venerdì,Luglio 5 2024

Operazione Miletos: una condanna e cinque assoluzioni in Corte d’Assise d’Appello

Contestati gli omicidi Mesiano e Corigliano avvenuti negli scorsi anni a Mileto. La Dda di Catanzaro aveva appellato tutte le assoluzioni, mentre la Procura generale ha chiesto e ottenuto la conferma della sentenza di primo grado

Operazione Miletos: una condanna e cinque assoluzioni in Corte d’Assise d’Appello
L'omicidio Corigliano a Mileto

La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro (presidente Reillo, a latere il giudice Commodaro) ha confermato la sentenza di primo grado nel processo nato dall’operazione antimafia denominata Miletos. In particolare, i giudici di secondo grado (così come chiesto dalla Procura generale di Catanzaro) hanno confermato la condanna a 21 anni di reclusione nei confronti di Giuseppe Corigliano, 86 anni, di Mileto, accusato dell’omicidio di Giuseppe Mesiano, ucciso il 17 luglio 2013 a Mileto.
Conferma delle assoluzioni, invece, per: Francesco Mesiano, 51 anni, già condannato per l’omicidio del piccolo Nicolas Green (avvocati Michelangelo Miceli e Francesco Calabrese), con l’accusa che aveva chiesto per lui in primo grado la condanna all’ergastolo; Vincenzo Corso, 51 anni, di Mileto, cognato di Mesiano (avvocati Salvatore Staiano, Giuseppe Monteleone, Gianfranco Giunta) nei cui confronti in primo grado era stata chiesta la condanna all’ergastolo; Gaetano Elia, 56 anni, di Mileto (avvocati Franco Iannello e Francesco Muzzopappa), per il quale in primo grado erano stati chiesti 21 anni (riformata la sentenza assolutoria con la formula “per non aver commesso il fatto”); Giuseppe Ventrice, 46 anni, di Mileto (avvocati Michelangelo Miceli e Sergio Rotundo), nei cui confronti in primo grado erano stati chiesti 21 anni di reclusione ((riformata la sentenza assolutoria con la formula “per non aver commesso il fatto”); Rocco Iannello, 45 anni, di Mileto (avvocati Giuseppe Di Renzo e Mario Santambrogio) e per lui in primo grado erano stati chiesti 2 anni e 6 mesi. A tali imputati veniva contestato l’omicidio di Angelo Antonio Corigliano. La Corte d’Assise d’Appello (così come chiesto dalla Procura generale di Catanzaro) ha confermato la condanna a 21 anni di reclusione nei confronti di Giuseppe Corigliano, 86 anni, di Mileto, accusato dell’omicidio di Giuseppe Mesiano, ucciso il 17 luglio 2013 a Mileto.

Gli omicidi Mesiano e Corigliano

Franco Mesiano

Giuseppe Corigliano avrebbe agito in concorso con Angelo Antonio Corigliano, quest’ultimo poi ucciso il 19 agosto 2013. L’omicidio di Angelo Antonio Corigliano, 30 anni, camionista di Calabrò (frazione di Mileto) è avvenuto il 19 agosto 2013 nella centralissima via Vittorio Emanuele a Mileto alle ore 15:30. La vittima è stata raggiunta da nove colpi di pistola calibro 9×21. Angelo Antonio Corigliano, emigrato per lavoro a Milano, si trovava alla guida di un’auto, una Fiat Punto di colore rosso, ed era da pochi giorni rientrato a Mileto per un periodo di ferie. Nel vano porta oggetti dell’auto, i carabinieri trovarono all’epoca una pistola calibro 7,65 con il colpo in canna che la vittima non ha fatto in tempo ad usare.
Tale fatto di sangue sarebbe stata la risposta all’omicidio di Giuseppe Mesiano (17 luglio 2013), ucciso nella sua casetta di campagna intorno alle ore 19 in località “Pigno”. A fare la macabra scoperta furono i familiari che non vedendolo rientrare a casa si portarono in campagna dove la vittima era solita trascorrere i pomeriggi. Giuseppe Mesiano (padre di Francesco Mesiano) è stato trovato crivellato di colpi (almeno cinque) esplosi da una pistola che ha aperto il fuoco da distanza ravvicinata.

Due i colpi che hanno raggiunto la vittima al volto.   A contribuire alla ricostruzione dei fatti di sangue, le dichiarazioni di Oksana Verman, di nazionalità ucraina, ma residente a Vibo Valentia, amante di Salvatore Pititto.   La donna dal febbraio del 2017, dopo essere stata arrestata nell’operazione antidroga denominata “Stammer”, ha deciso di collaborare con la giustizia.   Secondo l’accusa, i Mesiano avrebbero voluto costringere i Corigliano del supermercato a pagare loro una tangente per la mancata vendita del loro pane prodotto dal panificio “F.   lli Mesiano”.  In seguito all’incendio del portone di casa da parte di Francesco Mesiano e Rocco Iannello, Giuseppe Corigliano in concorso con il figlio Angelo Antonio (poi ucciso il 20 agosto 2013) avrebbe reagito uccidendo con sette colpi di pistola Giuseppe Mesiano il 17 agosto del 2013.

La Corte d'Appello di Catanzaro
La Corte d’Appello di Catanzaro

L’accusa per Giuseppe Corigliano è quella di omicidio aggravato dalle modalità mafiose, oltre a quella di detenzione illegale e porto in luogo pubblico di un’arma da fuoco.    
Gaetano Elia e Giuseppe Ventrice dovevano poi rispondere del reato di favoreggiamento personale in quanto, dopo la commissione dell’omicidio di Giuseppe Mesiano, avrebbero di fatto aiutato gli autori del fatto di sangue ad eludere le investigazioni asportando le registrazioni contenute nel Dvr dell’impianto di videosorveglianza ubicato presso l’esercizio commerciale di Mileto in via Cultura numero 24 (che inquadrava il transito dei soggetti diretti verso la località Pigno presso l’abitazione della vittima).
Successivamente avrebbero distrutto i filmati così acquisiti, omettendo di consegnarli ai carabinieri per consegnarli invece ai familiari di Giuseppe Mesiano che avrebbero programmato così la vendetta contro i Corigliano.
L’omicidio di Angelo Antonio Corigliano (20 agosto 2013 a Mileto) in risposta all’omicidio di Giuseppe Mesiano veniva contestato a Francesco Mesiano quale mandante, mentre Vincenzo Corso avrebbe agito quale “braccio destro di Francesco Mesiano e referente del sodalizio criminale Pititto-Iannello, incaricato di presidiare i luoghi prescelti per la consumazione dell’omicidio, nonché di monitorare la vittima designata”.
Al delitto avrebbero contribuito Giuseppe Ventrice, quale titolare di una ditta di autotrasporti ed effettivo utilizzatore dell’impianto di videosorveglianza installato presso il magazzino di proprietà del padre sito a Mileto in via Cultura numero 24, e Gaetano Elia quale tecnico installatore addetto alla manutenzione dell’impianto che – su richiesta di Francesco Mesiano e Vincenzo Corso – avrebbe fornito ai Mesiano, insieme a Ventrice il Dvr contenente le registrazioni delle immagini dei responsabili dell’omicidio di Giuseppe Mesiano che, in data 17 luglio 2013, erano passati dinanzi al magazzino per dirigersi sul luogo del delitto. Per la Procura generale di Catanzaro, però, ed ora per la Corte d’Assise d’Appello, l’accusa regge solo nei confronti di Giuseppe Corigliano, ma non per gli altri imputati che sono stati assolti anche in appello.

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