mercoledì,Gennaio 15 2025

Uccise la fidanzata in Sicilia per paura di essere contagiato dal Covid, il vibonese Antonio De Pace può evitare l’ergastolo

Nessun dubbio sulla colpevolezza dell’infermiere di Dasà, ma la Cassazione chiede di valutare le attenuanti per il femminicidio del 31 marzo 2020. Si farà un nuovo processo d’appello

Uccise la fidanzata in Sicilia per paura di essere contagiato dal Covid, il vibonese Antonio De Pace può evitare l’ergastolo
Antonio De Pace e Lorena Quaranta

Servirà un nuovo processo d’appello per stabilire la pena a carico di Antonio De Pace, 32enne infermiere di Dasà accusato del delitto di Lorena Quaranta, studentessa di medicina morta strangolata a Furci Siculo il 31 marzo 2020. Lo ha deciso la Prima sezione della Corte di Cassazione accogliendo in parte il ricorso degli avvocati di De Pace. La decisione della Suprema Corte riguarda soltanto l’applicabilità delle attenuanti generiche alla posizione dell’imputato: in sostanza non ci sono dubbi sulla colpevolezza del giovane calabrese riguardo al femminicidio commesso nella prima fase della pandemia. Il nuovo giudizio di secondo grado dà a De Pace la chance di evitare il carcere a vita in condizioni di massimo rigore, così come deciso dalla Corte d’appello di Messina nel luglio 2023. 

Il procuratore generale presso la Corte di Cassazione aveva chiesto il rigetto dell’appello con la conferma integrale della condanna. Sollecitata anche la conferma dei risarcimenti alle parti civili (la famiglia di Lorena Quaranta, assistita dall’avvocato Giuseppe Barbae i centri antiviolenza Cedav e Una di Noi, rappresentati dalle avvocate Maria Gianquintoe Cettina Miasi.

De Pace ha strangolato la sua fidanzata in quella notte di fine marzo di quattro anni fa. Fu lui ad avvisare i carabinieri che, arrivati sul posto, lo trovarono in stato confusionale: sosteneva di aver ucciso la ragazza per paura di essere contagiato dal Covid. Poi un lungo silenzio, mantenuto anche durante le fasi del procedimento giudiziario. 

top