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‘Ndrangheta, la geografia delle cosche nel Vibonese secondo la Dia: Mancuso egemoni, ecco gli altri clan dalle Serre alla costa

Dal traffico di stupefacenti alle estorsioni fino al gioco d'azzardo: queste le attività che tengono in piedi e nutrono le organizzazioni criminali del territorio. Ecco l'ultima relazione della Direzione investigativa antimafia

‘Ndrangheta, la geografia delle cosche nel Vibonese secondo la Dia: Mancuso egemoni, ecco gli altri clan dalle Serre alla costa

La ‘ndrangheta calabrese è ormai leader indiscussa del narcotraffico, ma non solo. Nella nostra regione anche il record di Comuni – ben 130 dal 1991 al 2023 – sciolti per infiltrazioni mafiose. Lo mette nero su bianco la Direzione investigazione antimafia nella sua consueta relazione semestrale. «La ‘ndrangheta – si legge -, nata come ordine malavitoso di tipo rituale essenzialmente ed esclusivamente calabrese, da tempo ha oltrepassato i confini regionali, diventando un network criminale capace di agire con grande disinvoltura nei contesti più diversificati, con un’accentuata vocazione verso i comparti economici, finanziari ed imprenditoriali. La crescita esponenziale della delittuosità di tipo transnazionale, che trova nel narcotraffico l’espressione più immediata di guadagno illegale, ha dato un valore aggiunto macrocriminale alle cosche e ai locali presenti in Italia e all’estero».

La Dia traccia quindi una sorta di geografia delle cosche calabresi. Per quanto riguarda il territorio della provincia di Vibo Valentia, scrive la Dia, sono presenti numerose cosche di ‘ndrangheta, tutte variamente soggette all’influenza della cosca Mancuso. Questa risulterebbe essere la più attiva nei comuni di Nicotera e di Limbadi e continuerebbe ad affermare il proprio potere criminale mediante «la gestione del traffico di stupefacenti, del gioco d’azzardo e delle attività estorsive. Altro ambito di sicuro interesse dei Mancuso e dei gruppi criminali presenti nella provincia vibonese è rappresentato dal settore turistico-alberghiero, particolarmente sviluppato nel versante tirrenico con la presenza di numerosi villaggi turistici e strutture ricettive».

Per quanto riguarda la città di Vibo Valentia, si registrerebbe la presenza dei Lo Bianco-Barba, dei Camillò-Pardea e dei Pugliese, mentre nel litorale del capoluogo agirebbe quella dei Mantino-Tripodi che vanterebbe proiezioni anche fuori regione. In periferia, attivo il locale di Piscopio.

Nella zona ricompresa tra i comuni di Maierato, Stefanaconi e Sant’Onofrio sarebbero attive, rispettivamente, le famiglie Petrolo, Patania e Bonavota. Nell’area di Serra San Bruno sarebbe operativa la famiglia Vallelunga e nel comune di Soriano Calabro quella degli Emanuele, contrapposta a quella dei Loielo. Nell’area di Zungri e Briatico sarebbero attive le famiglie degli Accorinti-Fiammingo-Barbieri-Bonavena, a Tropea quella dei La Rosa, mentre nei comuni di Pizzo Calabro, Francavilla Angitola, Filogaso e Maierato opererebbero le famiglie Fiumara, Manco e Cracolici.

Diverse le operazioni antimafia citate dalla Dia, eseguite nei sei mesi presi in esame (i primi sei del 2023) e tese a contrastare le attività dei diversi clan. Il 25 gennaio 2023, i carabinieri di Vibo Valentia, coordinati dalla Dda di Catanzaro, nell’ambito dell’operazione denominata “Rinascita Scott 3-Assocompari” hanno tratto in arresto 25 esponenti del locale di Sant’Onofrio, facente capo alla cosca Bonavota. L’operazione trae origine da “Rinascita Scott” e metteva in luce articolazioni del clan anche nel Lazio, Liguria e Piemonte.

Il 26 gennaio 2023, la Polizia di Stato di Vibo Valentia, nell’ambito dell’operazione “Olimpo” ha tratto in arresto 56 persone indiziate di appartenere ai clan vibonesi dei Mancuso, La Rosa e Accorinti. Agli indagati sono stati contestati a vario titolo i reati di associazione per delinquere, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni, porto e detenzione di armi, sequestro di persona, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza con violenza o minaccia, rivelazione di segreto d’ufficio, traffico illecito di influenze e associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione e al riciclaggio di macchine agricole. Nell’ambito dell’attività sono stati sottoposti a sequestro preventivo beni mobili e immobili del valore di circa 250 milioni di euro. «Le evidenze investigative – aggiunge la Dia – hanno documentato nel territorio di Tropea e della Costa degli Dei la presenza della ‘ndrina dei La Rosa impegnata nell’attività estorsiva ai danni di diverse strutture turistiche della zona».

Il 10 maggio 2023, i carabinieri di Vibo Valentia, nell’ambito dell’operazione “Maestrale-Cartagho” hanno dato esecuzione nelle province di Vibo Valentia, Roma, Milano, Torino, Venezia e Monza-Brianza ad un provvedimento di custodia cautelare nei confronti di 61 appartenenti a strutture di ‘ndrangheta della Provincia Vibonese. I soggetti indagati, complessivamente 167, sono ritenuti responsabili di associazione mafiosa, scambio politico-mafioso, violazione delle normative sulle armi, traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza, turbata libertà degli incanti, truffa aggravate per il conseguimento di erogazioni pubbliche, il tutto aggravato dal metodo mafioso. «L’attività ha consentito di accertare, a partire dal 2015, la piena operatività sul territorio della provincia di Vibo Valentia delle strutture di ‘ndrangheta del locale di Zungri con le ‘ndrine di Cessaniti e Briatico, e del locale di Mileto con le ‘ndrine di Paravati, Comparni, Calabrò e San Giovanni, tutti aventi legami con le cosche Pesce e Bellocco di Rosarno e Molè di Gioia Tauro».

E ancora, riguardo alla stessa operazione antimafia: «È stato documentato a Vibo Valentia il condizionamento nelle procedure di assegnazione di servizi pubblici all’interno di un ente locale, come quello della gestione di mense, ma anche la disponibilità di alcuni medici nel rilasciare perizie compiacenti in favore di affiliati detenuti. Inoltre, altre ingerenze della criminalità organizzata sono state documentate in ordine alle procedure concorsuali per l’assunzione di componenti amministrativi di un comune di quel territorio, accertando peraltro irregolarità di pratiche connesse all’accoglienza dei migranti in altri comuni della zona».

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