Sposi in elicottero, valanga di insulti per le forze dell’ordine su Facebook
Il Coisp richiama l’attenzione sui commenti ricevuti da Lia Staropoli sul suo profilo che bersagliano i carabinieri definiti “vera ‘ndrangheta” e “assassini impuniti”
«Per l’ennesima volta assistiamo, inorriditi, a nuovi virulenti e ignobili attacchi agli uomini in divisa, che giungono attraverso la vergognosa sequela di messaggi postati da un “illustre sconosciuto” sul profilo Facebook dell’ottima e coraggiosa Lia Staropoli, Presidente dell’Associazione ConDivisa. L’elicottero atterra in piazza contro ogni regola di legalità e di civiltà e la responsabilità di chi è? Non di quei cialtroni che hanno deciso di sorvolare Nicotera e con essa ogni rispetto per tutti pensando di apparire forse (sbagliando) facoltosi, potenti e al di sopra delle regole, ma delle Forze dell’Ordine che non hanno fermato con le loro possenti mani il volo dell’elicottero».
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Lo afferma Franco Maccari, segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, riferendosi alla nota vicenda avvenuta a Nicotera, dove è stata aperta un’inchiesta a seguito dell’atterraggio, nella piazza centrale del paese, di un elicottero con a bordo due sposi.
«Una vicenda trattata con seria riprovazione – dice Maccari – anche sul profilo Facebook di Lia Staropoli, Presidente dell’Associazione ConDivisa, che però nel cuore della notte ha ricevuto una serie di post da un utente che, con toni violentissimi, ha accusato piuttosto gli appartenenti alle Forze dell’ordine, definiti addirittura “vera ‘ndrangheta” e “assassini impuniti” (foto in basso), di non essere intervenuti a Nicotera e di essersi invece resi responsabili di tante tristi vicende di cronaca».
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«Il “signor nessuno” – continua Maccari – dovrebbe ricordare molto molto bene che, proprio come volare in elicottero sopra un paese non significa poter stare al di sopra delle sue leggi, così anche usare toni e maniere quanto mai violente ed offensive possibile non significa raggiungere alcun obiettivo vagamente “intimidatorio” né ottenere più ragione. L’una cosa come l’altra – dice – significano solo mettersi nelle condizioni di dover rendere conto del proprio operato allo Stato che c’è ed è sempre più forte di chi pensa di poter fare a proprio piacimento, grazie a quegli uomini in divisa che per esso sacrificano tutto e che qualcuno disprezza proprio perché conscio del loro immenso e imbattibile valore».