Maestrale, quando il braccio destro di Luigi Mancuso tentò la via della collaborazione
I dettagli in merito alla vicenda Gallone riferiti dal pm Frustaci nella requisitoria del processo. In particolare si fa riferimento ad un incontro riservato con l’ex procuratore Gratteri
di Alessia Truzzolillo
Il 20 gennaio del 2022 Pasquale Gallone ha chiesto di essere sentito dall’allora procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. La conversazione è riservatissima, si svolge in un ambiente che dovrebbe garantire massima sicurezza e riservatezza, non fosse altro perché Pasquale Gallone è ristretto in regime di 41bis. La faccenda è potenzialmente esplosiva: il braccio destro del boss Luigi Mancuso, colui che viene definito cofondatore della consorteria mafiosa, condannato in abbreviato a 20 anni di reclusione e in appello a 19 anni e 8 mesi, manifesta la volontà di avviare una collaborazione con la Distrettuale antimafia di Catanzaro. L’incontro avviene il 28 gennaio successivo nel carcere dell’Aquila. Gallone non convince la Dda e la collaborazione non prenderà mai piede: «… una collaborazione che poi naufragherà e di cui nessuno poteva mai aver sentito parlare», spiega il pubblico ministero della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci nel corso della requisitoria del processo Maestrale davanti al gup di Catanzaro Piero Agosteo. Avviene, però, qualcosa che l’accusa definisce «allarmante». Il 18 febbraio 2023 comincia a collaborare con la giustizia Pasquale Alessandro Megna, 39 anni, figlio di Assunto Megna (tra i principali indagati dell’inchiesta Imperium) e nipote di Pantaleone Mancuso detto “Scarpuni”. Il brodo di coltura di Megna è proprio la cosca Mancuso. Megna si presenta alla Dda con un foglietto di appunti sul quale, tra le altre cose, ha scritto di una presunta collaborazione di Pasquale Gallone della quale si sarebbe interessato «Federico Surace tramite l’avvocato Sabatino per accertarsi se si era pentito veramente», racconta il pm.
Le parole del collaboratore Megna
La Distrettuale, allarmata, chiede spiegazioni a Megna su come facesse a conoscere quella che doveva essere una notizia riservatissima. «Mio zio Salvatore Muzzopappa – racconta Megna – mi ha raccontato che c’era la diceria che si voleva pentire Pasquale Gallone, mio zio mi diceva che la sicurezza l’avremmo avuta a giorni, perché Federico Surace tramite l’avvocato Sabatino si stava impegnando per sapere se vero, io non so perché l’avvocato Sabatino avrebbe dovuto avere questa informazione, io so che con mio zio Salvatore Muzzopappa e con Federico Surace erano intimi e che con l’avvocato Sabatino al punto che ricordo che l’avvocato è andato al matrimonio di Federico Surace e in ogni caso l’avvocato Sabatino, per come ho già riferito, dava informazioni a Luni l’Ingegnere se dovevano essere eseguite operazioni e lo frequentava spesso». Non solo. La Dda intercetta un altro esponente delle cosche vibonesi, Michele Galati, 44 anni, del locale di Mileto, il quale racconta che c’è preoccupazione nella cosca, c’è timore di un pentimento di Pasquale Pititto, detenuto anche lui in regime di 41bis. Per controllarlo i vertici del clan gli mettono alle costole Francesco Sabatino, «per vedere se se la canta», dice Galati. Continua a leggere su LaCnews24.it
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