“Maestrale”: l’asse Catanzaro-Napoli e le indagini sul Ministero del Lavoro e il leader della Cisal
Le considerazioni di gip e Riesame e il nodo sull’utilizzabilità delle intercettazioni. I legami di Franco Cavallaro con Vito Pitaro e le considerazioni degli inquirenti
Catanzaro-Napoli andata e ritorno passando per gip, Tribunale del Riesame e la capitale. L’operazione Maestrale-Carthago della Dda di Catanzaro – scattata a maggio e con un secondo blitz a settembre – lascia intravedere diverse altre inchieste i cui sviluppi devono ancora essere portati alla luce ma che hanno già dei punti fermi: la conclusione delle indagini preliminari a Catanzaro per 285 indagati e l’udienza preliminare a Napoli fissata per il 24 novembre prossimo dopo la richiesta di rinvio a giudizio della Procura partenopea per corruzione aggravata nei confronti di alcuni vertici del Ministero del Lavoro (Concetta Ferrari e Fabia D’Andrea), del leader nazionale della Cisal, il vibonese Franco Cavallaro, e dell’imprenditore Danilo Iervolino, già a capo dell’Università Pegaso ed attuale presidente della Salernitana calcio. Proprio la sede dell’Università telematica Pegaso ed il contratto di assunzione fittizia nell’Università telematica Unipegaso (sede a Napoli) del figlio di Ferrari, Antonio Rossi, docente retribuito con 68mila euro in tre anni, ha portato il gip ad ancorare la competenza territoriale dell’inchiesta nel capoluogo campano. Un contratto siglato nell’aprile 2019 e che sarebbe stato uno dei favori del leader della Cisal, Franco Cavallaro, alla dirigente del Ministero del Lavoro Concetta Ferrari, con l’assunzione ottenuta – secondo l’accusa – grazie ai buoni uffici del sindacalista con i vertici di Unipegaso, all’epoca di Iervolino ed oggi – l’Università – parte lesa nell’inchiesta avendo una diversa gestione. Sull’inchiesta di Napoli, tuttavia, pende la “spada” della possibile inutilizzabilità delle intercettazioni poste alla base dell’impianto accusatorio. Intercettazioni che hanno visto per “protagonista” Franco Cavallaro.
Il gip ed il Riesame
L’inutilizzabilità delle intercettazioni su Cavallaro provenienti dalla Procura di Catanzaro – all’epoca diretta dal procuratore Nicola Gratteri (oggi al vertice proprio della Procura di Napoli) – l’ha dichiarata il Tribunale del Riesame di Napoli in 21 pagine di motivazioni firmate dal presidente estensore Michele Mazzeo. Nelle stesse si afferma la mancanza di connessione tra l’inchiesta Maestrale-Carthago e l’inchiesta “costola” aperta dai pm Sergio Ferrigno ed Henry John Woodcock su fatti che la Procura di Catanzaro ha ritenuto di competenza della Procura di Napoli. Sarà in ogni caso il gup, il 24 novembre, a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura di Napoli nei confronti di sette indagati. I pm Sergio Ferrigno ed Henry John Woodcock avevano chiesto gli arresti domiciliari per Cavallaro e la Ferrari e il divieto di dimora per la D’Andrea, ma il gip, Fabio Provvisier, li ha respinti stabilendo però “l’integrazione dei gravi indizi di colpevolezza” nei confronti di tutti gli indagati tranne uno, Mario Miele, che avrebbe provato ad opporsi all’assunzione di Rossi all’Università Pegaso. Per il gip di Napoli, il quadro indiziario dell’inchiesta è ritenuto “granitico, ben oltre il necessario in questa fase, con la conseguenza che non è passibile di inquinamento”. E non essendoci il possibile inquinamento probatorio e neppure l’attualità delle esigenze cautelari (trattandosi di fatti di quattro anni prima rispetto alla richiesta), ecco il respingimento alle misure cautelari richieste dalla Procura di Napoli. Tuttavia il gip è entrato nel merito delle accuse ed alcuni passaggi della sua ordinanza non sono teneri con gli indagati. Eccoli: “I soggetti istituzionali, pur conservando i loro ruoli apicali nelle pubbliche amministrazioni di appartenenza, non rivestono più gli incarichi ricoperti alla data di commissione dei fatti, mentre gli indagati non istituzionali sono solo dei vergognosi delinquenti con il colletto bianco, stesso giudizio da esprimere per i dipendenti pubblici, ma comunque non sono dei criminali seriali, con la conseguenza che questo Gip ritiene altamente improbabile che essi reiterino condotte della stessa indole, essendo verosimilmente già particolarmente allarmati per quello che già hanno fatto, consapevoli di essere stati travolti dall’autorità giudiziaria, essendo l’indagine in fase conclusiva con i relativi avvisi, ed avendo fondato timore per le conseguenze che a breve subiranno dalla giustizia non cautelare”. Il Tribunale del Riesame di Napoli, invece, nel confermare il rigetto delle misure cautelari, non è entrato nel merito delle accuse della Procura ritenendo la questione dell’inutilizzabilità delle intercettazioni “assorbente” rispetto alle altre e ribaltando così la situazione a favore degli indagati. Senza l’utilizzabilità delle intercettazioni, provare i reati sarà compito difficile per l’ufficio di Procura. La decisione sull’eventuale rinvio a giudizio spetterà ora al gup, Enrico Campoli, che ha fissato l’udienza preliminare per il 24 novembre.
L’inchiesta Maestrale e il nome di Cavallaro
Ma cosa si trova allo stato degli atti attualmente disponibili con l’inchiesta Maestrale Carthago – essendoci stata la conclusione delle indagini preliminari per 285 indagati – sulla figura di Franco Cavallaro? Il nome del segretario nazionale della Cisal (non raggiunto da alcuna conclusione indagine a Catanzaro) compare innanzitutto nella richiesta avanzata dalla Dda di Catanzaro per tutti gli altri indagati. Se ne parla nel capitolo riguardante le presunte pressioni che l’indagato Gregorio Coscarella (nipote del boss di San Gregorio d’Ippona Saverio Razionale) avrebbe esercitato per assicurarsi la fornitura dei pasti alla mensa dell’ospedale di Vibo. L’impresa appaltatrice (la Dussmann), stando all’inchiesta della Dda di Catanzaro, al fine di massimizzare i profitti, si sarebbe dimostrata “riluttante ad una collaborazione stabile con Domenico Colloca” di Mileto (ora arrestato per l’inchiesta Maestrale) e “cerca di far intervenire Francesco Cavallaro, segretario nazionale Cisal, e Francesco Fiorillo (proprietario di alcuni locali mensa che potrebbe locare alla Dussman) per intercedere con Gregorio Coscarella (vero dominus dell’appalto) al fine di tornare a lavorare in proprio, operazione fortemente osteggiata dal Coscarella, che mostra di preferire la partnership intavolata con Colloca”. Ecco l’intercettazione in cui a parlare è Gregorio Coscarella: “…è venuto Franco Fiorillo a dirmelo e mi ha chiesto se mi interessava a me, ed io gli ho detto che interessava a me! Perché è venuto con Franco Cavallaro, così così così… per la cucina ed io gli ho chiesto se avesse la cucina e lui mi ha detto che ha un locale e che non ci mette niente a fare un’autorizzazione. Ma io gli ho detto di farsi i cazzi suoi..”. Franco Fiorillo e Francesco Cavallaro non figurano fra gli indagati dell’inchiesta Maestrale chiusa dalla Dda con l’avviso di conclusione indagini.
Vito Pitaro e Cavallaro
Nelle carte dell’inchiesta Maestrale, il nome di Francesco Cavallaro lo si ritrova poi legato alla figura dell’ex consigliere regionale Vito Pitaro e dell’ex presidente della Provincia di Vibo Andrea Niglia (quest’ultimo indagato nell’indagine per un presunto concorso truccato al Comune di Cessaniti). “Il Cavallaro Francesco dalle risultanze intercettive – scrivono gli inquirenti – appare inquadrare un centro di potere a cui attingono sia Vito Pitaro che Andrea Niglia, come dimostrato dai periodici viaggi a Roma pianificati da loro proprio con Cavallaro. Le conversazioni tra Vito Pitaro (intercettato) e Franco Cavallaro, oltre a riscontrare l’ennesimo viaggio di Pitaro presso la capitale per incontrarsi con Cavallaro, evidenziano anche il mutuo scambio di favori che entrambi si fanno e la riverenza e disponibilità che Pitaro manifesta quando il suo interlocutore gli chiede l’intercessione per una pratica, non specificata, che sta trattando una congiunta di Vito Pitaro”. Ed ancora: “Il rapporto di mutuo soccorso che lega Vito Pitaro a Franco Cavallaro – sottolineano Dda e investigatori dell’Arma – deve essere analizzato unitamente al rapporto di frequentazione che lega costoro con l’imprenditore Mario Lo Riggio, titolare della società Lrm Divisione Appalti srl e padre convivente di Domenico Lo Riggio, socio dirigente della Lrm Divisione Appalti srl ed assistente amministrativo proprio del sindacato Cisal”.
Il viaggio a Roma con Lo Riggio
Ad avviso degli inquirenti, inoltre, “l’attualità delle intercettazioni dimostra come all’incontro a Roma l’1 febbraio 2018 tra Vito Pitaro e Franco Cavallaro ha preso parte anche lo stesso Mario Lo Riggio. Ma, soprattutto, Andrea Niglia non ha presenziato all’incontro soltanto all’ultimo momento a causa degli impegni connessi all’udienza del processo denominato Costa Pulita”. Andrea Niglia (attualmente indagato nell’inchiesta Maestrale) nel processo “Costa Pulita” è stato condannato in primo grado in abbreviato a 2 anni per corruzione elettorale aggravata dalle finalità mafiose quale ex sindaco di Briatico. In appello il reato è stato dichiarato estinto per intervenuta prescrizione. Domenico Lo Riggio non risulta indagato, mentre il padre Mario Lo Riggio (che per gli inquirenti annovera diverse frequentazioni con Gregorio Gasparro, di recente condannato in appello in Rinascita Scott a 16 anni) si trova imputato nel maxiprocesso Rinascita Scott e nei suoi confronti la Dda ha chiesto la condanna a 22 anni di reclusione; Vito Pitaro (intercettato direttamente) non risulta tra i destinatari della conclusione indagine di Maestrale e sul suo conto la Dda ha scritto che rappresenta – allo stato degli atti – il “trait d’union tra le varie consorterie del territorio ed è in contatti con la criminalità organizzata”.
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