venerdì,Novembre 22 2024

Sparatoria a Sorianello, una quarta persona da identificare. Il gip: «Modalità pianificate e gravissime» 

Fondamentali per le indagini si sono rivelate le dichiarazioni della vittima, le intercettazioni e i rilievi scientifici dei carabinieri. Per il giudice si tratta di un episodio posto in essere con «violenza inaudita» da parte dei figli di due boss di spicco del locale di ‘ndrangheta di Ariola

Sparatoria a Sorianello, una quarta persona da identificare. Il gip: «Modalità pianificate e gravissime» 

Si è trattato di una vera e propria “azione punitiva” quella messa in atto ai danni dell’argentino Jeremias Lovrovich la sera del Natale scorso. Una missione punitiva alla quale avrebbero preso parte quattro persone, una ancora da identificare in quanto incappucciata e con volto coperto al momento dei fatti, mentre altre tre sono state arrestate dai carabinieri su ordinanza del gip e portate in carcere. Si tratta di: Giuliano Nardo, 20 anni, di Sorianello (difeso dagli avvocati Giuseppe Orecchio e Vincenzo Cicino); Michele Idà, 27 anni, di Gerocarne (difeso dall’avvocato Giuseppe Di Renzo) e Nazzareno Salvatore Emanuele, 19 anni, anche lui di Gerocarne (assistito dall’avvocato Giuseppe Di Renzo). Devono rispondere in concorso tra loro dei reati di lesioni personali aggravate, porto ed esplosione di colpi d’arma da fuoco, violazione di domicilio e danneggiamento. Michele Idà è figlio del 59enne Franco (“Nuccio”) Idà, cognato del boss ergastolano Bruno Emanuele. Franco Idà è tornato totalmente libero senza alcuna misura nel luglio 2022 dopo aver scontato la condanna per associazione mafiosa e narcotraffico (11 anni e 6 mesi) nell’operazione “Luce nei boschi”. Nazzareno Salvatore Emanuele è invece il figlio di Gaetano Emanuele (fratello di Bruno Emanuele) e da ieri ufficialmente latitante a seguito del decreto emesso dall’autorità giudiziaria a seguito della sua irreperibilità per l’operazione antimafia che il 21 giugno scorso ha fatto luce sulla “Strage di Ariola” avvenuta il 25 ottobre 2003 con tre morti ed un ferito. Gaetano Emanuele era ritornato in libertà dopo aver scontato la condanna per narcotraffico e associazione mafiosa quale esponente di spicco del “locale” di ‘ndrangheta di Ariola.

La sparatoria a Sorianello

Una veduta di Sorianello

Tutto ha inizio da un’aggressione avvenuta al “Bar Nardo” di Sorianello seguita da una sparatoria nell’abitazione di Jeremias Lovrovich. I carabinieri nell’immediatezza dei fatti, e dopo la denuncia del giovane argentino, avevano repertato e sequestrato quattro bossoli di pistola calibro 7,65 browning, rinvenuti uno all’interno della camera da letto e gli altri tre sulla pubblica via. Le immagini riprese da una telecamera di un impianto di videosorveglianza, installato nell’immobile che ospita l’abitazione di Lovrovich, hanno permesso ai militari dell’Arma di riconoscere Michele Idà mentre impugnava una pistola in mano che veniva poi ceduta a Nazzareno Salvatore Emanuele nelle concitate fasi che precedevano lo sfondamento della porta di ingresso dell’immobile con un tronco di legno. Michele Idà sarebbe quindi entrato nell’abitazione brandendo un’ascia, mentre Nazzareno Salvatore Emanuele avrebbe esploso dalla pubblica via tre colpi di pistola all’indirizzo dell’abitazione nell’atto della fuga e altro colpo una volta nella camera da letto dell’argetino. Sul posto si portavano quindi i carabinieri della sezione investigazioni scientifiche di Vibo Valentia al fine di svolgere un sopralluogo accurato ed al termine i militari dell’Arma repertavano il materiale balistico (proiettili, incamiciature), biologico (tracce di sangue) e oggetti vari. Jeremias Lovrovich veniva invece trasportato all’ospedale di Vibo e sottoposto alle cure mediche nel corso delle quali veniva refertata una ferita al polpaccio sinistro da arma da fuoco.

La decisione del gip

Per il gip del Tribunale di Vibo, Rossella Maiorana, le modalità e le circostanze dei fatto-reato commesso con armi, in orario notturno e con violenza inaudita sulle cose e le persone denotano un’allarmante pericolosità sociale poiché è certamente prevedibile la reiterazione di analoghi reati, di tal che è esclusa una prognosi favorevole circa la possibilità che gli indagati si astengano, nel futuro, dal commettere reati della stessa indole”. Per il gip, dunque, l’unica misura idonea a salvaguardare le esigenze cautelari è il carcere, atteso che ci si trova dinanzi ad una serie di reati posti in essere con modalità pianificate e gravissime”, con una “totale spregiudicatezza ed una ancor più spiccata proclività a delinquere, nonché l’estrema pericolosità sociale degli indagati”. Sussiste per il gip, oltre al pericolo di reiterazione del reato, anche il pericolo di inquinamento probatorio, potendo gli indagati “intervenire sulla persona offesa e sulle persone informate sui fatti affinchè forniscano una versione diversa e favorevole agli indagati”. Inoltre – ricorda ancora il gip – ad oggi non è stato ancora individuato l’altro soggetto che ha partecipato all’aggressione e, pertanto, è necessario che i tre indagati rescindano i contatti con l’esterno e con l’ambiente criminale in cui è maturato il delitto”.

Le intercettazioni contro Nardo

Importanti ai fini dell’inchiesta si sono rivelate anche alcune intercettazioni telefoniche che hanno permesso di accertare come Giuliano Nardo (difeso dagli avvocati Giuseppe Orecchio e Vincenzo Cicino) abbia concorso con Michele Idà e Nazzareno Salvatore Emanuele all’azione delittuosa (difesi dall’avvocato Giuseppe Di Renzo). Uno zio di Giuliano Nardo avrebbe infatti rimproverato il nipote per la “bravata” alla quale aveva partecipato e ciò – unitamente ai tabulati telefonici – ha permesso ai militari dell’Arma di identificarlo al posto del fratello gemello di nome Roberto per il quale non risultano nella giornata del 25 dicembre 2023 contatti con gli indagati Emanuele e Idà. Importanti anche gli esami dei carabinieri del Ris di Messina che hanno rivelato residui di colpi d’arma da fuoco su Nazzareno Salvatore Emanuele.

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