Petrol Mafie: chieste 18 condanne dinanzi alla Corte d’Appello di Catanzaro
Fra gli imputati anche Filippo Fiarè, Gregorio Giofrè, Pasquale Gallone, Daniele Prestanicola e altri tre vibonesi
Oltre tre ore di requisitoria da parte del pm della Dda, Annamaria Frustaci, dinanzi alla Corte d’Appello di Catanzaro (presidente Alessandro Bravin) nel processo di secondo grado del troncone celebrato con rito abbreviato nato dall’operazione denominata Petrol Mafie. In particolare, il rappresentante della pubblica accusa ha chiesto la riforma della sentenza di primo grado per gli imputati Filippo Fiarè, 66 anni, di San Gregorio d’Ippona, e per Gregorio Giofrè, di 61 anni, anche lui di San Gregorio d’Ippona. Assolti in primo grado, il pm ha chiesto la condanna a 8 anni di reclusione a testa. Chiesta poi la conferma della sentenza di primo grado per i seguenti imputati: 6 anni Pasquale Gallone, 63 anni, di Nicotera; 6 anni per Giuseppe Barbieri, di 50 anni, di Sant’Onofrio; 4 anni Gerardo Caparrotta, 55 anni, di Sant’Onofrio; 7 anni Francescantonio Anello, di 34 anni, di Filadelfia; 7 anni Daniele Prestanicola, di 41 anni, di Maierato; 7 anni e 10 mesi Salvatore Giorgio, 49 anni, di Catanzaro; 5 anni Orazio Romeo, 54 anni, di Catania; 2 anni e 10 mesi Vincenzo Zera Falduto (cl. ’88) di Reggio Calabria; 4 anni e 2 mesi Giuseppe Mercadante (cl. ’79) di Casal di Principe; 2 anni e 6 mesi Antonio Ricci (cl. ’60) di Montecorvino Pugliano; 6 anni e 8 mesi Alessandro Primo Tirendi (cl. ’82) di Milano; 3 anni e 2 mesi Armando Carvelli (cl. ’86) di Crotone; 3 anni e 4 mesi Giovanni Carvelli (cl. ’84) di Petilia Policastro; 7 anni e 10 mesi per Domenico Rigillo di San Vito sullo Ionio; 3 anni e 2 mesi per Salvatore Ucchino, 46 anni, Taormina; 3 anni e 8 mesi Angelo Ucchino, di Giardini Naxos.
Associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche, intestazione fittizia di beni, evasione delle imposte e delle accise anche mediante emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, corruzione, scambio elettorale politico mafioso, turbativa d’asta i reati, a vario titolo, contestati.
Parti civili la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dell’Interno, l’Agenzia delle dogane, l’Agenzia delle Entrate, la Regione Calabria, l’Associazione antiracket e antiusura (avvocato Giovanna Fronte), la Provincia di Vibo Valentia (avvocato Maria Rosa Pisani), i Comuni di Vibo Valentia (avvocato Maria Antonietta La Monica), Sant’Onofrio (avvocato Maria Antonietta La Monica) e Limbadi (avvocato Giulio Ceravolo, il primo a concludere rassegnando conclusione scritte), della Cooperporo.
Il gup aveva ordinato in primo grado la confisca dei beni riconducibili a Prestanicola, ai due Ucchino, a Falduto, Romeo e Tirendi, e il risarcimento alle parti civili così disposto: Anello, Barbieri, Gallone, Prestanicola nei confronti della Cooperporo Edile; i due Carvelli, Falduto, Falsaperla, La Barbera, Mercadante, Ricci, Rigillo, Romeo e Tirendi per l’Agenzia delle dogane (con provvisionale esecutiva di 100mila euro); Falsaperla, Mercadante, Salvatore Ucchino e La Barbera nei confronti dell’Agenzia delle entrate (con provvisionale di 100mila euro); Barbieri, due Carvelli, Caparrotta, Falduto, Falsaperla, La Barbera, Mercadante, Prestanicola, Rigillo, Romeo e Ricci nei confronti del ministero dell’Interno.
Per quanto concerne gli enti locali, Barbieri, Prestanicola, Anello e Gallone erano stati condannati a risarcire il Comune di Limbadi per 30mila euro; Anello, Barbieri, Gallone, Prestanicola al Comune di Sant’Onofrio per la stessa cifra; Anello Barbieri, Caparrotta, i due Carvelli, Falduto, Falsaperla, Gallone, Giorgio, Mercadante, Prestanicola, Ricci, Romeo, Rigillo, Angelo Ucchino e Tirendi, nei confronti della Provincia 40mila; Anello, Barbieri, Caparrotta, i due Carvelli, Falduto, Falsaperla, Gallone, Giorgio, Mercadante, Prestanicola, Ricci nei confronti del Comune di Vibo per 50mila euro; per Salvatore Ucchino risarcimento danni a favore della Regione per 25mila euro; infine Anello, Barbieri, Caparrotta, i due Carvelli, Falduto, Falsaperla, Gallone, Giorgio, Mercadante, Prestanicola e Ricci condannati a risarcire, per 15mila euro, l’Associazione antiracket.
Gregorio Giofrè è difeso dall’avvocato Sergio Rotundo, Filippo Fiarè dagli avvocati Sergio Rotundo e Giuseppe Monteleone, Pasquale Gallone dall’avvocato Paride Scinica.
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