“Dura Lex”, chiesta la condanna per Pino Rito e Etty Mancini
Entrambi devono rispondere del reato di bancarotta fraudolenta. La sentenza con rito abbreviato attesa per il 26 gennaio 2017
Quattro anni e otto mesi per l’imprenditore Giuseppe Rito, 5 anni e quattro mesi per la coniuge Concetta Mancini. La pena, per il reato di bancarotta fraudolenta, è stata richiesta dal pubblico ministero Barbara Buonanno nell’ambito del processo istruito dopo l’inchiesta “Dura Lex”, condotta nel 2011 dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia.
La coppia, a seguito del fallimento del negozio di alta moda “Etty Mancini”, avrebbe utilizzato altre imprese del gruppo imprenditoriale di famiglia allo scopo di sottrarre disponibilità ed altre utilità all’apprensione degli organi concorsuali, creando dunque un danno rilevante per i creditori, tra cui l’Erario, per un importo superiore ad un milione di euro.
All’epoca dei fatti, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza sequestrarono i compendi aziendali della società “E. T. Moda Faschion Srl” e della ditta individuale “Rito Giuseppe”, nonché conti correnti, conti di deposito, beni immobili, beni mobili registrati. Sotto sequestro finirono anche 200.000 euro e diversi immobili intestati a Concetta Mancini, legale rappresentante pro-tempore della “Etty Mancini Moda Srl”. Beni il cui valore ammontava a circa 2.700.000 euro. La sentenza con rito abbreviato è attesa per il prossimo 26 gennaio.