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Vittime di ‘ndrangheta, papà Martino Ceravolo: «Di mio figlio Filippo mi manca ogni cosa» – Video

Si celebrerà il 21 marzo la Giornata nazionale della memoria e dell’impegno. Tra i partecipanti, anche i familiari del ragazzo freddato il 25 ottobre 2012 lungo la strada tra Pizzoni e Soriano: «Nessuna giustizia dopo 12 anni»

Vittime di ‘ndrangheta, papà Martino Ceravolo: «Di mio figlio Filippo mi manca ogni cosa» – Video
Papà Martino Ceravolo, sullo sfondo il figlio Filippo

«Di mio figlio Filippo mi manca tutto. Ogni giorno. Lavorava con me, giocavamo a calcio, andavamo a guardare le partite di Serie A». Per Martino Ceravolo i ricordi sono limpidi, impressi nel cuore. Quanto accaduto la maledetta sera del 25 ottobre 2012 ha devastato una intera famiglia, colpito il cuore della comunità vibonese. Filippo aveva solo 19 anni, si stava affacciando alla vita. Nonostante la giovanissima età, era cresciuto con sani valori, il lavoro, l’onestà. I sacrifici sono sempre stati “di casa”. La famiglia Ceravolo infatti vanta una lunga tradizione nel settore del commercio al banco dei dolciumi. Una tradizione che Filippo aveva voluto proseguire, con orgoglio, con dignità.

Pizzoni e Soriano, paese di residente della famiglia Ceravolo, distano 15 minuti di auto. Poco meno di 8 chilometri dividono i due abitati. Qui, ha trovato la morte Filippo. Il ragazzo, con l’auto in panne, aveva chiesto un passaggio per tornare a casa. Poi l’agguato. Ma non era Filippo l’obiettivo della pioggia di fuoco. Il 21 marzo, papà Martino sarà a Roma, in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno nel ricordo delle vittime innocenti di mafia promossa da Libera. Le ferite restano aperte: «L’80% delle famiglie di vittime di ‘ndrangheta non è riuscito ad ottenere giustizia, nonostante le lotte, nonostante l’impegno. Dopo 12 anni la speranza comincia ad andare via». Parla di una «situazione dura, difficile anche solo parlarne» e racconta: «In questi lunghi anni, i nostri clienti, i nostri amici, i cittadini semplici non hanno fatto mai mancare il loro sostegno. La domanda è sempre una, “Quando si avrà giustizia?”». Eppure, auspicare che finalmente sulla vicenda si faccia piena luce e che i colpevoli paghino, «non è un favore che stiamo chiedendo. Cosa devo pensare? Che forse è meglio chiuderci nel nostro dolore?».

Filippo Ceravolo e papà Martino

La sofferenza è tanta: «Noi non abbiamo chiesto mai nulla, né favori, né corsie preferenziali», rimarca papà Martino. C’è amarezza anche per gli esiti concernenti la manifestazione d’interesse, qualche tempo addietro diramata dalla Regione, per l’assunzione a tempo pieno e indeterminato di 6 persone con profilo professionale di operatore. Il bando era riservato alle “vittime del terrorismo e della criminalità organizzata e alle vittime del dovere, nonché al coniuge e ai figli superstiti, ovvero ai fratelli conviventi e a carico qualora siano gli unici superstiti dei soggetti deceduti o resi permanentemente invalidi”: «Abbiamo presentato domanda, ma non siamo rientrati (l’auspicio era l’ottenimento dell’assunzione per almeno un familiare). Sarebbe stato equo distribuire le posizioni tra i vari contesti territoriali regionali, così non è avvenuto». Resta il conforto dei tanti amici, conoscenti e semplici cittadini che hanno sempre sostenuto il grido di giustizia per Filippo: «Noi continueremo con il nostro lavoro. Deluso? La giustizia da 12 anni non c’è. Continueremo ad aspettare, noi e il nostro dolore».

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