Scioglimento del Comune di Tropea, l’ex sindaco Giovanni Macrì presenta ricorso al Tar Lazio
La decisione in seguito allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Consiglio comunale avvenuto il 24 aprile 2024
Porta la firma dell’ex sindaco di Tropea Giovanni Macrì, del suo vice Roberto Scalfati e dell’ex presidente del Consiglio comunale Francesco Monteleone il ricorso presentato al Tribunale amministrativo del Lazio contro lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Tropea, avvenuto il 24 aprile 2024. A sostenere le tesi dei tre ex amministratori è l’avvocato Antonio Morcavallo, del Foro di Cosenza. Il documento contiene la richiesta di annullamento, previa sospensione e/o emanazione di ogni altra opportuna misura cautelare, del Decreto del presidente della Repubblica (datato appunto 24 aprile 2024), della proposta del Ministero dell’Interno e della relativa relazione di accompagnamento, nonché della relazione e proposta di scioglimento del Consiglio comunale ai sensi dell’art. 143 D.lgs 267/2000 del Prefetto di Vibo Valentia, della delibera del Consiglio dei Ministri del 23 aprile 2024, del decreto del Prefetto di Vibo Valentia del 24.04.2024, della relazione finale della Commissione di accesso, della nota del Dipartimento per gli affari interni e territoriali del Governo e per le autonomie locali n. 13824 del 24 aprile 2024, del verbale del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica del 21 febbraio 2024 e di ogni altro atto anteriore, preordinato, connesso e consequenziale.
Sulla base di questo, la stessa Commissione straordinaria alla guida dell’ente, ha inteso «autorizzare la costituzione in giudizio a difesa degli interessi del Comune di Tropea». Seguirà dunque la nomina di un legale esperto nelle tematiche del giudizio in questione, «anche non iscritto nell’elenco dei professionisti predisposto dall’ente, per difendere il Comune nel procedimento». Per la «complessità del giudizio – si legge inoltre nel documento -, si rende necessaria la scelta di un legale con particolare esperienza nelle tematiche da trattare, attribuendogli un ampio mandato per tutelare al meglio gli interessi del Comune». Un ricorso che spacca a metà l’opinione pubblica: per alcuni «sfacciato e irrispettoso anche della pesantissima relazione che motiva lo scioglimento e che si collega alla relazione del precedente scioglimento degli organi elettivi per infiltrazioni mafiose», mentre per altri «un atto dovuto a difesa della sua azione amministrativa e del nome della città, macchiato per la seconda volta da un’ingiustizia compiuta dallo Stato».
L’intenzione di presentare ricorso era nell’aria da tempo e che la cosa si fosse concretizzata, per molti era chiaro tre giorni fa quando lo stesso ex primo cittadino Macrì ha affidato, dopo diverso tempo in silenzio, un post sui social, rivolto ai suoi sostenitori. Eccone uno stralcio: «Vorrei tanto essere al vostro fianco, esaminare insieme ogni accusa che mi è stata rivolta, condividere con voi le mie risposte, che sono ben lontane dall’essere semplici giustificazioni. Queste risposte si basano su verità documentate, che raccontano una storia totalmente diversa da quella che mi viene dipinta contro. In questo momento delicato, mi trovo costretto a scegliere il silenzio, non per mancanza di argomenti, ma perché, paradossalmente, è il silenzio che può custodire meglio la verità in questa fase. Le parole, sebbene necessarie, potrebbero distorcere la realtà che stiamo cercando di proteggere. Le convinzioni che ho espresso in merito alla gestione dell’amministrazione che ho avuto l’onore di guidare rimangono ferme, ogni virgola di esse. Anzi, si rafforzano e risplendono con una nuova chiarezza di fronte a queste prove. Vi prego, abbiate fiducia nella magistratura e nel fatto che la verità emergerà, più luminosa che mai».