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’Ndrangheta nelle Preserre, il prosecco imposto ai bar del Vibonese dal clan Maiolo: «Minacce silenti per vendere i prodotti»

L’inchiesta della Dda di Catanzaro svela il tentativo della cosca di mettersi in affari nel settore enogastronomico: import-export anche in Svizzera e acquisto di prodotti a basso costo grazie ai contatti stretti in carcere. Le richieste ai Pelle “Gambazza” per incontrare i fornitori dello stocco

’Ndrangheta nelle Preserre, il prosecco imposto ai bar del Vibonese dal clan Maiolo: «Minacce silenti per vendere i prodotti»

Stocco, baccalà, prosecco, uva. La ‘ndrina Maiolo – attiva sui territori di Arena e Acquaro e avente ramificazioni in Abruzzo, Piemonte e Svizzera –, ricostruisce la recentissima indagine della Dda di Catanzaro, si era data al settore enogastronomico. Ma avrebbe operato in maniera illecita e facendo ricorso – scrive il gip di Catanzaro Arianna Roccia – «a forme di minaccia silente (tipica delle associazioni mafiose profondamente radicate sul territorio)».

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Il rientro dei fratelli Angelo e Francesco Maiolo nel territorio di Acquaro, ha messo in evidenza come, gli stessi, «contestualmente alla gestione delle attività estorsive, si siano adoperati per creare forme di guadagno apparentemente lecite, mediante la creazione di una serie di società aventi ad oggetto l’import/export di prodotti enogastronomici e affini e l’apertura di alcuni punti vendita».

«Regime concorrenziale alterato»

In realtà i Maiolo avrebbero alterato il regime concorrenziale grazie alle «relazioni criminali intessute nel corso degli anni, in particolare durante la loro detenzione carceraria, consentendogli, di fatto, l’acquisto di prodotti a prezzi altamente concorrenziali».

Per il pesce stocco, per esempio, Angelo Maiolo avrebbe richiesto a Salvatore Pelle (non indagato in questo procedimento), figlio di Antonio Pelle detto “Gambazza”, storico elemento di vertice della ‘ndrangheta, di presentargli direttamente il fornitore del prodotto.

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Allo stesso tempo Angelo Maiolo avrebbe chiesto a Nicola Antonio Papaleo, originario di Rosarno ma residente a in provincia di Chieti, di potere entrare «”con prepotenza” nel commercio di buste biodegradabili da effettuarsi in Abruzzo».

Il prosecco imposto ai titolari dei bar del Vibonese

Il prosecco Angelo Maiolo lo avrebbe acquistato in grandi quantità da cantine di Novara e Asti per poi venderlo sia in Calabria che in altre regioni d’Italia, quali Abruzzo e Lombardia, nonché stati esteri, quali Svizzera e Germania. Secondo il gip la compravendita del prosecco «non soltanto è stata imposta ai commercianti di Acquaro e paesi limitrofi, ma anche in luoghi della provincia vibonese ove sono presenti soggetti in qualche modo legati alla consorteria (Piscopio, Sant’ Angelo di Gerocarne, Soriano Calabro)».

Con l’aiuto di Cosmo Damiano Inzitari, Maiolo, emerge dalle intercettazioni imponeva «ai titolari dei bar della zona l’obbligo di rifornirsi di prosecco esclusivamente da Maiolo».

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«Io solo prosecco, io il prosecco vedete che lo porto io, punto!(…) glielo sto dicendo a tutti, mi hanno detto tutti di sì, la verità» dice in una intercettazione Angelo Maiolo, il quale fa un po’ i conti con i paesi nei quali portare il prodotto: «Io adesso sto facendo Acquaro, Dasà, Arena, Gerocarne, Soriano, Ciano eh … Piscopio mi hanno detto di sì e due bar a Vibo mi hanno detto … Io voglio arrivare a venti bar, quando arrivo a venti bar, gli dico “io non vi porto altro, solo il prosecco, il prosecco ce l’ho buono”». Continua a leggere su LaC News24.

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