‘Ndrangheta: operazione Nemea, ridotta in appello la condanna ad Emanuele Mancuso
Il collaboratore di giustizia ottiene l’assoluzione da due capi di imputazione
Tre anni, 10 mesi e 20 giorni. Questa la condanna decisa dalla Corte d’Appello di Catanzaro (presieduta dal giudice Giancarlo Bianchi, giudici Ippolita Luzzo e Carmela Tedesco) nei confronti del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, 36 anni, di Nicotera, coinvolto nell’operazione antimafia denominata Nemea che ha colpito il clan Soriano di Filandari. Al termine del processo con rito abbreviato, in primo grado Emanuele Mancuso – già appartenente all’omonimo clan di Limbadi – era stato condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione. In appello – assistito e difeso dall’avvocato Antonia Nicolini – Emanuele Mancuso è stato assolto “per non aver commesso il fatto” dai reati di estorsione ai danni del titolare di una stazione di carburanti e dalla detenzione di un ordigno esplosivo. Emanuele Mancuso – in concorso con Leone Soriano, Francesco Parrotta e Mirco Furchì – era accusato di aver fatto esplodere una bomba carta nel giardino dell’abitazione dell’imprenditore Antonino Castagna in data 13 febbraio 2018. Il solo Emanuele Mancuso era poi accusato di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico insieme ai componenti del clan Soriano di Filandari. Sempre ad Emanuele Mancuso veniva poi contestato il reato di furto aggravato ai danni di una gioielleria di Nicotera alla quale il 3 gennaio 2018 erano stati sottratti preziosi per un valore complessivo di centomila euro. I titolari della gioielleria si erano costituiti parte civile. Infine ad Emanuele Mancuso veniva contestato il reato di detenzione illegale di armi e di aver esploso – in concorso con Leone Soriano, Francesco Parrotta e Giacomo Cichello – alcuni colpi di pistola contro il distributore di carburanti di Filandari dell’avvocato Romano Pasqua.
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