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I medici del “miracolo” che hanno riportato alla vita Valentina Crudo dopo mesi di coma: «Ecco come abbiamo fatto»

Dopo l’incidente dell’estate scorsa la vocalist vibonese era arrivata al Sant’Anna di Crotone intubata e in stato vegetativo. Tutti gli step del suo risveglio, dalla confusione mentale e motoria al ritorno sorridente a casa sua

I medici del “miracolo” che hanno riportato alla vita Valentina Crudo dopo mesi di coma: «Ecco come abbiamo fatto»
A sinistra Rossella Galati con i medici dell'Unità di risveglio dell'Istituto Sant'Anna, a destra Valentina Crudo con un'amica

«Un miracolo!». È stato sottolineato più volte, a Rombiolo, quando l’intero centro vibonese ha festeggiato il ritorno a casa di Valentina Crudo, giovane mamma che per mesi ha lottato per la vita dopo uno spaventoso incidente nel quale rimase coinvolta il 20 agosto scorso e nel quale morirono anche la cognata, la nipotina e il conducente dell’altra auto con cui si scontrarono.

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Mesi durante i quali è restata in coma per poi riuscire a risvegliarsi lentamente e iniziare un lungo periodo di riabilitazione che ancora continua. Un miracolo, appunto. Ma della medicina, che in questi lunghi mesi l’ha letteralmente strappata alla morte grazie al lavoro dei dottori e degli operatori sanitari dell’Unità di risveglio dell’Istituto Sant’Anna di Crotone.

Dentro la Notizia, trasmissione di approfondimento giornalistico condotta da PierPaolo Cambareri su LaC Tv, ha accesso i fari su questa realtà sanitaria calabrese, ascoltando i professionisti che hanno letteralmente riportato alla vita Valentia, giunta da loro in stato vegetativo. «Quando è arrivata qui, l’11 settembre scorso, era in condizioni molto gravi e non aveva alcuna percezione della realtà esterna – spiega Elio Leto, aiuto primario del reparto Gravi cerebrolesioni, intervistato dall’inviata di LaC, Rossella Galati -. Presentava plurifratture sia vertebrali che degli arti, le era stata applicata una cannula tracheostomica, un catetere vescicale e un sondino nasogastrico per l’alimentazione».

Poi, la risalita, con un percorso riabilitativo «che ha coinvolto tutta l’equipe, come avviene per tutti i nostri pazienti. Un lavoro multidisciplinare che ha visto impegnati oltre a noi medici, un logopedista, la neuropsicologa e la fisioterapista. E così, un po’ alla volta, con un lavoro che è durato mesi, sono arrivati i risultati che vediamo oggi con Valentina». Letteralmente rinata. Ma non è stato affatto facile: «Lentamente è emersa dallo stato vegetativo, sviluppando inizialmente una grande agitazione psicomotoria, con gravi disturbi cognitivo-comportamentali, ma grazie al lavoro della nostra neuropsicologa, Daniela Cortese, con l’ausilio di farmici e con la vicinanza dei suoi cari, a cominciare dalla mamma che ha svolto un ruolo rilevante nel percorso riabilitativo, n’è venuta fuori».

«Oggi è festa per tutti, anche per noi – sottolinea la neuropsicologa -. Valentina rappresenta un bellissimo esempio di quello che significa lavorare qui, all’Istituto Sant’Anna. Trattiamo casi complessi, lunghi, che richiedono la capacità di valutare e definire di volta in volta delle strategie assolutamente individuali ritagliate sul paziente. È un po’ come il lavoro dei sarti. Cuciamo addosso al paziente, punto dopo punto, un abito su misura che possa il più possibile facilitare il recupero della sua autonomia».

Emozione mista a gratificazione professionale l’esprime anche la fisioterapista, Maria Teresa De Giglio: «Quando Valentina è arrivata, il semplice contatto fisico con lei, che per noi fisioterapisti è fondamentale, lei creava dolore e irritabilità, quindi mi sono dovuta adattare a questa condizione, modulare il mio intervento riabilitativo. Poi nel corso delle varie fasi che abbiamo affrontato, con i miglioramenti delle condizioni cognitive, ha migliorato anche l’aspetto motorio, quindi è venuta fuori la grinta di Valentina che voleva rimettersi in piedi a tutti i costi e riprendere in mano la sua vita».

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