Armi e calunnia, in carcere affiliato dei Mancuso in Brianza
Definito il “boss invisibile”, i carabinieri lombardi hanno fatto scattare le manette ai polsi di un 46enne di Seregno con legami diretti con la cosca di Limbadi
I Carabinieri di Monza e Brianza hanno arrestato tre persone con l’accusa di associazione mafiosa, detenzione di armi, detenzione di stupefacenti e calunnia aggravata. Si tratta di Paolo De Luca, 46enne di Seregno, legato alla cosca Stagno di Monza e con legami diretti con la potente famiglia Mancuso di Limbadi e con i Gallace di Guardavalle, e di una donna 70enne di Seregno e del figlio di 34 anni, imprenditore del posto.
I carabinieri di Monza sono arrivati a De Luca dopo la scoperta di un arsenale composto da 2 fucili, un Ak47, una mitraglietta con silenziatore e due pistole, alcune con matricola abrasa, nell’abitazione della donna e del 34enne. I due in un primo momento si erano intestati la paternità delle armi, poi hanno ritrattato accusando una persona del posto estranea ai fatti. Da qui la denuncia per calunnia aggravata dalla volontà dei due di proteggere De Luca.
Paolo De Luca, definito il boss invisibile, perché anche in operazioni consistenti come “Infinito” era sempre uscito pulito, era noto alle forze per i suoi rapporti diretti con la cosca Mancuso di Limbadi e per la sua organicità al clan Stagno, affiliato dei vibonesi in Brianza, a Giussano, ai quali era legato tramite un “sangiuanni” ovvero la cresima del figlio di Antonio Stagno, avvenuta nel 2005.
Il 46enne, nello specifico, curava gli interessi della cosca vibonese in Brianza dopo essersi conquistato la loro fiducia riferendo di violazioni del codice mafioso da parte dei Cristello, opposti agli Stagno. Dal 2008 l’uomo non lavorava, ma curava la security di alcuni locali notturni della zona garantendo il controllo del territorio.