Questa mattina il Tribunale di Lamezia Terme in composizione collegiale – Angelina Silvestri presidente, Maria Giulia Agosti, Gian Marco Angelini a latere – si chiuderà in camera di consiglio per emettere la sentenza del processo Imponimento, istruito dalla Dda di Catanzaro contro le cosche Anello-Fruci di Filadelfia, il cui potere criminale si estende dalla provincia di Vibo fino al comprensorio di Lamezia Terme.
La lettura della sentenza è prevista, si presume, tra martedì e giovedì. Sarà il collegio a darne comunicazione.
Sono 71 gli imputati che devono rispondere, a vario titolo di associazione mafiosa, corruzione elettorale, corruzione aggravata dalle finalità mafiose, concorso esterno in associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, estorsione, danneggiamento, usura, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, coltivazione di sostanze stupefacenti, associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, turbata libertà degli incanti, alterazione delle aste pubbliche, falso, truffa, detenzione illegale di armi. L’accusa ha chiesto pena tra i 30 e un anno di reclusione.
Tra questi vi sono l’ex assessore regionale, ed ex sindaco di Pizzo, Francescantonio Stillitani, imprenditore nel settore alberghiero imputato insieme a suo fratello Emanuele Stillitani. Nei loro confronti, lo scorso 29 aprile, è stata invocata una condanna di 21 anni ciascuno, per l’accusa, tra le altre, di concorso esterno in associazione mafiosa, per avere intrapreso, in qualità di imprenditori nel settore turistico, un rapporto di cointeressenza con le cosche di ‘ndrangheta. Un do ut des che avrebbe favorito anche la carriera politica dell’ex assessore regionale. La pena più alta è stata chiesti per Tommaso Anello, 30 anni di reclusione, considerato al vertice della consorteria.
Imputato anche Mario Galati, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Polia. Nei suoi confronti la Distrettuale ha invocato 2 anni di reclusione. Chiesti 21 anni per Giovanni Anello, ex assessore del Comune di Polia considerato «professionista di riferimento, faccendiere della cosca». Nei confronti dell’ex consigliere comunale di Cenadi, Giovanni Deodato, sono stati chiesti 11 anni di reclusione.
Coinvolti anche esponenti delle forze dell’ordine come Pietro Verdelli, assistente capo della Polizia di Stato, per il quale sono stati chiesti 12 anni, e Franco Pontieri, appuntato scelto della Guardia di finanza (all’epoca in servizio presso la Tenenza della Guardia di Finanza di Amantea), per il quale la Dda ha chiesto 3 anni di reclusione. Di seguito tutte le richieste di condanna.