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“Rinascita Scott 3”: ‘ndrangheta dal Vibonese all’Ungheria, chieste tre condanne in abbreviato

L’operazione denominata anche “Assocompari” è stata coordinata dalla Dda di Catanzaro con il supporto dei carabinieri del Ros e del comando provinciale di Vibo

“Rinascita Scott 3”: ‘ndrangheta dal Vibonese all’Ungheria, chieste tre condanne in abbreviato
Giuseppe Fortuna (cl ’77)

Requisitoria con richieste di pena da parte del pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo, per cinque imputati che avevano chiesto ed ottenuto il rito abbreviato nell’operazione antimafia denominata “Rinascita Scott 3-Assocompari” contro il clan Bonavota di Sant’Onofrio. Queste le richieste di pena (scontate di un terzo per via del rito alternativo): prescrizione (previa esclusione delle aggravanti mafiose) per Vincenzo Barba, 72 anni, di Filogaso (difeso dall’avvocato Giuseppe Di Renzo); 2 anni per Giuseppina De Luca, 55 anni, di Vibo Valentia (avvocato Giosuè Monardo); 5 anni per Giuseppe Fortuna, 46 anni, di Filogaso; 4 anni Giuseppe Fortuna, 60 anni, detto Pino, di Vibo Valentia (avvocati Sergio Rotundo e Tiziana Barillaro); assoluzione per Erika Ventrice, 35 anni, di Pizzo (quest’ultima risponde del solo reato di intestazione fittizia di beni). L’operazione scattata nel gennaio dello scorso anno costituisce la prosecuzione dell’indagine Rinascita Scott eseguita il 19 dicembre 2019 dai carabinieri. Giuseppe Fortuna (cl ’77) è stato invece condannato in Rinascita Scott a 17 anni di reclusione, mentre per Giuseppe Fortuna (cl ’63) la condanna – sempre in Rinascita Scott – è stata di 4 anni e 6 mesi.   L’indagine – corroborata da intercettazioni e da diversi collaboratori di giustizia – avrebbe documentato l’appartenenza al clan di Sant’Onofrio di quattro soggetti uno dei quali, per agevolare le attività di riciclaggio in favore della cosca, avrebbe costituito una serie di società di diritto italiano, ungherese e cipriota, fittiziamente intestate a terzi soggetti.     Sono state anche ricostruite le dinamiche sottese ad una truffa, consumata nel 2017, ai danni di investitori omaniti che avevano versato la somma di un milione di euro dietro la promessa di ottenere il 30% delle quote di una società cui era riconducibile un compendio immobiliare a Budapest; è stato poi eseguito un sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni e società per un valore di circa 3 milioni di euro.
L’indagine – sviluppata in un articolato contesto di cooperazione internazionale di polizia giudiziaria con autorità ungheresi, cipriote, francesi, danesi e britanniche e il coordinamento di Eurojust – si è avvalsa anche della collaborazione dell’Unità di informazione finanziaria (UIF) della Banca d’Italia. 

Il processo con rito ordinario

Danilo Fiumara

Già rinviati a giudizio dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia (prima udienza il 13 marzo), invece, i seguenti imputati: Loris Junior Aracri, 33 anni, di Pizzo; Raffaele Arone, 48 anni, nativo di Carmagnola, residente a Sommariva del Bosco (Cn); Basilio Caparrotta, 52 anni, di Sant’Onofrio; Gerardo Caparrotta, 54 anni, di Sant’Onofrio; Francesco Caridà, 55 anni, di Pizzo; Gianluigi Cecchi, 51 anni di Milano; Domenico Cichello, 43 anni, nativo di Vibo Valentia, ma residente a Varedo (MB); Anna Maria Durante, 48 anni, di Vibo Valentia, ma residente a Milano; Danilo Fiumara, 54 anni, di Francavilla Angitola; Luigi Fortuna, alias “Mastro Gino”, 57 anni, di Ionadi; Gaetano Loschiavo, 35 anni, di Sant’Onofrio; Francesco Santaguida, 45 anni, di Sant’Onofrio, residente a Torino; Antonella Silvia Serrao, 59 anni, nata a Francavilla Angitola, residente a Pizzo; Fabrizio Solimeno, 33 anni, di Torino; Marilena Ventrice, 34 anni, nativa di Soriano Calabro; Michele Vitale, 44 anni, di Chieri, residente ad Andezeno; Sona Vesholli 30 anni, albanese, residente a Torino. Parti civili nel processo la Presidenza del Consiglio dei ministri, l’Antiracket, la Regione Calabria, la Provincia di Vibo Valentia, il Comune di Vibo Valentia, il Comune di Pizzo ed il Comune di Sant’Onofrio.

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