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Procuratore e colonnello dell’Arma in Antimafia: «A Vibo livello pesantissimo della massoneria»

Le inedite dichiarazioni di Camillo Falvo e del colonnello Bruno Capece alla Commissione parlamentare all’epoca presieduta da Nicola Morra. La nota del prefetto e l’escamotage dei cavalierati: «E’ un fenomeno rilevantissimo e a Vibo dove non arriva la criminalità organizzata arrivano le logge deviate»

Procuratore e colonnello dell’Arma in Antimafia: «A Vibo livello pesantissimo della massoneria»
Nicola Morra

Ha affrontato anche il tema dell’ingerenza della massoneria nella vita economica, sociale e politica di Vibo Valentia l’ultima “missione” della Commissione parlamentare antimafia in città. E dai resoconti della stessa – che la nostra testata ricostruisce per la prima volta – emerge il forte interesse investigativo nei confronti delle logge ed anche dei cavalierati. Un fenomeno sul quale gli inquirenti hanno acceso i riflettori individuando le varie obbedienze come una forma di potere capace di determinare le sorti di un’intera città. Ad aprire il tema era stato, in sede di audizioni, l’allora presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, il quale aveva rappresentato come “la città di Vibo Valentia presenti una concentrazione di logge massoniche particolarmente rilevante. All’interno di questo mondo – aveva affermato il presidente dell’antimafia – si sostiene vi sia una massoneria deviata, all’interno della quale proliferano i cosiddetti colletti bianchi, capaci di dialogare con il mondo della politica, che è quel mondo che di fatto concorre a orientare l’affidamento di opere pubbliche, l’assegnazione di gare d’appalto e via dicendo. Tutto questo ha una rilevanza relativamente all’oggi per i Consigli comunali su cui si stanno addensando nubi all’orizzonte? Per quello che si legge su fonti aperte – aveva concluso l’allora presidente della Commissione antimafia – sono diversi i Consigli comunali che presentano situazioni ben rimarchevoli e forse, al di là del lecito, con parentele, vicinanze e frequentazioni quantomeno disdicevoli”. Gli avvenimenti degli ultimi mesi e delle ultime settimane – in ordine ai Consigli comunali del Vibonese sotto “osservazione” per infiltrazioni mafiose – hanno dato ragione a Nicola Morra.
A tale domanda del presidente dell’Antimafia era stato quindi l’allora prefetto di Vibo, Francesco Zito, a svelare che nei mesi precedenti (siamo nel 2020) la Prefettura aveva già inviato una nota alla Commissione parlamentareriguardo la massoneria vibonese. “Non abbiamo aggiornato tale nota – aveva rivelato Zito – poiché è rimasta valida. Noi sappiamo bene, e in quella nota viene specificato, quali sono le logge che si sono succedute nel tempo, quali sono aperte e quali sono attive”.        

Il procuratore Falvo e la massoneria vibonese

Il procuratore Camillo Falvo

Ancora più interessante l’audizione del procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo. C’è un livello che a Vibo Valentia è pesantissimo ed è quello della massoneria. Abbiamo cercato di documentarlo e cercheremo di continuare a farlo perché questo è un nostro cavallo di battaglia, mio in particolare – ha affermato il procuratore di Vibo – perché le avevo fatte anche a Messina le indagini sulla massoneria deviata. Qui a Vibo Valentia questo fenomeno è rilevantissimo, quindi dove non arriva la criminalità organizzata, in quella che dovrebbe essere la parte buona della società, arriva la massoneria, quella legittima, quella illegittima e quella, purtroppo, deviata. Questo determina un grande scoramento anche nella parte sana della società vibonese”.

I carabinieri: a Vibo massoneria e cavalierati

Il colonnello Bruno Capece

Era stato però l’allora comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, il colonnello Bruno Capece, ad affondare maggiormente il dito nella piaga di un fenomeno ancora in parte inesplorato a livello investigativo e di cui non si è mai riusciti a venire totalmente a capo. “La massoneria è assolutamente citata nelle indagini a Vibo ed è influente. E’ quello – ha affermato Capece – il collegamento per arrivare a essere imprenditori da parte della criminalità organizzata. Dirò di più: non c’è solo la massoneria, ma ci sono anche i cavalierati e sono tutte cose accertate. Per regolamento molti non possono legalmente appartenere alla massoneria, per cui un altro degli escamotage è l’appartenenza agli ordini cavallereschi. Si tratta di settori particolarmente delicati, anche qui senza voler criminalizzare tutti, perché parliamo di visibili e invisibili, deviati e non deviati. Sono cose ben note a chi ama seguire le cronache. L’attenzione su questi settori è certamente forte”. L’allora comandante Capace aveva poi fatto un altro passaggio significativo dinanzi alla Commissione parlamentare antimafia con riguardo al Vibonese. Eccolo: “La Chiesa cattolica ovviamente non è esente, dal momento che gestisce tanti interessi rilevanti, anche economici. È ovvio che bisogna fare attenzione anche lì, perché il rischio è forte. Ne sono un segnale, ogni tanto, le macchine di parroci che prendono fuoco, perché questi gestiscono le processioni, le feste, le cerimonie, le fondazioni e hanno un sacco di beni. Dovunque c’è un interesse economico il rischio è fortissimo”. Quindi un altro passaggio significativo su domanda del presidente Nicola Morra intenzionato a capire se anche uomini vicini alla chiesa “partecipano ai riti dei cavalierati”. Questa la risposta del colonnello Bruno Capece: “Partecipano, presiedono e ospitano i riti dei cavalierati. Non so se ci sono altre cose e ho cercato di rispondere a tutto in maniera veloce”.

Vibo e la massoneria

Cosimo Viriglio

L’attenzione degli inquirenti è dunque massima sulle logge vibonesi e non poteva essere altrimenti, atteso che da sempre l’Oriente di Vibo Valentia viene considerato tra i più importanti a livello nazionale. Non solo. Gli investigatori ben conoscono le dichiarazioni rese dal collaboratore Cosimo Virgiglio di Rosarno che sull’importanza della massoneria di Vibo Valentia ha riempito verbali quanto mai scottanti deponendo anche nel maxiprocesso Rinascita Scott. All’inizio del 2000 mi fecero rientrare in massoneria in Calabria – ha dichiarato Virgiglio – scegliendomi una delle Logge più carismatiche e più pulite che erano i Garibaldini d’Italia e che aveva sede a Vibo Valentia e non a caso. Perché Vibo Valentia – aveva aggiunto il collaboratore – è indicato come un Oriente importantissimo, forse il più importante che c’è in Italia, sul potere decisionale di determinate logiche, chiamiamole così».

Il sociologo e filosofo Di Bernardo, Gran Maestro dell’Ordine degli Illuminati e già al vertice del Goi

Per capire infine l’importanza della massoneria vibonese a livello nazionale non si può non citare un episodio che ha visto quale protagonista l’ex Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia (dal 1990 al 1993), Giuliano Di Bernardo, il quale il 29 giugno dello scorso anno aveva fatto recapitare una missiva a tutte le logge del Paese – destinata ad ogni affiliato tramite l’ufficio delle singole Segreterie –  nella quale, ponendo la “questione morale” come argomento di confronto per la Massoneria italiana, invitando “tutti i massoni ad un recupero di legalità e di stile”. A rispondere duramente a Di Bernardo sono state le sole cinque logge vibonesi del Grande Oriente d’Italia (Morelli, Carducci, Monteleone, Murat e Musolino) e proprio l’ex Gran Maestro del Goi ha inteso rendere pubblica la lettera di risposta, inviando al contempo un comunicato stampa per conoscere quali provvedimenti la massoneria vibonese ha inteso adottare nei confronti di alcuni iscritti alla loggia Morelli rimasti coinvolti in alcune inchieste giudiziarie.

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