Capistrano, il prefetto sull’ex sindaco Martino: «Ha tentato di creare confusione mischiando le carte in tavola»
Le giustificazioni dell’ex primo cittadino, la cui amministrazione è stata sciolta per infiltrazioni mafiose, vengono ritenute «un impacciato tentativo di rispedire al mittente le critiche del senatore Morra, oltre ad una versione inverosimile quanto censurabile sui destinatari degli auguri» cioè Emanuele Mancuso e Nensy Chimirri
Trenta pagine di relazione da parte del prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Paolo Grieco per non lasciare dubbi sulla presenza di elementi “concreti, univoci e rilevanti” che hanno portato al commissariamento del Comune di Capistrano per infiltrazioni mafiose. Una relazione che dedica diverso spazio al sindaco (ormai ex) Marco Martino, ex Udc, attualmente Forza Italia, nel gennaio del 2020 commissario provinciale e coordinatore nazionale dei giovani dell’Udc quando – sponsorizzato politicamente da Lorenzo Cesa e dall’ex presidente della Provincia di Vibo Gaetano Ottavio Bruni – si era candidato al Consiglio regionale della Calabria proprio con l’Udc non venendo però eletto (ma ottenendo comunque 2.849 voti). Al passaggio dall’Udc a Forza Italia, Marco Martino aveva ricevuto il pubblico plauso dell’allora consigliere regionale di centrodestra Vito Pitaro e del coordinatore regionale di Forza Italia, all’epoca senatore, oggi deputato, Giuseppe Mangialavori. Ma cosa scrive il prefetto di Vibo, Giovanni Paolo Grieco, sul sindaco Marco Martino sulla scorta delle risultanze del lavoro della Commissione di accesso agli atti (composta dal capitano della Finanza, Roberto Castorina, dal comandante della Compagnia carabinieri di Serra Francesco Conigliaro e dal viceprefetto Maria Rosa Luzza)? Il prefetto e i componenti della Commissione di accesso ricordano che il territorio di Capistrano ricade sotto l’influenza mafiosa del “locale” di ‘ndrangheta di Filadelfia retto dal clan Anello. Tra le parti civili del processo nato dall’operazione antimafia Imponimento, propriocontro il clan Anello, figura anche il Comune di Capistrano “malgrado – sottolinea il prefetto – tra gli imputati” si trovano il consigliere di minoranza Bruno Cortese e Salvatore Pilieci, fratello di Andrea Pilieci che risultava consigliere comunale nella precedente consiliatura e di cui il prefetto sottolinea la parentela acquisita con il sindaco (Marco Martino). Rimarcato anche il fatto che ad una ditta dei Pilieci è stata rigettata dalla Prefettura l’iscrizione alla White List. E’ stato inoltre posto l’accento sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Emanuele Mancuso, che ha chiamato in causa Daniele Cortese (condannato a 4 anni e 5 mesi nell’operazione Anteo), figlio del consigliere Bruno Cortese, quest’ultimo imputato nel processo Imponimento. Lo stesso Bruno Cortese che, ad avviso della Commissione di accesso agli atti e del prefetto di Vibo, avrebbe assunto “una posizione senza dubbio di assoluto rilievo all’interno dell’amministrazione comunale”, con il sindaco Martino che nella passata consiliatura (quella del 2017), anche dopo il coinvolgimento nel luglio 2020 di Cortese nell’operazione Imponimento, “non ne ha mai chiesto le dimissioni, segno tangibile del fatto che in concreto, non ha mai preso le distanze da Bruno Cortese e che la costituzione di parte civile del Comune di Capistrano nel procedimento penale nato dall’operazione Imponimento – rimarca il prefetto – probabilmente altro non sia stata che una mera facciata di legalità”.
Il sindaco si difende “creando confusione”
Secondo la ricostruzione del prefetto e dei componenti della Commissione di accesso agli atti, il sindaco Marco Martino – per difendersi dalla pubblicazione degli screen shots di messaggi postati su Facebook da Nensy Chimirri di Capistrano (all’epoca compagna di Emanuele Mancuso) in cui il primo cittadino le scriveva di essere ritornato “di proposito” in Municipio per firmargli un certificato, facendogli poi con un altro messaggio l’anno dopo tantissimi “auguri a mamma e papà” – ha prima inviato una lettera a Il Vibonese.it, medesima testata che aveva sollevato il caso, ed infine “ha tentato vanamente di giustificarsi anche in sede di audizione tenuta dalla Commissione di accesso”. In particolare, il sindaco Marco Martino in sede di audizione, “produceva, controfirmandolo, il testo a suo dire integrale della conversazione con Nensy Chimirri che però – fa notare la Commissione ed il prefetto – diversamente da quanto dallo stesso riferito, includeva soltanto la prima delle due conversazioni contestate, ossia quella riferita all’anno 2017, mentre nulla era riportato circa la seconda conversazione contestata, ossia quella degli auguri rivolti alla Chimirri risalenti all’anno 2018”. Marco Martino si sarebbe quindi riservato di produrre la documentazione mancante “che però – sottolineano commissari e prefetto – non è mai stata trasmessa”. Effettuati i dovuti accertamenti, i componenti della Commissione di accesso agli atti ed il prefetto sono arrivati alla conclusione che quanto sostenuto a propria difesa da Marco Martino relativamente alle conversazioni intrattenute con la Chimirri fosse “facilmente confutabile, apparendo niente altro che – si legge nella relazione – un impacciato tentativo di rispedire al mittente le critiche del senatore Morra per 1’ipotizzata vicinanza ad ambienti ‘ndranghestisti”. Dall’analisi dell’audizione di Marco Martino, il prefetto sottolinea che il primo cittadino di Capistrano “volesse cercare, anche in ragione del notevole lasso di tempo trascorso, di creare confusione tra gli eventi, posto che: non ha spiegato per quale motivo avesse ritenuto necessario dare alla Chimirri l’inusuale comunicazione, tramite social, circa l’evasione della documentazione richiesta; ha fornito una versione inverosimile quanto censurabile su quelli che erano i destinatari degli auguri, grazie all’incontrovertibile dato che la figlia di Nency Chimirri e Emanuele Mancuso è nata proprio il 25 giugno 2018”, stesso giorno del messaggio di auguri inviato da Marco Martino alla Chimirri.
Chiara la conclusione del prefetto Giovanni Paolo Grieco sull’episodio: “Il sindaco Marco Martino ha cercato palesemente di mischiare le carte in tavola e di creare confusione, ma ineludibile è rimasto il fatto che abbia inteso formulare degli auguri ad un esponente della criminalità organizzata, con lo scopo certo di volersi accreditare nei suoi confronti, con gli ovvi, per quanto illeciti, risvolti positivi che a queste latitudini sarebbero potuti derivare da un rapporto di amicizia con appartenenti ad importanti consorterie ’ndranghetistiche”. Marco Martino, quindi, ad avviso dei componenti della Commissione di accesso agli atti – che riportano come lo stesso sia stato controllato o notato dalle forze dell’ordine “in compagnia di individui pregiudicati o censiti penalmente” – abbia intrattenuto con la Chimirri “rapporti che appaiono andare ben oltre quelli normalmente intercorrenti tra pubblici amministratori e cittadinanza”. Come denunciato inoltre anche dall’allora presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, Vito Pirruccio è stato assessore nella precedente giunta, guidata sempre dal sindaco di Capistrano Marco Martino, ed il 12 giugno 2022 è stato rieletto e confermato assessore, nonché promosso quale vicesindaco. Vito Pirruccio è cugino in primo grado di Nensy Chimirri, nonché nipote di Carlo Chimirri (padre di Nensy e già arrestato per una piantagione di marijuana). Dal 18 dicembre 2021 Vito Pirruccio è pure consigliere provinciale di Vibo Valentia con la lista di Forza Italia. Nella relazione del prefetto viene infine fatta menzione anche ad altri sette ex amministratori di Capistrano controllati dalle forze dell’ordine “in compagnia di individui pregiudicati o censiti penalmente”.
La lista civetta e le elezioni farsa
A contrapporsi nel giugno 2022 (sulla carta) al riconfermato sindaco Marco Martino è stato Rocco Tino che ha ottenuto 50 voti (a fronte dei 545 voti di Martino). Il prefetto e la Commissione di accesso agli atti si sono soffermati sul fatto che il vero scopo della presentazione della “lista civetta” non è stato solo quello di aggirare l’ostacolo del quorum per rendere valido il turno elettorale, ma anche quello “di creare un continuum tra l’amministrazione comunale eletta all’esito delle consultazioni elettorali del 2017 e l’attuale. Sarebbe infatti onestamente impensabile, se lo scopo non fosse stato proprio quello di mantenere lo status quo, in quanto – si legge nella relazione – per entrambe le liste taluni sottoscrittori di una sono parenti, anche molto stretti, addirittura in taluni casi coniugi e figli, di soggetti presenti nell’altra lista”. Viene quindi posto l’accento sul fatto che a Capistrano le delibere dal luglio 2022 al dicembre 2022 siano state tutte votate “all’unanimità dei presenti con una convergenza assoluta, più unica che rara, tra maggioranza e minoranza, anche di fronte ad argomenti rilevanti”. Per il prefetto emerge “un dato inquietante”, ossia che la lista di Marco Martino abbia “pilotato con il suo entourage” le ultime elezioni comunali, “alterando di fatto la volontà popolare della cittadinanza di Capistrano”. Altro consigliere comunale ascoltato in sede di audizione si è rivelato poi “una pedina mossa dal sindaco, non fosse altro per la totale ignoranza politica dimostrata – così si legge nella relazione – ma anche per alcune affermazioni rivelatesi identiche, rese successivamente dal sindaco in sede di audizione, e non certo attribuibili al pensiero in prima persona del consigliere che ha invece dato prova di totale disorientamento”. Infine, rilievi anche sugli scrutatori per i vari turni elettorali (elezioni politiche, amministrative e regionali, oltre al referendum), nominati a Capistrano senza sorteggio (nomina diretta) dalla commissione elettorale (composta dal sindaco e da alcuni consiglieri comunali). Sono risultati nominati, tra gli altri, parenti degli amministratori e altri con legami controindicati.
LEGGI ANCHE: Infiltrazioni mafiose a Capistrano: la relazione del ministro dell’Interno e i gravi elementi
Sciolti per infiltrazioni mafiose gli organi elettivi del Comune di Capistrano
Elezioni e inchieste: da Filogaso a Capistrano, ecco l’interesse della Dda di Catanzaro
Antimafia: il sindaco di Capistrano replica a Morra ma alcune date non tornano