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Imponimento: il sistema degli appalti a Polia gestito dal clan Anello di Filadelfia

Le gare pilotate in favore della consorteria e i lavori di realizzazione di un albergo diffuso

Imponimento: il sistema degli appalti a Polia gestito dal clan Anello di Filadelfia
Il Municipio di Polia e nel riquadro Rocco Anello
Rocco Anello

di Alessia Truzzolillo
Appalti pubblici nei Comuni del bacino dell’Angitola ed infiltrazioni mafiose nell’aggiudicazione e nell’esecuzione dei lavori. Affronta anche tale capitolo la requisitoria della Dda di Catanzaro – in corso dinanzi al Tribunale collegiale di Lamezia Terme – contro il clan Anello di Filadelfia nel processo nato dall’operazione antimafia denominata Imponimento. Un sistema collaudato con il quale determinare le sorti delle gare e successivamente regolare i rapporti tra il vincitore e altri operatori ai quali veniva imposto il subappalto. Uno dei casi affrontati dalla Dda di Catanzaro (pm Gallo) interessa l’affidamento dei lavori di realizzazione di un albergo diffuso nel territorio di Polia. La vicenda è raccontata dai diretti interessati, spiega la Dda, attraverso le intercettazioni. «Sono loro stessi che ci raccontano questi fatti Giovanni Anello – ex assessore del Comune di Polia -, alla presenza di Tonino Monteleone racconta di aver pilotato una gara facendo affidare l’appalto alla ditta Serratore Mario con l’intesa di cedere poi una quota di subappalto ad una ditta che non si renderà disponibile, per una serie di motivi, e si dirotterà la scelta sull’impresa di Pasquale Mazzotta». Parlando con Rocco Anello, classe ’91 (figlio di Tommaso Anello), Giovanni Anello avrebbe aggiunto dei dettagli, «cioè che le ditte le aveva individuate lui, nel numero di otto, per farle figurare nella gara, per poi invitarle a levarsi di torno demandando a Mario Serratore di avvicinare l’ultima che rimaneva. Mario avrebbe demandato poi la cosa a Pasquale il quale non si sarebbe però curato di arrivare fino in fondo. Tanto che, racconta Giovanni Anello, il giorno della gara si era trovato davanti un concorrente diverso domandandogli letteralmente “tu che ci fai qui?”». Tale imprevisto aveva costretto Anello ad avvisare Mario Serratore e fargli fare un ribasso di circa il 33%. «Questo qua – è il commento di Anello – ci ha fatto perdere centomila euro, Mario. Se facevate come vi dicevo io non perdevamo così tanto».

Il portale delle offerte che non funziona

Secondo l’accusa, il dato trova riscontro nella documentazione perché la busta della ditta che si è presentata all’ultimo minuto è pervenuta alla 11:05 dell’ultimo giorno utile mentre quella di Serratore alle 11:45, un quarto d’ora prima che scadesse il termine di presentazione delle offerte. «Su questo si innesta – spiega il pm Gallo – la presenza di Mario Galati che, in qualità di presidente del seggio e di responsabile dell’ufficio tecnico, darà atto quel giorno che per un problema informatico il portale delle offerte sul quale dovrebbero essere automaticamente ribaltati tutti i documenti, e quindi resi evidenti e trasparenti a tutti, non ha funzionato, “costringendo” la commissione a provvedere a uno spoglio manuale delle offerte e quindi a concludere la procedura alla vecchia maniera, con l’apertura delle buste».

Una «coincidenza» alla quale la Dda non crede

«Non mi pare – ha affermato il pm – che un disservizio di questo tipo sia registrato se non da parte del presidente del seggio che ne dà atto, che quindi lo autocertifica. Allo stato resta una coincidenza alla quale l’ufficio che rappresento mi impone di non credere. Soprattutto tenuto conto di come Mario Galati gestiva, in generale, le gare d’appalto. Una fortuita coincidenza di questo tipo che sarebbe servita nell’ipotesi – come ha ipotizzato la Guardia di finanza – per coprire praticamente questo momento in cui Giovanni Anello faceva modificare all’ultimo minuto l’offerta che avrebbe dovuto presentare Mario Serratore. Oscurando la trasparenza informatica del sito, Mario Galati avrebbe favorito la perpetrazione di questo tipo di illecito».

Rocco Anello informato su tutto

La Guardia di finanza ha anche intercettato una conversazione in cui tutta la vicenda viene rapportata a Rocco Anello, classe ’61, considerato il vertice della cosca Anello-Fruci. Rocco Anello «continua a sapere tutto quello che succede all’interno degli uffici comunali», afferma l’accusa. Un’altra conversazione è avvenuta tra Serratore e Mazzotta, i due presunti subappaltatori, che si lamentano delle percentuali che un certo soggetto, che gli investigatori ipotizzano sia Rocco Anello, pretende per i lavori. I due nominano anche il caso dell’albergo diffuso di Polia. Rocco Anello segue l’andamento della gara tramite l’allora assessore Giovanni Anello che «gli dà tutte le informazioni su quando il Comune riceverà gli stanziamenti e quando li erogherà a Mario Serratore. Di conseguenza, quando Mario Serratore andrà ad adempiere in favore del subappaltante vedrà di «dare anche alla cosca la sua parte».

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