Giustizia: il Tribunale di Vibo ultimo in Italia per durata media di una causa civile
Il dato emerge dall’annuale classifica del Sole 24 Ore sulla Qualità della vita. Paradosso tutto vibonese: la città si attesta bene per la quasi assenza di furti con scippo e rapine ma va malissimo quanto ai tempi per definire una controversia civile, mentre la situazione più drammatica resta sempre nella sezione Lavoro
Che la situazione della giustizia al Tribunale di Vibo Valentia quanto a lentezza dei processi fosse da tempo a dir poco drammatica era cosa risaputa. I continui appelli lanciati dal presidente del Tribunale Antonino Di Matteo sono del resto lì a testimoniarlo. Che la giustizia civile al Tribunale di Vibo fosse la prima d’Italia in assoluto per lentezza delle decisioni lo certifica invece l’indagine annuale sulla “Qualità della vita 2023” realizzata dal quotidiano economico Sole 24 ore”. C’è infatti un settore della “Qualità della vita” che viene dedicato alla “Giustizia e sicurezza” nel quale balzano rapidamente all’attenzione le differenze tra il Nord, il Centro e il Sud del Paese, con l’affermazione – per qualità dei servizi e qualità della vita – delle province di dimensioni piccole e medie, tranne Vibo Valentia per via, appunto, di un Tribunale ingolfato soprattutto nel settore civile (per non parlare della sezione Lavoro), ma che anche nel settore penale – che interessa tutti quei processi per reati non di criminalità organizzata – non se la passa molto meglio. Tale ultimo dato – la lentezza della giustizia a Vibo Valentia – deve essere letto anche con un’ulteriore analisi fatta dal Sole 24 Ore, vale a dire quella legata alla sicurezza urbana. Fermo restando che quote più basse di incidenza di alcuni reati nascondano spesso una minore propensione alla denuncia, le grandi città italiane soffrono quando si parla di sicurezza urbana, vale a dire di rapine e furti con scippo. In tale “speciale” classifica, entrambi i parametri premiano paradossalmente Vibo Valentia dove i furti con scippo in città sono quasi inesistenti mentre da tempo (almeno dal 2019 e cioè dalle operazioni Rimpiazzo e Rinascita Scott) non si registrano rapine (dalle inchieste è emerso che gli “specialisti” in rapine erano alcuni componenti del clan dei Piscopisani, oltre ad elementi delle cosche Lo Bianco e Pardea di Vibo Valentia). Per rapine la prima in Italia resta Milano che non se la passa bene neanche per i furti con scippo insieme a Napoli, Torino, Palermo e Catania.
A fare la differenza in negativo per Vibo Valentia è la durata media delle cause civili che attesta il locale Tribunale come ultimo in Italia con una media di ben 810,5 giorni per decidere una controversia. In testa alla classifica dei Tribunali italiani dove una causa civile dura meno troviamo invece Savona e Ferrara, con una media di 83,5 giorni. Numeri che la dicono lunga sull’efficienza della giustizia tra Nord e Sud del Paese ma che rendono il Tribunale di Vibo Valentia un “caso” unico nel suo genere, con cause di lavoro pendenti anche da dieci anni e non ancora definite nonostante si tratti in alcuni casi pure di licenziamenti ex legge Fornero che dovrebbero avere la precedenza su tutto e su tutti. Pianta organica da rivedere e rafforzare, dunque, al Tribunale di Vibo Valentia sia per quanto riguarda i magistrati che il personale di cancelleria così come gli organi direttivi (mancano 3 direttori amministrativi su 4). “Per raggiungere i risultati ottenuti nel penale con il maxiprocesso Rinascita Scott – ha dichiarato di recente il presidente del Tribunale Antonino Di Matteo – abbiamo dovuto sacrificare altri settori, nel campo civile. Ed è la cosa che mi è pesata di più. La considero inaccettabile, perché la nostra finalità resta una soltanto: dare seguito alla sete di giustizia dei cittadini». Urge intervenire in fretta, insomma, ed a mettere mano al pianeta “Giustizia” a Vibo Valentia sono in primis il Ministero della Giustizia e poi il Csm. Non è possibile infatti assistere alla quasi paralisi della giustizia civile e della sezione lavoro, così come non è possibile avere puntualmente sentenze di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione nel penale per quasi tutti i processi non di criminalità organizzata (bancarotte fraudolente e truffe, soprattutto) già dal primo grado di giudizio o, bene che vada, matematicamente in appello o Cassazione. Chi ha responsabilità di Governo, dunque, deve farsi carico del “caso” del Tribunale di Vibo affinchè le cause si celebrino, si celibrino bene ed in tempi ragionevoli sia nel civile che nel penale. Non è infatti più tempo per poter “arrancare” con la durata eccessiva della giustizia a Vibo, specie in un periodo storico dove vi è finalmente la massima attenzione da parte della Dda di Catanzaro sul territorio vibonese e dove i vertici provinciali delle forze dell’ordine sono attualmente ben rappresentati con personalità attente e preparate e dove anche la Prefettura sta svolgendo un lavoro enorme di controllo sulle infiltrazioni negli enti locali finalizzato a ridare fiducia ai tanti cittadini perbene che non possono però più tollerare tempi “biblici” in Tribunale.
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