosse presente il defibrillatore, circostanza che avrebbe messo a rischio la vita del padre. Versione, però, smentita da Francesco Andreacchi, direttore della sala operativa sud del 118 e responsabile del servizio. «Non voglio sminuire quanto ha fatto il vicino di casa – premette -, è stato tempestivo e il suo aiuto è stato senza dubbio prezioso, ma non può passare il concetto che in presenza degli operatori del 118 sia servito l’intervento di un soggetto esterno per salvare la vita a un paziente preso in carico dal servizio di soccorso avanzato, perché non è così. La prima ambulanza non era medicalizzata, perché come è noto non tutti i mezzi di soccorso hanno il medico a bordo. Ma l’infermiera che è intervenuta l’ha fatto con competenza e seguendo le procedure. Non è neanche vero che a bordo non ci fosse il defibrillatore, presente su tutti i nostri mezzi. È stata proprio l’infermiera, infatti, a defibrillare insieme al medico che è sopraggiunto con la seconda ambulanza».

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