Comune di Stefanaconi: prorogata di ulteriori tre mesi la Commissione di accesso agli atti
E’ stata nominata nel settembre scorso dal prefetto di Vibo per vagliare l’operato dell’amministrazione guidata dal sindaco Salvatore Solano, rieletto nel giugno 2022, ed accertare eventuali infiltrazioni mafiose nella vita dell’ente. Era stato l’allora presidente dell’Antimafia Nicola Morra a sollevare il “caso Solano”
Dopo Nicotera e Tropea, Commissione di accesso agli atti prorogata di ulteriori tre mesi di tempo anche al Comune di Stefanaconi. E’ quanto deciso dal prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Paolo Grieco, accogliendo la richiesta formulata in tal senso dai componenti l’accesso agli atti. La Commissione era stata nominata dal prefetto nel settembre scorso con decreto numero 41831 iniziando per prima cosa ad acquisire gli atti prodotti dall’insediamento dell’attuale amministrazione comunale – guidata dal sindaco Salvatore Solano – ad oggi. Solano è stato rieletto il 13 giugno 2022, ma la Commissione di accesso agli atti potrà naturalmente “spulciare” anche su tutti gli atti prodotti nella precedente consiliatura guidata sempre dall’attuale primo cittadino, nonché evidenziare rapporti, frequentazioni ed eventuali parentele “controindicate” che finiscono per compromettere l’immagine di credibilità che un ente locale deve sempre conservare per non essere svilito da comportamenti che, anche esulando dal contesto penale, possono essere importanti, secondo la legislazione antimafia in materia, per arrivare ad uno scioglimento degli organi elettivi. Nel caso di Stefanaconi si parte da alcuni dati di fatto. In data 1 dicembre scorso, Salvatore Solano è stato condannato ad un anno (pena sospesa) dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia per il reato di corruzione elettorale (in relazione alle elezioni che l’hanno visto diventare nell’ottobre 2018 presidente della Provincia) in concorso con il cugino Giuseppe D’Amico (con esclusione dell’aggravante mafiosa). Giuseppe D’Amico per altre ipotesi di reato (associazione mafiosa in primis) è stato invece condannato a 30 anni di reclusione (18 anni e 10 mesi, invece, per Antonio D’Amico, fratello di Giuseppe e quindi altro cugino di Salvatore Solano). Solano stato invece assolto dai reati di turbativa d’asta, con l’aggravante mafiosa, e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Dagli atti dell’inchiesta Petrol Mafie (le Commissioni di accesso agli atti esplorano contesti diversi dal rilievo penale che spetta invece solo ai Tribunali) emergono le frequentazioni di Salvatore Solano con i cugini (primi cugini) Giuseppe e Antonio D’Amico, arrestati (per associazione mafiosa in quanto ritenuti elementi di “peso” del locale di ‘ndrangheta di Piscopio, ma con legami anche – secondo l’accusa – con i Mancuso di Limbadi e i Bonavota di Sant’Onofrio. Soprattutto con Giuseppe D’Amico (sposato con la figlia di colui – Francesco d’Angelo – che viene ritenuto come il reggente del vecchio locale di ‘ndrangheta di Piscopio), l’allora candidato a presidente della Provincia di Vibo Salvatore Solano (già sindaco di Stefanaconi) è stato intercettato più volte a discutere di voti, elezioni, fornitura di bitume, appalti e vecchi episodi che avrebbero visto anche la nonna comune dei due ospitare latitanti (secondo le intercettazioni) del calibro di Luigi Mancuso, Francesco D’Angelo e Raffaele Cracolici.
La Commissione di accesso agli atti, oltre alle frequentazioni, alle parentele, alla contiguità ed agli eventuali rapporti degli amministratori e dell’apparato burocratico con persone legate alla criminalità organizzata, sta vagliando per legge anche altri aspetti. Innanzitutto la legittimità o meno nel rilascio di licenze in materia edilizia e nel settore commerciale. Quindi l’eventuale inerzia dell’amministrazione comunale in materia di abusivismo edilizio e smaltimento dei rifiuti. Ci sono poi da vagliare i controlli sull’esecuzione delle opere pubbliche ed i relativi appalti, la concessione di contribuiti ed erogazione economiche, la regolarità nell’assegnazione di eventuali alloggi popolari, la mancata riscossione dei tributi e dei canoni e le eventuali assunzioni clientelari al Comune. Altri tre mesi di tempo, dunque, per la Commissione di accesso agli atti al Comune di Stefanaconi, al termine della quale verrà stilata una relazione per il prefetto di Vibo, Giovanni Paolo Grieco, che dovrà trarre le proprie conclusioni con altra relazione che finirà al vaglio del Ministero dell’Interno. Ricordiamo che gli organi elettivi del Comune di Stefanaconi erano stati sciolti una prima volta nel lontano 1992.
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