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«Ma lo sai chi sono io?», e giù botte. Il pestaggio in un bar di Arena per essersi rifiutato di sedersi al tavolo coi fratelli Maiolo

La mancata riverenza ai vertici della ‘ndrina di Acquaro è costata il naso rotto, minacce e umiliazioni a un avventore che aveva declinato l’invito a bere qualcosa con loro

«Ma lo sai chi sono io?», e giù botte. Il pestaggio in un bar di Arena per essersi rifiutato di sedersi al tavolo coi fratelli Maiolo

La colpa del malcapitato? Avere rifiutato di sedersi al tavolo di un bar con gli esponenti della cosca. Per questa ragione lo sconosciuto avventore di un locale di Arena, a settembre 2018, è stato preso a schiaffi e pugni sul volto da Francesco Maiolo, classe ’79, ed è stato poi messo a posto da Angelo Maiolo. I due sono considerati dalla Dda di Catanzaro esponenti apicali del locale di Acquaro, nel Vibonese. Sono stati tratti in arresto, insieme ad altri presunti esponenti e sodali della ‘ndrina, lo scorso 21 giugno. Il gip Arianna Roccia ha emesso misura cautelare in carcere nei loro confronti per associazione mafiosa, perché considerati tra i responsabili della strage di Ariola del 2003 (nel corso della quale sono morte tre persone) e anche, tra le altre cose, per violenza privata aggravata, ossia per l’episodio avvenuto nel bar di Arena nel 2018.

E mentre Francesco Maiolo lo apostrofava con frasi come «tu non sai chi sono io», Angelo Maiolo lo portava in un luogo appartato dove proseguiva con frasi minacciose.
Un lungo discorso, a parte incomprensibile dove, però, la minaccia finale, s’è sentita chiaramente: «…ti squaglio, capito».
Il malcapitato è stato anche costretto a sedere con i fratelli Maiolo e un’altra decina di loro amici dove, scrive l’accusa nel capo di imputazione per violenza privata aggravata, «lo umiliavano e intimidivano dinanzi a tutti i presenti» e, successivamente, a seguire Angelo Maiolo lo portava in un altro luogo lì nelle vicinanze per istruirlo su cosa dire una volta rientrato nel suo paese.

La mancata riverenza ai vertici della ‘ndrina

Una mancata riverenza ai vertici della ‘ndrina. Questo il motivo sostenuto dalla Dda di Catanzaro, che è valso a una persona di Fabrizia, la cui identità è rimasta sconosciuta, umiliazioni pubbliche e botte. Una vicenda, è scritto nella richiesta di misure cautelari stilata dalla Dda di Catanzaro «assolutamente emblematica della connotazione mafiosa del gruppo e del controllo da questo esercitato sul proprio territorio di influenza». Il fatto lo racconta Angelo Maiolo a Emilio Pisano e Antonio Stambè (non indagati in questo procedimento) durante un viaggio in auto.
Quando l’avventore si è rifiutato di sedersi al tavolo con i fratelli Maiolo, il primo ad avventarsi su di lui è stato Francesco Maiolo. Nel racconto del germano Angelo vengono riportate le ingiurie che sono state riversate sulla vittima mentre veniva percossa violentemente: «Ti invitano i cristiani, arrivi da fuori paese... ti invitano i cristiani “no scusate non ne voglio, no grazie si grazie mi prendo una birra, no come no quando”  “Ma tu lo sai chi sono io”». A quanto pare il poveretto avrebbe risposto: «Si, si lo so». E la cosa avrebbe scatenato ancora di più l’ira di Francesco Maiolo: «Lo sai? Quindi tu lo sai e mi hai preso per il culo». E giù botte fino a rompergli il naso.

La giustificazione di Angelo Maiolo

Il fatto arriva alle orecchie della struttura criminale di Fabrizia, davanti alla quale Angelo Maiolo si prodiga a far giungere la reale versione dei fatti «così giustificando il suo operato e non ledendo i rapporti criminali con altre strutture del territorio». Nel corso del chiarimento in un luogo appartato, Angelo Maiolo avrebbe assicurato all’avventore di Fabrizia «io ti do la mia parola d’onore che tu questa sera torni a casa». Dove sarebbe nato il terribile disguido? Nel fatto che la vittima avrebbe saputo chi erano i Maiolo solo «dopo che gli ha menato, ma lui non lo ha spiegato, ha detto “si vi conosco “, non ha detto “si me lo hanno detto qui dentro chi siete”».

Il disguido

Tutto nasce da un disguido. Il ragazzo viene scambiato per un altro, all’inizio, uno che si aggirava per il paese come volesse controllare qualcuno e viene chiamato – «compà vieni qua vieni» – per avere chiarimenti in merito alla sua presenza in quel territorio. Il gruppo capisce subito che non è la persona che si credeva ma ormai era stato chiamato e viene invitato al tavolo. Ma quello li ignora. «Non ha detto né grazie, no figlioli non mi va, non accettava, niente.., si è messo a parlare con un ragazzo di Arena e a noi nemmeno ci ha considerato. Gli faccio per la seconda volta “compà, ma non ti fa piacere stare con noi, prendetevi una cosa con noi qualsiasi cosa”, questo prende ci guarda in faccia e dice “adesso vengo ” e se ne va». Questo fa scattare la violenza di Francesco Maiolo che dopo un po’ viene fermato dal fratello Angelo che porta l’avventore a «fare una passeggiata» e gli raccomanda, una volta tornato a Fabrizia, di raccontare come sono andate le cose. Il succo del discorso è «tu non puoi andare in un altro paese e ti comporti da arrogante».

Le raccomandazioni di Angelo Maiolo

Il soggetto fa un paio di nomi ai Maiolo, a conferma del fatto che li conoscesse e fosse consapevole della loro caratura criminale. Tanto che Angelo Maiolo si raccomanda con l’uomo di Fabrizia di andare dalle persone che gli ha nominato «e glielo dici che ti abbiamo pestato per questo, questo e quest’altro, punto».

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