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Soriano, la Corte d’appello revoca la confisca di beni per 250mila euro a Domenico Criniti: per i giudici non erano soldi sporchi

Il provvedimento riguarda fabbricati, veicoli, ditte e conti correnti. Indagini patrimoniali della Questura sull'uomo nell'arco temporale che va dal 2010 al 2020

Soriano, la Corte d’appello revoca la confisca di beni per 250mila euro a Domenico Criniti: per i giudici non erano soldi sporchi

Il Tribunale di Catanzaro-Sezione misure di prevenzione, aveva disposto la misura di prevenzione patrimoniale con sequestro ai fini della confisca dei beni nella disponibilità di Domenico Criniti, 40 anni di Soriano Calabro, per un valore complessivo di circa 250mila euro. L’attività d’indagine è nata a seguito della proposta avanzata dal questore di Vibo Valentia, Rodolfo Ruperti, sulla base di un’articolata attività info-investigativa che aveva visto impegnato l’Ufficio misure di prevenzione della Questura. In particolare, il provvedimento aveva evidenziato una netta sproporzione degli investimenti e dei beni posseduti rispetto ai redditi leciti. Domenico Criniti è accusato di aver commesso una serie di condotte illecite in materia di armi e reati contro il patrimonio, frequentando con assiduità personaggi noti alle forze dell’ordine, dedicandosi al reato di truffa a partire dal 2003, proseguendo fino agli anni 2018, 2019 e 2020. Proprio nel 2013, era stata registrata una spiccata propensione del nucleo familiare agli investimenti immobiliari, nonostante la condizione reddituale e finanziaria fosse inconsistente.

L’attività della Questura aveva interessato un arco temporale ricompreso tra il 2010 e il 2020, ed avrebbe permesso di svelare, nella ricostruzione del suo patrimonio, una considerevole sproporzione patrimoniale rispetto alla capacità reddituale complessivamente espressa. Il provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca aveva riguardato quattro fabbricati ubicati a Soriano, del valore stimato in circa 140mila euro, 12 veicoli tra autocarri, autovetture e motoveicoli, dal valore complessivo stimato in 75mila euro, due interi compendi aziendali (di cui una con volume d’affari di 35mila euro) e 22 tra conti correnti, deposito risparmio e buoni fruttiferi. Criniti, ricorso in appello con i propri avvocati Giuseppe Di Renzo e Giuseppe Orecchio, è riuscito a dimostrare la lecita provenienza di tutti i propri beni. In particolare i legali, avvalendosi di una complessa attività d’indagine difensiva, allegando agli atti anche una consulenza tecnica, hanno dimostrato la lecita provenienza dei beni e la non sperequazione con i redditi familiari; all’esito della Camera di consiglio, la Corte d’appello di Catanzaro, presieduta da Abigail Mellace, ha accolto l’appello e disposto la revoca della confisca di tutto il patrimonio riconducibile a Criniti.

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