Omicidio Tutino nelle campagne di Calimera, ecco i nomi dei due rosarnesi arrestati
Le accuse formulate dalla Procura di Vibo sulla scorta delle indagini dei carabinieri. Un debito di droga alla base del delitto con il tentativo di seppellire sotto terra l’auto bruciata con dentro il corpo della vittima
Sono Rocco Stilo, 44 anni,e Giuseppe Gentile, 34 anni, entrambi di Rosarno, i due arrestati per l’omicidio di Giuseppe Salvatore Tutino (classe ‘61), il cui corpo carbonizzato è stato rinvenuto all’interno di un’auto, fatta bersaglio di colpi di fucile ed interrata nelle campagne di Calimera, frazione di San Calogero, il 17 gennaio 2022. Secondo l’accusa, in concorso materiale e morale tra loro “e con altri soggetti in corso di identificazione”, Rocco Stilo e Giuseppe Gentile con premeditazione e per motivi abbietti e futili inerenti pregressi debiti di droga con la vittima, dopo aver tratto Giuseppe Tulino in un tranello – persuadendolo a lasciare di notte la propria abitazione di Rosarno a bordo della sua autovettura Fiat Panda – avrebbero esploso al suo indirizzo una raffica di colpi di fucile da caccia calibro 12 che attingevano la vittima al cranio, al torace, alla schiena e alla gamba destra cagionandone la morte. Sempre Rocco Stilo e Giuseppe Gentile sono quindi accusati del reato di soppressione di cadavere poiché dopo la commissione dell’omicidio, allo scopo di occultarlo, o comunque per procurarsi l’impunità, avrebbero distrutto il cadavere di Giuseppe Tutino appiccando il fuoco alla Fiat Panda all’interno della quale si trovava la vittima, collocando poi l’auto all’interno di una buca scavata in precedenza, mediante l’uso di automezzi agricoli. Il tutto nelle campagne di Calimera in epoca anteriore e prossima al 17 gennaio 2022. Per Rocco Stilo e Giuseppe Gentile, infine, l’accusa di detenzione illegale e porto in luogo pubblico di un’arma da fuoco. Per arrivare ai due giovani di Rosarno, preziose si sono rivelate le indagini tecniche e scientifiche portate avanti con il prezioso ausilio della Sezione Intervento Operativo del Ris di Messina, insieme ad una complessa attività investigativa fatta da intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche effettuate dai militari dell’Arma del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia, dal Norm di Tropea e dal Reparto Crimini Violenti del Ros. In particolare, il Reparto specialistico del Ros ha analizzato una quantità notevole di dati “freddi”, ottenuti dalla corposa mole di intercettazioni e dal rilevamento del traffico delle celle in diverse e ampie aree di copertura tra le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia.
Evento scatenante il feroce omicidio sarebbe stato un debito di qualche decina di migliaia di euro che la vittima vantava nei confronti di uno dei due arrestati, sempre per motivi legati alla produzione di stupefacenti. Rimasti infruttuosi i tentativi da parte della vittima di ricevere quanto dovuto, avrebbe deciso di recarsi presso le coltivazioni di kiwi degli stessi, recidendo le piante, per poi vantarsi di non aver alcun timore, anche dopo alcune minacce ricevute dai familiari di uno dei presunti responsabili dell’omicidio.
Tale gesto, oltre ad accendere una profonda ira, avrebbe scatenato una minacciosa reazione: uno dei due presunti responsabili ha infatti pubblicato su un social network alcuni contenuti, usando come sottofondo una canzone folkloristica, il cui testo era un mix tra una minaccia velata e un rito di affiliazione alla ‘ndrangheta: “Chi tanto parla, niente guadagna, solo una cassa fatta da 4 legni e così hanno scritto i Cavalieri di Spagna, la lingua è peggio della gramigna”. Il rinvenimento di un accendino, con il quale si ritiene che la Fiat Panda sia stata data alle fiamme, nonostante sullo stesso non siano state rinvenute tracce utili per la comparazione del Dna, ha consentito di raccogliere importanti elementi utili alle indagini. Una ulteriore svolta si è avuta dall’analisi dei contenuti telematici rinvenuti in un tablet e negli apparati cellulari sequestrati ad uno degli indagati.
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