Parenti in casa nonostante i domiciliari, un arresto a Ricadi
Aggravamento della misura per un 59enne del luogo che si trova imputato anche nell’operazione antimafia Olimpo
Violazione degli obblighi inerenti la detenzione domiciliare e da qui l’aggravamento della misura. A finire ieri sera in carcere è stato Paolo Ripepi, 59 anni, di Ricadi. Nella sua abitazione – dove era sottoposto agli arresti domiciliari con divieto assoluto di poter comunicare con persone diverse da quelle che con lui coabitano – la polizia ha trovato diversi parenti. Da qui la decisione di aggravare la misura e la sua traduzione in carcere a Vibo Valentia. E’ difeso dall’avvocato Giovanni Vecchio. Paolo Ripepi si trovava ai domiciliari dopo una decisione del Riesame del luglio scorso ed è attualmente imputato nel procedimento “Maestrale-Carthago-Olimpo”. Nei suoi confronti la Dda di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio per il reato di tentata estorsione aggravata in danno dell’imprenditore Vincenzo De Nisi, nonché per essere ritenuto il promotore di un’associazione per delinquere (semplice) dedita al riciclaggio e alla ricettazione di mezzi agricoli. Insieme a Paolo Ripepi rispondono della tentata estorsione aggravata anche gli indagati Diego Mancuso di Limbadi, Davide Surace di Spilinga, Giuseppe Accorinti di Zungri, Costantino Gaudioso di Zungri e Gianfranco La Torre, sindacalista di Ricadi.
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