«L’estorsione all’obitorio con l’aiuto del mio avvocato mentre ero carcere», Mantella nel controesame racconta di Sabatino
Prosegue l'interrogatorio del collaboratore di giustizia nell'ambito del processo Maestrale. Gli affari gestiti nonostante la detenzione, la conoscenza con Nicola Fusca e il traffico di droga: «Io la droga nemmeno la conosco ma ci guadagnavo»
I messaggi «criptati» per informarlo sull’andamento degli affari fuori dal carcere, l’aiuto dell’avvocato Sabatino «per una estorsione», la conoscenza con Nicola Fusca e il traffico di droga. Prosegue il controesame di Andrea Mantella nel corso del processo Maestrale-Olimpo-Imperium istruito dalla Dda di Catanzaro contro le consorterie vibonesi.
Nel 2011, dopo una serie di “comode” detenzioni in case di cura, Andrea Mantella è stato tratto in arresto. «Era luglio 2011, sono entrato in carcere e non sono uscito più», racconta l’ex boss scissionista di Vibo Valentia divenuto collaboratore di giustizia. Nel corso del controesame – condotto ieri dagli avvocati Giovanni Vecchio, Giuseppe Bagnato, Guido Contestabile e Luca Cianferoni – il collaboratore ha affermato che dopo l’arresto di luglio 2011 i suoi contatti con l’esterno erano, prevalentemente, lo zio Armando Mantella e la madre che lo andavano a trovare. Con loro però non trattava particolari argomenti perché «sapevo di essere intercettato».
L’estorsione all’obitorio di Vibo grazie a Sabatino
A informarlo sui suoi affari c’erano suo cugino Salvatore Mantella e Domenico Bonavota che gli inviavano «lettere criptate» attraverso le quali il cugino lo tranquillizzava circa la gestione delle «situazioni fuori, che tutto procedeva bene».
«Mi documentavo anche attraverso altri detenuti», dice Mantella, e «in più – aggiunge – mi avvalevo di un avvocato dal quale ricevevo delle informazioni. Tant’è vero che io con l’avvocato chiusi un’estorsione per l’obitorio dell’ospedale di Vibo Valentia. L’avvocato in questione è Francesco Sabatino». Andrea Mantella è l’avvocato Sabatino sono coimputati nel processo Maestrale che si sta tenendo con rito abbreviato. Dunque, nonostante fosse ristretto, l’ex boss vibonese era «in piena attività».
La conoscenza di Nicola Fusca
L’avvocato Bagnato ha poi chiesto a Mantella se conoscesse Nicola Fusca, imputato in Maestrale con l’accusa di essere partecipe, per quanto riguarda i reati di droga e armi, della cosca capeggiata da Giuseppe Antonio Accorinti, boss di Zungri. Il periodo in cui il collaboratore lo avrebbe incontrato sarebbe quello compreso tra 2003/2004/2005. «Qualche volta aveva bisogno di qualche favore all’ospedale di Vibo, per delle visite, e io lo indirizzai verso Paolino Lo Bianco e Orazio Lo Bianco». Mantella ricorda che nel corso di una perquisizione a Milano, hanno trovato a Fusca e ai suoi fratelli droga e armi.
Gli affari di droga con Accorinti e il canale albanese
«Personalmente – continua Mantella – io la droga nemmeno la conosco. La facevo vendere, ci guadagnavo, ma la questione la curavano Morelli, Pardea, Salvatore Mantella», insomma gli uomini di sua fiducia. Alla domanda se si sia mai interfacciato con Fusca per questioni di sostanze stupefacenti, Mantella ricorda un «interscambio di parole per una piantagione di marijuana. E mi sembra che in quella circostanza Nicola Fusca disse a Morelli di andare a parlare con un certo Lollo di Briatico». Nicola Fusca a fine anni Novanta avrebbe raccontato a Mantella che si interessava di piantagioni di marijuana insieme ad Accorinti e a Francesco Barbieri, in località Ciappetta di Zungri. Nell’estate del 2009 Mantella è andato a trovare Peppone Accorinti per un affare di cocaina e in quella occasione gli chiese «come era messo con la marijuana» e Accorinti rispose che non curava più di tanto la piantagione perché si era messo con gli stranieri. Da questa circostanza Mantella avrebbe appreso del canale albanese per traffico della marijuana.