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Operazione Nemea, resta libero il presunto “braccio operativo” del clan Soriano di Filandari

La Cassazione accoglie il ricorso della difesa annullando senza rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Catanzaro

Operazione Nemea, resta libero il presunto “braccio operativo” del clan Soriano di Filandari
Nel riquadro Francesco Parrotta
Francesco Parrotta

La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Catanzaro emessa nell’ambito del procedimento “Nemea”, che aveva disposto il ripristino della custodia cautelare in carcere nei confronti di Francesco Parrotta, 40 anni, di Filandari, ma residente a Ionadi, difeso dall’avvocato Giovanni Vecchio del Foro di Vibo Valentia. Parrotta era stato arrestato nel marzo 2018 in esecuzione del fermo disposto dalla Dda di Catanzaro nell’ambito dell’operazione antimafia “Nemea” contro il clan Soriano. Nel giugno del 2021 vi era stata la prima scarcerazione per scadenza dei termini di fase, in accoglimento di un’istanza difensiva. A distanza di pochi giorni, tuttavia, la Corte d’Appello di Catanzaro aveva nuovamente disposto, su richiesta della Dda di Catanzaro la custodia in carcere di Parrotta con riferimento a un’accusa di narcotraffico per la quale non era mai stato precedentemente cautelato. Avverso tale decisione la difesa di Parrotta aveva proposto istanza di Riesame per ottenere la retrodatazione della seconda misura cautelare alla precedente e il Tribunale della libertà di Catanzaro, accogliendo tali rilievi, aveva scarcerato l’imputato. La Procura Generale di Catanzaro, tuttavia, aveva interposto ricorso per Cassazione avverso tale decisione, valutando errate le modalità di computo dei termini fatte dal Tribunale del Riesame. Tale ricorso era stato accolto dalla Suprema Corte e il Tribunale del Riesame di Catanzaro, nel successivo giudizio di rinvio, aveva ripristinato la carcerazione. In seguito, la difesa di Francesco Parrotta ha proposto una nuova istanza di scarcerazione per decorrenza dei termini di fase nel giudizio d’appello, motivata dall’inapplicabilità al predetto dell’ordinanza di sospensione dei termini di custodia cautelare resa dalla Corte d’Appello di Catanzaro nel periodo in cui lo stesso era libero. Tale istanza era stata accolta dalla Corte catanzarese, la quale ha disposto una nuova scarcerazione dell’imputato. Avverso tale decisione, tuttavia, la Procura Generale aveva proposto appello innanzi al Tribunale del Riesame, che aveva accolto tali rilievi evidenziando che la sospensione dei termini di custodia cautelare determinata dalla difficoltà del dibattimento fa astrazione dalle posizioni dei singoli imputati e, quindi, doveva ritenersi applicabile a tutti.Quest’ultima ordinanza è stata, tuttavia, appellata dalla difesa di Parrotta Francesco (avvocati Giovanni Vecchio e Bruno Vallelunga)  sul presupposto che un’ordinanza di sospensione dei termini di custodia cautelare è un provvedimento che incide, limitandola, sulla libertà personale, sicché la stessa non può che produrre effetti che nei confronti dei soggetti che ne sono i destinatari. A riprova di ciò è stata richiamata l’appellabilità di un simile provvedimento innanzi al Tribunale del Riesame evidenziando come tale possibilità, nel caso di specie, fosse stata preclusa a Francesco Parrotta poiché lo stesso, essendo libero in quel momento, non poteva dirsi legittimato a proporre tale impugnazione non avendo alcun interesse concreto. La Corte di Cassazione ha accolto il motivo di ricorso presentato dalla difesa annullando senza rinvio l’ordinanza del Tribunale del riesame di Catanzaro. Francesco Parrotta rimane così in libertà in attesa della conclusione del processo a suo carico. In appello nel processo Nemea (dove sono confluite anche le contestazioni di Rinascita Scott) Francesco Parrotta – ritenuto il “braccio operativo” del clan di Filandari guidato da lene Soriano – è stato condannato a 14 anni e 11 mesi il 19 ottobre dello scorso anno.

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