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Rinascita Scott, Pasquale Gallone contro Luigi Mancuso: «Io totalmente assoggettato al clan»

E' quanto emerge dalle motivazioni della sentenza di secondo grado nel troncone in abbreviato del maxiprocesso. Le dichiarazioni confermerebbero quelle rese nell’interrogatorio seguito all’arresto per aver favorito la latitanza di Domenico Crea

Rinascita Scott, Pasquale Gallone contro Luigi Mancuso: «Io totalmente assoggettato al clan»
Nel riquadro a sinistra Domenico Crea, a destra Pasquale Gallone e Luigi Mancuso
La Corte d'Appello di Catanzaro
La Corte d’Appello di Catanzaro

di Alessia Truzzolillo
Si occupa anche della posizione di Pasquale Gallone, 64 anni, di Nicotera Marina, la sentenza in abbreviato del maxiprocesso Rinascita Scott. Pasquale Gallone – ritenuto il braccio destro del boss di Limbadi, nonchè vertice della “Provincia” mafiosa del Vibonese, Luigi Mancuso – ha infatti scelto il processo con rito alternativo venendo condannato in primo e secondo grado. E la Corte d’Appello di Catanzaro si occupa diffusamente della sua posizione. Condannato il 30 ottobre dello scorso anno a 19 anni e 8 mesi di reclusione per associazione mafiosa, estorsioni, autoriciclaggio, reati in materia di armi e stupefacenti, intestazione fittizia di beni, per un capo di imputazione relativo ad un’estorsione gli atti sono stati restituiti alla Dda per un nuovo processo di primo grado. Tutto secondo copione, si potrebbe pensare: la vita di un fedelissimo del boss che va incontro al proprio destino di processi e detenzione.

Gallone accusa se stesso e i Mancuso

Invece un colpo di scena c’è stato, anzi due. Inaspettati da parte di un personaggio che avrebbe avuto il compito di veicolare i messaggi del sempre prudente Luigi Mancuso. Portava la sua parola e consegnava le istanze dei sodali. Nella sentenza di secondo grado si legge che Pasquale Gallone «nel corso del processo ha prodotto una memoria manoscritta contenente dichiarazioni auto ed etero accusatorie coinvolgenti i vertici della cosca, a partire da Mancuso Luigi (analoghe a quella già rese in un interrogatorio di garanzia del 23 agosto 2023 dinanzi al gip di Reggio Calabria in altro procedimento), indicando i responsabili dei reati che gli si contestano, sostenendo di essere stato costretto a commetterli a causa del proprio totale assoggettamento ai Mancuso».

L’incompatibilità dei difensori

Pasquale Gallone

Dunque con parole scritte di suo pugno, Pasquale Gallone avrebbe puntato il dito contro Luigi Mancuso e gli altri vertici della cosca, ponendosi come vittima assoggettata ai Mancuso. La circostanza ha fatto subito scattare i suoi avvocati difensori, come riportato in sentenza: «In conseguenza di tale mutata strategia processuale, il difensore di fiducia ha chiesto alla Corte di valutare la sopravvenuta incompatibilità nella difesa di Gallone rispetto alla posizione dell’altro proprio assistito Luigi Mancuso, coimputato dei medesimi reati nel troncone ordinario del processo». In soldoni, i difensori di Mancuso non avrebbero potuto difendere anche Gallone se questi si stava rivoltando contro l’altro assistito. Tra l’altro per la seconda volta. Perché le dichiarazioni confermano quello che Gallone aveva già dichiarato ad agosto 2023 nel corso dell’interrogatorio di garanzia dell’operazione “Declino” della Dda di Reggio Calabria, incentrata sul favoreggiamento della latitanza del boss Domenico Crea di Rizziconi.
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