Traffico illecito di rifiuti, ecco come funzionava il business della carta da riciclare. Sequestri e indagati
L’indagine dei carabinieri del Noe ha messo nel mirino diverse società del Reggino e del Cosentino. Secondo gli inquirenti il materiale veniva raccolto, stoccato in discariche abusive e poi rivenduto in mezzo mondo come “trattato”
di Vincenzo Imperitura
Discariche totalmente abusive, depositi senza autorizzazioni, rifiuti non trattati che diventano merci pagate a peso d’oro grazie al solo il trasporto da un piazzale a un altro: gira attorno al business dei rifiuti da riciclare l’indagine “Carta canta” dei carabinieri del Noe, che ha portato al sequestro di diverse società nel Reggino (ma anche a Cosenza e in Sicilia) tutte legate tra loro dai lauti guadagni che gravitano attorno alla gestione illegale dei rifiuti da riciclare. Una gestione dissennata, andata avanti per quasi un decennio nonostante indagini, sequestri e blitz delle forze dell’ordine e che ha disseminato la Piana di Gioia di strutture di stoccaggio e lavorazione dei rifiuti totalmente illegali e che rischiavano di trasformarsi in altrettante, potenziali, bombe ecologiche nascoste tra gli aranceti.
Ci sono i fratelli Rosario e Salvatore Rotolo al centro dell’indagine. Sono loro, sostengono gli inquirenti, attraverso la “Rsr” prima e la “Rsr Ambiente” poi, gli ideatori di un sistema che aveva consentito a una piccola società che, almeno sulla carta non avrebbe potuto operare in conto terzi, di diventare un pilastro della commercializzazione dei rifiuti riciclabili che da Rizziconi e da Gioia venivano venduti ai broker della carta che li rigiravano a loro volta sui redditizi mercati di Cina, Turchia e Indonesia.
Traffico illecito di rifiuti: il sistema
Un po’ casareccio ma decisamente efficiente, il “metodo” scelto dai due imprenditori di Rizziconi a capo della Rsr era piuttosto semplice: nella sostanza, la piccola società, per anni priva di qualsiasi autorizzazione al trattamento dei rifiuti e, dopo i primi sequestri, dotata dei requisiti minimi a giustificare il trasporto dei rifiuti da riciclare, si assicurava la raccolta di tonnellate di carta, cartone e plastica da diverse aziende attive nel Reggino (soprattutto centri commerciali e grossi supermercati) che stipava in centri di deposito (altrettanto privi di autorizzazioni) per poi rivenderle, senza avere effettuato alcuna lavorazione, come rifiuto già sottoposto ai trattamenti previsti dalle norme. Un gioco di prestigio cartolare capace di trasformare i vecchi volantini delle offerte del supermercato sotto casa in denaro sonante. Un sistema che per andare avanti non ha esitato a trasformare angoli del territorio in vere e proprie discariche a cielo aperto.
Continua a leggere l’articolo su LaC News24