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«Era un colletto bianco dei Mancuso»: le rivelazioni del pentito Mantella sull’ex dirigente dell’Asp di Vibo Cesare Pasqua

Il collaboratore di giustizia, interrogato nel processo Maestrale, lo definisce un «riservato della cosca». Nelle sue dichiarazioni anche la rapina al distributore di benzina di viale Affaccio e l’intercessione di Vetrinetta per riavere i soldi dai Lo Bianco

«Era un colletto bianco dei Mancuso»: le rivelazioni del pentito Mantella sull’ex dirigente dell’Asp di Vibo Cesare Pasqua

«Era un colletto bianco dei Mancuso». Così il collaboratore di giustizia Andrea Mantella definisce Cesare Pasqua, 76 anni, ex capo dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Vibo Valentia, imputato nel processo Maestrale con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, abuso d’ufficio aggravato, minaccia aggravata.

In qualità di pubblico ufficiale si sarebbe messo a disposizione dei locali di ‘ndrangheta di Limbadi e San Gregorio D’Ippona.

«Pasqua era un loro riservato»

Mantella lo ricorda come persona che «lavorava nella sanità», un «riservato della cosca» ovvero uno la cui appartenenza doveva rimanere «occulta».

«Pasqua – dice Mantella che lo riconosce subito in foto – era vicino a Pantaleone Mancuso alias Vetrinetta, Giovanni Mancuso e Antonio Mancuso».

«Pasqua era un loro riservato, un sussurrato nell’orecchio, un imprenditore che drenava denaro per la cassa dei Mancuso», spiega Mantella che dice di aver parlato di Cesare Pasqua con Carmelo Lo Bianco, Paolino Lo Bianco e con Salvatore Tulosai che «era un mio cugino, lavorava all’interno dell’Asl e si conoscevano con Pasqua»

La rapina e l’interessamento dei Mancuso per recuperare il maltolto

L’ex funzionario dell’Asp o, meglio, la sua famiglia, possedeva due distributori di carburante. Uno in viale Affaccio a Vibo Valentia e uno a Mesiano.

Il distributore di vile Affaccio, intorno al 2009/2010 venne rapinato da due nipoti dei Lo Bianco. Due ragazzi che Mantella non esita a definire «scapestrati, due cani sciolti». Due persone, insomma, che non potevano avere notizie riservate come quella che Pasqua fosse «un colletto bianco dei Mancuso».

Ad ogni modo, dopo la rapina i Lo Bianco si adoperarono per far riottenere a Pasqua i soldi, grazie all’intercessione di Giovanni Mancuso e di Vetrinetta che mandarono una imbasciata a Carmelo Lo Bianco.

Le informazioni da parte di Giuseppe D’Amico

L’interesse dei Mancuso sul distributore, dice Mantella, era diretto poiché Pantaleone Mancuso Vetrinetta e Giovanni Mancuso venivano spesso visti all’interno del gazebo del distributore, e non certo nelle vesti di clienti o lavoratori.

Inoltre Mantella aveva avuto informazioni sulla gestione dei distributori da parte dei Mancuso da parte di Giuseppe D’Amico, «grande distributore di petroli e carburanti». Una persona che Mantella definisce «intranea ai Mancuso di Limbadi insieme allo stesso suocero Giuseppe D’Angelo, alias Ciccio Ammaculata». Giuseppe D’Amico è stato di recente condannato a 30 anni di reclusione nell’ambito del procedimento Petrolmafie che lo vede coinvolto, insieme ai Mancuso, nell’affare degli idrocarburi.

La fazione diplomatica e la fazione militare dei Mancuso

Secondo Andrea Mantella esistevano due fazioni all’interno della cosca di ‘ndrangheta: una diplomatica costituita da Pantaleone Vetrinetta Mancuso (anche lui appartenente a una loggia coperta come pure il fratello Giovanni), Luigi Mancuso, Antonio Mancuso, Cosmo Michele Mancuso.
La fazione militare era invece costituita da Giuseppe “Peppe” Mancuso, Ciccio Mancuso detto Tabacco, Diego Mancuso detto Mazzola, Pantaleone Mancuso detto l’Ingegnere.

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