Emanuele Mancuso e lo sfogo sul servizio di protezione: «Sono da solo con la mia bambina»
L’intervista al collaboratore di giustizia del Vibonese a Tv7, storica rubrica di approfondimento del Tg1. «Il rapporto tra quello che ho dato e quello che ho ricevuto è pari a zero»
“La mia è una detenzione domiciliare a tutti gli effetti anche se la chiamano protezione”. Il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, figlio del boss Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere” (uno dei vertici dell’omonimo clan di Limbadi e Nicotera) rompe il silenzio e in un servizio su TV7, rubrica di approfondimento giornalistico del Tg1, al giornalista Alessandro Gaeta racconta una parte della sua storia. Dalla scelta nel giugno del 2018 di “saltare il fosso” e collaborare con la giustizia sino alla nascita, una settimana prima, della figlia avuta con Nency Vera Chimirri di Capistrano che non l’ha però seguito nella sua scelta, finendo anzi per schierarsi con la famiglia di Emanuele Mancuso intenzionata a farlo recedere dalla collaborazione usando pressioni e minacce. “Il tribunale ci impone una mediazione ma non si poteva fare in nessun modo, io ero testimone dell’accusa, lei invece si difende, ci sarà sempre una conflittualità, lei è sempre rimasta difesa dagli avvocati che pagava la mia famiglia e questo – racconta Emanuele Mancuso – aumentava il conflitto”. La battaglia per l’affidamento della bambina dura cinque anni e si conclude con l’allontanamento della piccola dalla famiglia Mancuso. “Il livello di protezione è alto, il problema è fare qualcosa nella giornata, avere degli amici. Faccio solamente volontariato – afferma Emanuele Mancuso – perché lavoro non me lo trovanoe se riesco a trovarlo per diversi motivi mi dicono sempre di no. La chiamano protezione ma la mia è in pratica una detenzione domiciliare a tutti gli effetti. Ci sono disfunzioni del Servizio centrale che non riescono a reinserirti, non ti aiutano. Il rapporto tra quello che ho dato e quello che ho ricevuto è pari a zero. Sono da solo con la mia bambina. I mille euro che ti danno non bastano e vivo in una casa fatiscente, mentre aspetto da un anno il cambio delle generalità. Per non parlare poi dello sblocco della patente arrivato solo dopo numerose proteste”.
LEGGI ANCHE: Operazione Anteo: chieste 21 condanne in appello. Quattro gli imputati del Vibonese
Pressioni e ricatti su Emanuele Mancuso, la Procura generale presenta ricorso in Cassazione
“Maestrale”: i migranti a Joppolo e i legami insospettabili dei Mancuso e di un avvocato