venerdì,Dicembre 27 2024

Maierato, lavori in somma urgenza all’impresa “interdetta” per mafia

In seguito ai violenti nubifragi che si sono abbattuti sul territorio comunale, il sindaco ha affidato gli interventi di ripristino ad un’azienda raggiunta dallo “stop” della Prefettura

Maierato, lavori in somma urgenza all’impresa “interdetta” per mafia

L’otto settembre scorso il fragile territorio di Maierato venne letteralmente sconquassato da una violenta precipitazione. Una vera e propria “bomba d’acqua” nel corso della quale si riversarono sul centro abitato e sulle campagne circostanti ben 101 mm di pioggia, caduti nell’arco di una sola ora.

L’evento causò ingenti danni al paese che, invaso da veri e propri fiumi d’acqua, si trovò a fronteggiare diverse criticità. Dal depuratore in tilt perché sommerso da fango e detriti, al costruendo anfiteatro la cui pavimentazione da poco posta in opera venne travolta dall’acqua. E poi le numerose frane abbattutesi sull’intera rete viaria e i fossi cresciuti a dismisura e tracimati in più punti, causando anche la rottura di una conduttura del gas e sommergendo diverse località periferiche.

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Uno scenario “apocalittico” rispetto al quale l’amministrazione comunale ha anche inoltrato richiesta per il riconoscimento dello stato d’emergenza. Lo stesso Comune si è però trovato nella necessità, nell’immediatezza dei fatti, di fronteggiare le emergenze relative al ripristino della viabilità e ad una prima messa in sicurezza del territorio.

Nel farlo, il sindaco Danilo Silvaggio, attraverso un metodo “irrituale”, ha proceduto all’affidamento di lavori con la procedura della somma urgenza “al fine di salvaguardare la pubblica incolumità”, messa a repentaglio soprattutto lungo la strada provinciale per il Bivio Angitola e sul fosso Calvoli, la cui esondazione ha provocato danni a strutture pubbliche e private.

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Lo stesso Silvaggio ha firmato un’ordinanza assegnando gli interventi di ripristino alle “uniche ditte che – come recita l’atto – sono munite di personale e mezzi di questo comune”, ovvero la ditta Domenico Malta e la ditta Montesano Srl. Aziende che “si sono da subito rese disponibili ad intervenire con la massima urgenza”.

Entrambe le ditte non sarebbero però perfettamente a posto sotto il profilo dei requisiti necessari a stabilire rapporti con Enti pubblici. La ditta Malta, infatti, non compare nella “white list” della Prefettura di Vibo Valentia: la stessa non sarebbe in regola con il documento di regolarità contributiva (Durc). La “Montesano Srl”, poi, risulta addirittura essere destinataria di un provvedimento di interdizione dei rapporti con la Pubblica amministrazione emessa dal prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Bruno, in data 6 giugno 2015. Provvedimento avverso il quale la stessa azienda ha proposto ricorso al Tar, perdendolo. 

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Dai dati acquisiti dalla Prefettura emergono diversi elementi tali da sostanziare il concreto rischio di infiltrazione mafiosa. Sul conto dell’amministratore unico della società, Alessio Montesano, vi sono infatti pendenze per abuso d’ufficio, inadempimento di contratto in pubbliche forniture, frode in pubbliche forniture, falsità ideologica, truffa. Ma nel mirino degli inquirenti sono finite soprattutto le frequentazioni dello stesso titolare, controllato in compagnia di soggetti noti alle forze dell’ordine e ritenuti affiliati alle consorterie mafiose operanti nella zona. In particolare alla cosca Cracolici e ai Petrolo-Bartalotta di Stefanaconi.

Al pari dell’amministratore, anche due suoi fratelli, soci dell’attività imprenditoriale, sono stati in passato controllati con soggetti ritenuti affiliati a cosche di ‘ndrangheta. Così come il padre e un cognato degli stessi Montesano. Proprio tali frequentazioni sono risultate determinanti ai fini dell’emissione dell’informazione interdittiva in quanto, come detto, sono state ritenute tali da supportate la sussistenza del rischio d’infiltrazione mafiosa.

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