Ricorso al Tar contro lo scioglimento del consiglio comunale di Tropea
Le motivazioni alla base del provvedimento del Governo impugnate davanti ai giudici amministrativi dall’ex sindaco Pino Rodolico e dagli ex assessori Rosalia Rotolo e Romana Lorenzo
«Lo scioglimento del consiglio comunale di Tropea per mafia è stato decretato senza che ci fossero i necessari presupposti». Parte da questo assunto il ricorso al Tar avverso alla delibera del Governo presentato dall’ex sindaco Giuseppe Rodolico e dagli ex assessori Rosalia Rotolo e Romana Lorenzo.
Nel documento gli ex amministratori contestano molti rilievi contenuti nella relazione inviata al ministero dal prefetto Carmelo Casabona. Tra gli elementi evidenziati la riunione pre-elettorale all’hotel Santa Lucia di Parghelia e il cosiddetto “Tuffo di Capodanno”.
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Nel primo caso la relazione del prefetto riportava un incontro elettorale tenutosi nella nota struttura ricettiva tra Rodolico, l’avvocato Giovanni Vecchio, quello che poi sarebbe diventato il vicesindaco, ossia Domenico Tropeano, ed Antonio Bretti. L’obiettivo, centrato appieno, era quello di convincere quest’ultimo a rinunciare a presentare un proprio schieramento e di confluire nel cartello elettorale di Rodolico, sponsorizzato da Vecchio.
«Come da prassi – si legge nel ricorso – in tutte le competizioni elettorali vi sono ripetute riunioni interpartitiche che portano a stringere alleanze anche tra candidati in pectore. Accordi usuali a cui non ha partecipato alcun soggetto malavitoso o collegato a tali ambienti».
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Rodolico, in modo particolare, ha declinato ogni responsabilità sul caso del “Tuffo di Capodanno”. Una vicenda che portò al ritiro della delega di assessore al Turismo di Antonio Bretti, “colpevole” di aver presenziato ad una manifestazione promossa, tra gli altri, da un uomo attenzionato dalle forze di polizia, e ripresa dalle telecamere della Rai: «Il sindaco non conosceva e non poteva conoscere i soggetti che vi avrebbero partecipato, tanto meno quelli intervistati».
Altre anomalie sollevate nella relazione del prefetto si concentrano sugli appalti a ditte riconducibili alla locale criminalità organizzata e sull’affidamento diretto dei lavori di somma urgenza. A giudizio di Rodolico, Rotolo e Lorenzo ogni procedura è stata fatta nel rispetto della legge. Poi l’accusa al responsabile dell’Ufficio tecnico, Francesco Grande, “reo”, per «livore personale nei confronti della Giunta e del sindaco (a causa di un provvedimento disciplinare che l’ha riguardato)» di aver agito con la finalità di danneggiare l’amministrazione. La parola, ora, spetta ai giudici amministrativi.
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