Nonno violentava nipotina nel Vibonese, lascia il carcere per gli arresti domiciliari
La sostituzione della misura cautelare prevede anche l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico. Il processo è ancora in corso dinanzi al Tribunale di Vibo e vede imputati anche i genitori della bimba e la nonna
Nel luglio scorso un’intera famiglia del Vibonese (nonno, nonna, padre e madre di una bimba) è finita a giudizio per il dramma vissuto da una bambina di 8 anni, vittima di violenza sessuale per tre lunghi anni. In corso il processo, il Tribunale collegiale di Vibo Valentia (presidente Tiziana Macrì, a latere i giudici Giulia Conti e Luca Brunetti) – in accoglimento di un’istanza presentata dall’avvocato Vittorio Vecchio – ha sostituito la misura cautelare del carcere con gli arresti domiciliari e l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico. La sottoposizione agli arresti domiciliari verrà eseguita nell’abitazione del fratello del detenuto. A far propendere il Collegio per la sostituzione della misura, la circostanza che il codice di procedura penale prevede non possa essere disposta la custodia cautelare in carcere quando l’imputato ha superato i 70 anni di età (salvo sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza) ed il fatto che la bimba – persona offesa del reato – è stata del tutto “sradicata dal contesto familiare nell’ambito del quale si sono consumati i fatti così per come contestati nel capo di imputazione”. Nel caso di specie, le esigenze cautelari “seppur permanenti, considerata la gravità dei fatti contestati, per il Tribunale possono essere soddisfatte anche con una misura cautelare diversa dal carcere”. Nel corso del processo sono già stati ascoltati in aula gli investigatori che hanno seguit le indagini (coordinate dal pm Maria Cecilia Rebecchi) e l’insegnante della bambina vittima di violenze. Nella prossima udienza verrà ascoltata in aula la psicologa della Questura. L’accusa per il nonno della bimba è quella di violenza sessuale aggravata, mentre gli altri tre imputati (padre, madre e nonna) si trovano sotto processo per la mancata protezione della minore. La vicenda in ogni caso è venuta alla luce pure grazie a tre denunce-querele da parte dei genitori della bimba nei confronti del nonno. Una vicenda giudiziaria che ha portato ad aprile 2020 all’arresto del presunto “nonno orco” da parte della polizia. L’indagine è scattata subito dopo la denuncia presentata agli uffici della Squadra Mobile di Vibo da parte di una docente di una scuola primaria della provincia. A far scattare l’allarme, il comportamento della bimba che tendeva ad isolarsi dal contesto scolastico.
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