martedì,Novembre 26 2024

Maestrale-Carthago: la Cassazione respinge il ricorso di Domenico Galati

La Suprema Corte conferma la decisione del Riesame e delinea il ruolo del presunto componente della ‘ndrina di Comparni. Dal vuoto lasciato da Pasquale Pititto sino allo scontro con la consorteria di Paravati

Maestrale-Carthago: la Cassazione respinge il ricorso di Domenico Galati

Resta detenuto ai domiciliari Domenico Galati, 74 anni, coinvolto nell’operazione Maestrale-Carthago della Dda di Catanzaro con l’accusa di ricoprire un ruolo di spicco nella ‘ndrina di Comparni e nella Società maggiore” della ‘ndrangheta di Mileto, in rapporti anche con Michele Galati e Peppone Accorinti di Zungri. E’ quanto deciso dalla sesta sezione penale della Cassazione che ha dichiarato inammissibile il ricorso di Domenico Galati avverso la decisione del Tribunale del Riesame di Catanzaro che in precedenza aveva accolto parzialmente la richiesta di riesame proposta dai difensori di Galati contro l’ordinanza del primo giugno 2023 del gip distrettuale che gli aveva applicato la misura della custodia cautelare in carcere, confermandola solo in ordine al reato di associazione mafiosa e sostituendo la misura con quella degli arresti domiciliari. Per la Cassazione, in ordine alle dichiarazioni del collaboratore Andrea Mantella è sufficiente rilevare che la valutazione della sua attendibilità risulta affrontata dall’ordinanza genetica e su tale verifica non risulta che la difesa avesse avanzato specifiche critiche”.

Lo “scontro” tra le ‘ndrine di Mileto

Michele Silvano Mazzeo

Quanto alle captazioni, che costituiscono la base indiziaria per il reato associativo, ad avviso della Suprema Corte “oltre che il riscontro delle propalazioni di Mantella, il ricorrente Domenico Galati cerca di svilirne – in modo, tra l’altro, generico – il significato probatorio. Significato che il Tribunale ben spiega in motivazione. In tal modo le critiche finiscono per essere anche di precluso merito. In particolare, quella che il ricorrente Domenico Galati definisce una mera “diatriba” tra Michele Gelati e il genero del ricorrente, Michele Silvano Mazzeo, è invece una vicenda che riguardava il controllo del territorio di Mileto da parte delle cosche dopo il vuoto lasciato dal capo Pasquale Pititto per la sua lunga detenzione in carcere e che vedevano contrapporsi la ‘ndrina di Paravati, capeggiata da Michele Galati, e quella di Comparni, secondo l’ipotesi accusatoria guidata dal ricorrente Domenico Galati e dal genero Michele Silvano Mazzeo. Per arginare le ambizioni espansive del Mazzeo – scrive sempre la Cassazione – vi era stato un incontro tra Michele Galati e Domenico Galati, nel quale era stato informato il secondo del comportamento del genero che non aveva alcun titolo a presentarsi come riferimento su Mileto e era stato ventilato un loro isolamento nel caso di eventuale contrasto tra le fazioni, con lo schieramento a favore dei Galati di Paravati anche di Armando Galati e di Giuseppe Accorinti”.
Il Tribunale del Riesame, al di là dell’indicazione di Mantella, ha tratto dalle captazioni la dimostrazione del ruolo svolto dal ricorrente Domenico Galati nel sodalizio. Ruolo, che veniva riconosciuto sia all’interno che all’esterno della cosca, di referente apicale della ‘ndrina di Comparni, tanto sia da confrontarsi direttamente con Michele Galati, capocosca di altra fazione, per sistemare le frizioni nate all’interno di Mileto per il controllo del territorio, sia da controllare qualunque attività (anche illecita) sul territorio di riferimento (come dimostrava il suo coinvolgimento nel recupero di refurtiva o per sistemare le pretese economiche di uno zio di Michele Galati presso il sodale Armando Galati della ‘ndrina di Comparni)”.

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