Infiltrazioni mafiose a Capistrano: la relazione del ministro dell’Interno e i gravi elementi
Matteo Piantedosi e il prefetto di Vibo Giovanni Paolo Grieco citano il lavoro di inchiesta della nostra testata posto alla base dell’invio dell’accesso agli atti al Comune unitamente alle denunce dell’allora senatore Morra. Rilievi pesanti sul sindaco e altri amministratori
E’ una relazione dura ma al tempo stesso chiarissima quella che il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha presentato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la firma sul decreto di scioglimento degli organi elettivi del Comune di Capistrano per infiltrazioni mafiose deciso dal Consiglio dei ministri. Una relazione che dà atto – unitamente a quella del prefetto di Vibo Giovanni Paolo Grieco – anche della serietà e della bontà del lavoro di inchiesta della nostra testata (appositamente citata nelle relazioni), così come delle pubbliche denunce dell’allora presidente della Commissione parlamentare antimafia, il senatore Nicola Morra. E’ una relazione che mette nero su bianco anche tutto ciò che un amministratore locale può permettersi di fare o non fare nella gestione della cosa pubblica per non finire di essere mandato a casa dalla legge che regolamenta gli scioglimenti degli enti locali per infiltrazioni mafiose. In particolare, il ministro dell’Interno ha ravvisato a Capistrano “condizionamenti nell’amministrazione comunale volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilità dell’istituzione locale, nonché il pregiudizio degli interessi della collettività, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalità”. Parole chiare per ribadire che nel Comune guidato politicamente dal sindaco Marco Martino “traspare evidente la debole legalità esistente all’interno dell’ente locale, da cui conseguono irregolarità gestionali e un preoccupante livello di compromissione dell’amministrazione comunale di Capistrano”.
La genesi dell’accesso agli atti
“Uno degli elementi di partenza dai quali sono stati poi avviati quegli accertamenti che hanno avuto quale naturale conclusione la proposta di insediamento della Commissione d’indagine, per delega del ministro dell’Interno, a Capistrano – rivela il prefetto Grieco nella sua relazione – è stato un articolo apparso il 29 giugno 2022 sulla testata giornalistica on line Il Vibonese dove veniva indicato come nelle date del 21 luglio 2017 e del 25 giugno 2018, Nensy Chimirri (compagna all’epoca di Emanuele Mancuso) avesse riportato su un proprio profilo social due screen shots relativi a conversazioni precedentemente intrattenute con il sindaco Marco Martino”. Ancora più chiaro il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: “I rapporti di natura personale tenuti dal primo cittadino hanno costituito uno degli elementi sulla base dei quali è stata avviata la procedura di accesso ispettivo presso l’ente e sono stati rivelati dalla stampa locale, assumendo anche ampio risalto nazionale per i commenti espressi a mezzo “social” da un ex parlamentare, già presidente della commissione parlamentare antimafia, circa i legami compromettenti degli amministratori di Capistrano”. Chiaro il riferimento all’ex presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, che il 29 giugno 2022 aveva ripreso una nostra inchiesta su Capistrano del 2 giugno 2022 in cui denunciavamo – in solitudine – alcune situazioni compromettenti e da approfondire come poi avvenuto con l’invio della Commissione di accesso agli atti. “Nei riguardi del primo cittadino vengono segnalati rapporti di vicinanza con un soggetto controindicato, destinatario di un avviso orale di pubblica sicurezza ed avente trascorsi di natura penale per gravissimi reati, tra i quali quello di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e quello di associazione per delinquere di stampo mafioso”. Tale persona in ogni caso, spiega il ministro, ha avuto rapporti affettivi con altro esponente della criminalità che ha in seguito collaborato con la giustizia, ovvero Emanuele Mancuso, ex rampollo dell’omonimo clan di Limbadi. Si tratta di Nensy Chimirri, condannato a 4 anni in primo brado ed a 10 mesi in appello.
I rapporti degli amministratori
Ad avviso del ministro dell’Interno “rileva il contenuto di alcuni testi di messaggistica intercorsi tra il sindaco e Nensy Chimirri dai quali si è potuta evincere l’esistenza, tra i due, di un rapporto di conoscenza personale, tanto da far concludere al prefetto di Vibo Valentia che il citato amministratore Marco Martino “abbia inteso formulare degli auguri ad un esponente della criminalità organizzata, con lo scopo certo di volersi “accreditare ” nei suoi confronti… ”. Rapporti di parentela, diretti o indiretti con esponenti contigui alla criminalità organizzata, sono stati segnalati anche nei confronti di alcuni amministratori di Capistrano. Analoghe criticità vengono segnalate anche nei confronti di alcuni dipendenti comunali che risultano avere frequentazione con l’ambiente malavitoso locale. Viene poi ricordato che il consigliere comunale Bruno Cortese “dimessosi dalla carica nel corso dell’accesso ispettivo, risulta rinviato a giudizio per il reato di traffico di influenze illecite in concorso aggravato dalle modalità mafiose”. L’influenza di tale amministratore all’interno della compagine selettiva di Capistrano, come evidenziato dal prefetto di Vibo Valentia, è stato “senza dubbio di assoluto rilievo”, aspetto attestato anche dalla circostanza che, nonostante il consigliere Bruno Cortese, come rilevato dalla commissione d’indagine, avesse presenziato solo al primo Consiglio, non sia stato rimosso dalla carica, disattendendo, quindi, l’art. 54 dello statuto comunale, che prevede la rimozione dei consiglieri assenti ingiustificatamente per tre sedute consiliari nell’anno solare. La relazione prefettizia ha inoltre posto in rilievo come altre risultanze di indagini giudiziarie attestino il coinvolgimento nel locale contesto criminale anche di uno stretto parente del suddetto consigliere comunale, ovvero il figlio Daniele Cortese, “soggetto che risulterebbe intraneo alla consorteria mafiosa, affiliazione di cui la famiglia del consigliere comunale era consapevole”. Daniele Cortese è stato condannato a 4 anni e 5 mesi nell’operazione Anteo (pur cadendo il reato associativo).
Elezioni farsa a Capistrano e continuità amministrativa
Le verifiche disposte hanno evidenziato una sostanziale “continuità politico-amministrativa nel Comune di Capistrano, atteso che il sindaco Martino era al suo secondo mandato consecutivo ed era già presente nella compagine amministrativa che ha governato l’ente dal 2012, mentre altri amministratori hanno fatto parte della consiliatura eletta nel 2017. Il prefetto ha quindi segnalato come le ultime elezioni del giugno 2022 siano state in realtà una farsa e non vi è stato un vero e proprio confronto elettorale, in quanto la competizione popolare è avvenuta tra liste solo formalmente contrapposte ma che, invero, sono state il risultato di intese volte ad evitare il rischio di un annullamento dei risultati elettorali per il mancato raggiungimento del quorum popolare richiesto in caso di presentazione alle elezioni comunali di una sola lista di candidati. Al riguardo, la stessa commissione d’indagine ha sottolineato come “la lista capeggiata dall’attuale sindaco abbia pilotato, con il suo entourage, le elezioni amministrative del 12.06.2022, alterando di fatto la volontà popolare della cittadinanza di Capistrano”.
Affidamenti e appalti
In materia di gestione di appalti e affidamenti pubblici, “il procedimento di formazione della volontà dell’ente non si è ispirato ai principi costituzionali di buon andamento e trasparenza dell’azione amministrativa” e si sono registrate “influenze esterne, con vincoli di parentela con gli amministratori locali o presenza di soggetti riconducibili, in tutto o in parte, alla criminalità organizzata”. ”. In particolare, “il Comune di Capistrano si è sempre avvalso della procedura prevista per i c.d. lavori sottosoglia, disattendendo il principio di rotazione degli inviti per gli affidamenti comunali”. Le ingerenze della criminalità emergono anche “dall’analisi di un affidamento disposto in favore di una ditta il cui titolare è stato oggetto di estorsione da parte della criminalità organizzata, reato non denunciato alla competente autorità giudiziaria, nonché dalle verifiche svolte in merito ad altro affidamento diretto – sottolinea il ministro – in favore di una società il cui intestatario risulta menzionato nelle indagini e la cui sede è indicata quale luogo di incontro tra esponenti ed affiliati di uno dei principali gruppi ’ndranghetisti della zona”. L’azione ispettiva ha inoltre approfondito gli “intensi rapporti intercorsi tra l’amministrazione comunale di Capistrano e una società continuazione di un’altra ditta” alla quale la Prefettura ha negato l’iscrizione alla White list. Tali imprese,i cui rispettivi titolari sono germani – spiega il ministro – hanno la stessa sede legale ed inoltre, uno di essi, che peraltro ha legami parentali con il primo cittadino”, risulta rinviato a giudizio nel procedimento conseguente all’operazione Imponimento che ha interessato anche il territorio di Capistrano. Si tratta di Salvatore Pilieci, 41 anni, sotto processo per l’operazione Imponimento, fratello dell’allora consigliere comunale di Capistrano Andrea Pilieci che ha legami parentali con il sindaco (ormai ex) Marco Martino. Ad avviso del Viminale e della Prefettura di Vibo, “la ditta destinataria del provvedimento di diniego tra gli anni 2017/2021 – in periodi precedenti il provvedimento prefettizio ostativo – ha avuto in affidamento diretto, in somma urgenza o in esito a gara, numerosissime commesse comunali, per un valore complessivo di oltre 750.000 euro, mentre negli stessi anni l’altra società è stata inattiva, salvo poi subentrare nei favori comunali ed ottenere una prima determina di impegno di spesa nel mese di ottobre 2022, e cioè nel periodo temporale immediatamente precedente l’emissione del provvedimento interdittivo da parte della Prefettura di Vibo Valentia nei confronti della società collegata”. Rileva in tal caso che la nuova ditta affidataria dei lavorida parte del Comune di Capistrano “non ha effettuato lavori fino a tutto il 2021, non ha dipendenti, né risulta intestataria di veicoli propri”. Per il ministro ed il prefetto è quindi “lampante che l’affidamento dei lavori alla nuova società sia un espediente per poter continuare ad elargire commesse pubbliche a favore dello stesso centro di interesse, sottolineando altresì che uno dei titolari delle predette ditte ha ricoperto la carica di consigliere comunale nella precedente consiliatura, mentre l’altro, come già detto, risulta rinviato a giudizio per il reato di traffico di influenze illecite in concorso aggravato dalle modalità mafiose”.
Le altre criticità
Gravi criticità anche nel settore della riscossione del tributi comunali, con difficoltà di incasso delle risorse proprie aggravate dalla scarsa collaborazione e dall’inefficienza degli uffici preposti nel trasmettere gli atti notificati ai contribuenti e le informazioni necessarie per il prosieguo delle riscossioni coattive nei riguardi dei soggetti inadempienti, con la conseguenza che dall’anno 2019 non sono stati emessi avvisi di accertamento o ingiunzioni di pagamento. Il responsabile del servizio riscossione tributi non è stato inoltre in grado di accedere autonomamente ai dati relativi all’elenco dei morosi delle diverse imposte comunali e di quantificare le percentuali delle entrate da riscuotere. Peraltro, la commissione d’accesso ha potuto accertare che “nella fascia di evasione sono ricompresi alcuni amministratori comunali e loro familiari, tra i quali anche parenti del sindaco e del vicesindaco dell’ente”. La Commissione di accesso agli atti al Comune di Capistrano era composta dal capitano della Guardia di finanza, Roberto Castorina, dal capitano della Compagnia dei carabinieri di Serra San Bruno Francesco Conigliaro e dal viceprefetto Maria Rosa Luzza. La gestione del Comune di Capistrano è stata quindi affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta dal viceprefetto Maria Rosa Luzza, dal viceprefetto Emma Caprino e dalla funzionaria economico-finanziaria Carla Fragomeni.
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