Tentato omicidio di un poliziotto a Vibo, Luigi Mancuso lascia il carcere
Al giovane di San Gregorio d'Ippona - figlio del boss Peppe Mancuso di Limbadi - contestati anche i reati di resistenza a pubblico ufficiale e guida in stato di ebbrezza
Lascia il carcere per gli arresti domiciliari Luigi Mancuso, 31 anni, di San Gregorio d’Ippona, figlio del boss della ‘ndrangheta di Limbadi Giuseppe Mancuso (cl ’49), alias “Peppe ‘Mbrogghja”. E’ quanto deciso dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia, dinanzi al quale si trova sotto processo, in accoglimento di un’istanza avanzata dagli avvocati Guido Contestabile e Francesco Schimio in ragione dell’affievolimento delle esigenze cautelari. Luigi Mancuso ha così potuto lasciare il carcere di Reggio Calabria dove si trovava recluso dall’ottobre dello scorso anno con l’accusa di tentato omicidio ai danni di un poliziotto, resistenza a pubblico ufficiale e guida in stato di ebbrezza. Luigi Mancuso si trova sotto processo poiché – nel corso di un posto di blocco – è accusato di aver afferrato per un braccio un poliziotto trascinandolo per diversi metri sino a farlo sbattere con la testa contro il muretto di un bar nei pressi di piazza San Leoluca a Vibo. Il poliziotto, soccorso dai colleghi che hanno prontamente arrestato Luigi Mancuso, ha riportato la frattura di due vertebre ed un trauma cranico. Luigi Mancuso – nato da una seconda relazione del boss Giuseppe Mancuso con una donna di San Gregorio d’Ippona – non è nuovo ad episodi di violenza. Ha scontato infatti negli scorsi anni una condanna a 5 anni di reclusione per il tentato omicidio a San Gregorio d’Ippona di un romeno preso a colpi di mattone in testa e ridotto in fin di vita nel corso di una lite. Nel novembre del 2017 era invece rimasto coinvolto in una sparatoria nelle vie di San Gregorio d’Ippona quando diverse auto sono rimaste attinte da colpi d’arma da fuoco esplosi proprio da Luigi Mancuso.
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