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‘Ndrangheta: la “società” di Mileto nelle dichiarazioni inedite del collaboratore Arena

La Dda dopo la chiusura indagini dell’operazione Maestrale-Carthago ha depositato il verbale con le accuse dell’ultimo pentito di Vibo Valentia. Dalle affiliazioni alla droga, ecco i rapporti tra i clan

‘Ndrangheta: la “società” di Mileto nelle dichiarazioni inedite del collaboratore Arena

Inizio dell’udienza preliminare domani mattina per 285 indagati coinvolti nelle inchieste antimafia Maestrale-Carthago, Olimpo e Imperium portate a termine dalla Dda di Catanzaro. Buona parte dell’operazione Maestrale-Carthago prende in esame le dinamiche criminali a Mileto dove stamane si è insediata al Comune la commissione di accesso agli atti nominata dal prefetto di Vibo e che avrà il compito di portare alla luce eventuali infiltrazioni mafiose nella vita dell’ente. Sulla realtà criminale di Mileto ha reso da ultimo dichiarazioni il collaboratore di giustizia di Vibo Valentia, Bartolomeo Arena, in un verbale inedito che viene fuori con la chiusura indagini di Maestrale-Carthago. “Conosco alcune dinamiche della criminalità di Mileto per averle apprese dai mieifamiliari. In tempi meno recenti – ha fatto mettere a verbale il collaboratore – sapevo che a capo della società di Mileto — dopo il periodo in cui prevalevano le famiglie Luccisano, Cirianni e Zupo — il soggetto più influente era tale Lombardo, soggetto legato a Peppe Mancuso ‘Mbrogghja, di cui ha curato anche la latitanza in quelle zone”. Siamo nei primi anni ’80 quando e secondo Bartolomeo Arena in quel periodo sia Ciccio Fortuna, detto Pomodoro, siaCarmelo Lo Bianco, sia mio padre Antonio Arena concedevano doti di ‘ndrangheta a soggetti di Mileto”. Francesco Fortuna di Vibo Valentia è stato ucciso a Pizzo il 23 settembre 1988, Carmelo Lo Bianco, alias Piccinni, a capo dell’omonimo clan di Vibo Valentia, è invece morto in stato di detenzione l’1 aprile 2014 all’età di 82 anni, mentre Antonio Arena è scomparso per “lupara bianca” nel 1985. Tutte queste notizie le ho apprese da mio nonno e da mio zio Domenico Camillò. Più di recente ho appreso notizie da Leoluca Lo Bianco, U Rozzu, – compare dei Mesiano -, da Salvatore Morelli, e da Francesco Antonio Pardea. Conoscevo poidirettamente quasi tutti i membri della famiglia Mesiano. Della famiglia Pititto – aggiunge Bartolomeo Arenasapevo ancheperché portavo messaggi per Pasquale Pititto su incarico di Antonio Grillo detto Totò Mazzeo. Da queste fonti so che a Mileto c’era ancora una società di ‘ndrangheta, situazione protrattasi almeno fino all’epoca della mia collaborazione”. Collaborazione con la giustizia di Bartolomeo Arena che inizia nell’ottobre 2019. Questa società di ‘ndrangheta riuniva le zone di Mileto centro, San Giovanni di Mileto, Calabrò e se non erro anche la zona di Comparni, anche se c’erano stati accesi contrasti, ne1 tempo, tra le varie famiglie. Tramite Leoluca Lo Bianco, il Rozzo, avevo saputo che un ruolo di rilievo lo ricopriva anche tale Corso, genero di Giuseppe Mesiano, il quale aveva un incarico importante, o contabile o addirittura capo società, anche se questo ruolo è stato ricoperto per molto tempo da Pasquale Pititto. Le famiglie Pititto, Prostamo, Iannello e Mesiano sono comunque alleate per come anche di recente – aggiunge Bartolomeo Arena – mi è stato di recente confermato da Francesco Antonio Pardea che si riforniva di droga dai Pititto. Anche tale Callà fa parte di questa società insieme ad altri esponenti della famiglia dei Mesiano i cui componenti più importanti sono Franco Mesiano e Fortunato Mesiano, quest’ultimo molto legato all’articolazione brianzola ed a Rocco Cristello”. Franco Mesiano, imputato nell’operazione Maestrale-Carthago, ha scontato la condanna per concorso nell’omicidio del bimbo americano Nicolas Green. Rocco Cristello, originario di San Giovanni di Mileto, e ritenuto un pezzo da novanta della criminalità sull’asse Calabria-Lombardia è stato ucciso a Verano Brianza il 27 marzo 2008 con 19 colpi di pistola. “Franco e Fortunato Mesiano mi sono stati sempre presentati quali uomini d’onore e ricordo – ha raccontato Bartolomeo Arena – che ad un matrimonio c’era anche Franco Mesiano il quale mi disse che il padre aveva ricevuto la dote della camorra da mio padre”.

I Prostamo, i Galati e i Pititto

Pasquale Pititto

Bartolomeo Arena ha poi riferito anche dei rapporti del suo gruppo di Vibo Valentia con i Prostamo di San Giovanni di Mileto e i Galati di Comparni. Il mio gruppo aveva rapporti, per ragioni legate al traffico di droga, con i fratelli Pino e Antonio Prostamo, imputati per la scomparsa di Francesco Vangeli per lupara bianca. Entrambi sono rimpiazzati in questa società di Mileto, cosa che so tramite Antonio e Rosario Pardea. Nelle zone di Comparni e Paravati comandano invece i Galati, sotto la direzione di Turi Galati che, anche se condannato all’ergastolo e detenuto, rimane il personaggio più importante dopo la morte di Carmine Galati, personaggio legatissimo a Peppone Accorinti di Zungri”. Carmine Galati, ritenuto a capo dell’omonimo clan di Mileto, è deceduto a metà anni ’90 con il trattore ed era fratello di Ottavio Galati che sta scontando l’ergastolo. Pure quest’ultimo viene qualificato da Bartolomeo Arena come “personaggio di rilievo”. Anche un uomo di fiducia di Peppone Accorinti, ovvero Nicola Fusca – ha aggiunto il collaboratore – è sposato con una Galati. Sono anche a conoscenza, tramite Filippo Grillo e Leone Grillo – padre della compagna di Francesco Antonio Pardea – entrambi rimpiazzati nel locale di Seregno, che anche Silvano Mazzeo, soggetto molto attivo nel traffico di droga, era un uomo d’onore del locale di Seregno che però operava anche in Calabria. Non so però come era messo rispetto alla società di Mileto, so però che era in cattivi rapporti con Peppone Accorinti per vecchi fatti di sangue”. Bartolomeo Arena si è anche soffermato su Pasquale Pititto, indicandolo come il boss indiscusso di San Giovanni di Mileto (sebbene sulla sedia a rotelle) “come a Mileto lo era Giuseppe Mesiano”, ucciso il 17 luglio 2013. Su tale fatto di sangue il collaboratore ha infine chiamato in causa Salvatore Pititto, cugino di Pasquale Pititto, il quale avrebbe vendicato Giuseppe Mesiano “partecipando sulla moto all’agguato mortale contro Angelo Antonio Corigliano il 19 agosto 2013 a Mileto”.

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