Scempi ambientali e ‘ndrangheta, lodate in Antimafia le inchieste de Il Vibonese.it
L’ex comandante provinciale dei carabinieri Bruno Capece e l'allora capitano della Capitaneria di Porto di Vibo Massimiliano Pignatale in audizione dinanzi alla Commissione parlamentare: «A volte ci sono giornalisti coraggiosi che fanno davvero un ottimo servizio»
Ha affrontato anche il tema dell’incidenza della stampa nella società vibonese, e del suo valore aggiunto in molte circostanze, l’ultima “missione” della Commissione parlamentare antimafia a Vibo Valentia. Dai resoconti e dalle parti ormai desecretate della relazione viene infatti fuori un quadro quanto mai chiaro in ordine al lavoro svolto da alcune testate e da alcuni giornalisti. E’ il capitano di fregata Massimiliano Pignatale, sino al settembre 2022 alla guida della Capitaneria di Porto di Vibo Marina e del relativo Compartimento marittimo, a porre infatti l’accento sul giornalismo d’inchiesta, seguito a ruota dall’allora comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, colonnello Bruno Capece. I vertici dell’Arma e della Capitaneria citano in particolare una delle inchieste più scottanti portate a termine dalla nostra testata: quella che ha permesso di portare alla luce un vero e proprio scempio ambientale consumato sul lungomare di Coccorino – frazione di Joppolo –, una delle zone più suggestive dell’intera costa vibonese, con lavori abusivi e mezzi meccanici guidati da un personaggio vicino al clan Mancuso.
Pignatale e il sequestro a Coccorino
Rispondendo ai componenti della Commissione parlamentare antimafia – guidati dall’allora presidente Nicola Morra – il capitano Massimo Pignatale ha sottolineato che una “rilevante attività che si è chiusa nel comune di Joppolo – località Coccorino – ed ha riguardato una cosa praticamente inverosimile: si stava costruendo un pontile in cemento armato sul lungomare. Anche in questo caso vi è stato un sequestro di natura preventiva e le contestazioni ai sensi del testo unico ambientale, ma anche del codice della navigazione oltre al danneggiamento di oggetti materiali. Vorrei concludere con l’ultima operazione rilevante, iniziata nell’estate dell’anno scorso nel comune di Ricadi, località Grotticelle: sulla spiaggia è stata accertata la presenza di cemento armato, quindi in pratica di immobili costruiti sulla sabbia. Anche in quel caso è scattato il sequestro, trattandosi peraltro di immobili con copertura in eternit, i cui proprietari sono stati “invitati” alla rimozione, ma non vi hanno ottemperato, agendo quindi contro un richiamo anche all’articolo 650 del codice della navigazione. Abbiamo provveduto al sequestro penale e anche quest’operazione ha avuto una certa enfasi mediatica, perché poi abbiamo portato a conclusione l’attività cartolare con una demolizione materiale sul finire dell’estate scorsa di uno di questi edifici, con il coordinamento sia della locale Prefettura sia dell’autorità giudiziaria. In quest’area verosimilmente continueremo con gli abbattimenti”.
L’Arma e il giornalismo d’inchiesta de Il Vibonese.it
E’ stato però il colonnello Bruno Capece, sino all’agosto 2022 alla guida del comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia a spendere ancor di più parole di lodi per il tipo di giornalismo portato avanti dalla nostra testata. “Per quanto riguarda la stampa – ha affermato Capece in audizione dinanzi alla Commissione antimafia – bisogna fare dei distinguo perché ci sono giornalisti che fanno veramente un ottimo servizio e spesso sono anche coraggiosi, perché in alcuni casi si espongono. È stato citato l’esempio scandaloso di Joppolo, a proposito del quale c’è stata la bellissima inchiesta giornalistica de “Il Vibonese”; c’è da dire che chi faceva questi lavori sul lungomare – la manodopera – era elemento di spicco della criminalità. Quel servizio di denuncia è rimasto abbastanza famoso: quella persona è stata sorpresa proprio mentre era all’opera con lo scavatore. Bene – ha affermato il colonnello dell’Arma –, quello era un soggetto di spicco del posto e anche per quanto riguarda l’abusivismo, tutto sommato la criminalità organizzata c’entra. A volte ci sono anche giornalisti coraggiosi”.
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