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Limbadi, lesioni alla famiglia Vinci: assolta in appello Rosina Di Grillo

All’imputata non veniva contestata l’accusa di omicidio legata all’autobomba. Era stata condannata in primo grado ma scagionata dall’accusa di tentata estorsione

Limbadi, lesioni alla famiglia Vinci: assolta in appello Rosina Di Grillo
Rosina Di Grillo

La prima sezione della Corte di Appello di Catanzaro (presidente De Franco), al termine del processo di secondo grado ha assolto Rosina Di Grillo, 44 anni, di Limbadi, difesa di fiducia dall’ avvocato Francesco Capria. Nel corso del giudizio di primo grado, il gup aveva condannato la Di Grillo in abbreviato per il reato di lesioni aggravate dal metodo mafioso ed avverso tale decisione avevano presentato appello sia il difensore di fiducia che la Dda di Catanzaro che aveva chiesto la condanna dell’imputata alla pena di 7 anni di reclusione, per le contestazioni di tentata estorsione e di lesioni personali. La Corte di merito, accogliendo le richieste avanzate dall’avvocato Francesco Capria, ha assolto la Di Grillo da tutti i reati per non aver commesso il fatto. Sia l’aggressione, del 29 marzo 2014, che le tentate estorsioni alla famiglia Vinci-Scarpulla, secondo la prospettazione accusatoria, sarebbero alla base dell’eclatante attentato che costò la vita a Matteo Vinci e il ferimento del padre Francesco. In primo grado l’imputata (figlia di Rosaria Mancuso e Domenico Di Grillo) era stata condannata a 6 mesi per la partecipazione alla rissa (qualificata come lesioni aggravate dal metodo mafioso) con i Vinci-Scarpulla risalente al marzo 2014. All’imputata non veniva contestata l’accusa di omicidio legata all’autobomba, costata la vita al biologo Matteo Vinci ed il ferimento del padre Francesco.

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