Omicidio Pagliuso, confermato l’ergastolo a Marco Gallo per la morte del penalista lametino
Riconosciuta anche l'aggravante mafiosa che era stata esclusa in primo grado. Il delitto sarebbe stato commesso su ordine del clan Scalise di Decollatura. Il pg Maffia: «L'avvocato è stato visto come un nemico dalla cosca nel momento in cui ha preso la difesa del gruppo rivale dei Mezzatesta»
È stata riconosciuta l’aggravante mafiosa sull’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, ucciso a colpi di pistola il 9 agosto 2016 nel corso di un agguato avvenuto nel giardino della villa del penalista di Lamezia Terme.
La Corte d’Appello di Catanzaro – presidente Abigail Mellace, Paola Ciriaco a latere – ha accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Luigi Maffia il quale, nel corso della requisitoria del 19 febbraio scorso, ha affermato che il delitto «ha avuto origine in un ambiente mafioso ed è stato eseguito con modalità mafiose».
Al termine della discussione il pg ha invocato la conferma dell’ergastolo nei confronti dell’imputato Marco Gallo con l’applicazione dell’aggravante mafiosa che era stata esclusa in primo grado dalla Corte d’assise di Catanzaro.
Richieste accolte dalla Corte che ha inflitto all’esecutore materiale del delitto l’ergastolo con aggravante mafiosa.
Il delitto
L’avvocato Pagliuso è stato ucciso – sostiene l’accusa – per ordine della cosca Scalise di Decollatura della quale Marco Gallo sarebbe stato intraneo.
Lo scorso 19 ottobre, inoltre, il Tribunale di Lamezia Terme ha condannato Marco Gallo a 15 anni di reclusione per associazione mafiosa, in quanto appartenente alla cosca Scalise di Decollatura.
Proprio dal clan della montagna sarebbe partito l’ordine di uccidere l’avvocato. Il movente viene ricercato nelle pretese della consorteria alle quali non si sarebbe piegato il legale. A questo si aggiunge il fatto che, dopo aver rinunciato alla difesa degli Scalise, Pagliuso ha accettato di difendere Domenico e Giovanni Mezzatesta, rivali storici degli Scalise, riuscendo a far ottenere loro un forte sconto di pena (dimostrando l’assenza della premeditazione) nel corso di un processo nel quale i Mazzatesta erano accusati dell’omicidio di due uomini del gruppo Scalise.
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