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Migranti, scatta il fermo della Capitaneria di Porto di Vibo Marina per la nave Sea Eye

La ong finanziata dal Governo tedesco, dopo aver concluso diverse operazioni di salvataggio, aveva subito analogo provvedimento a Salerno. Ecco i dettagli e la testimonianza di un membro dell'equipaggio

Migranti, scatta il fermo della Capitaneria di Porto di Vibo Marina per la nave Sea Eye

Nel mese di agosto, dopo aver salvato 114 vite umane in tre operazioni di salvataggio consecutive, la Sea Eye 4 era stata sottoposta a una multa e al fermo amministrativo nel porto di Salerno per la ripetuta violazione delle norme contenute nel Decreto Piantedosi, entrato in vigore nel mese di febbraio 2023. Dopo essere arrivata nel porto di Vibo, destinazione assegnata dalle autorità italiane dopo il salvataggio di 48 naufraghi in acque libiche ed aver sbarcato anche le salme di quattro vittime, arriva ora, per la ong finanziata dal Governo tedesco, il terzo fermo di venti giorni unitamente ad una sanzione di circa 3.000 euro. La Capitaneria di Porto di Vibo Marina ha infatti ordinato alla nave tedesca di fermarsi per venti giorni per “non aver eseguito le istruzioni della cosiddetta Guardia costiera libica”. La stessa che, secondo le testimonianze dell’equipaggio della missione, con le sue manovre ha messo in serio pericolo il gommone sul quale si trovava il gruppo di migranti poi soccorso dalla Sea Eye. Sulla fiancata della nave ormeggiata presso la banchina Cortese, una scritta a caratteri cubitali lancia un messaggio di solidarietà: “LeaveNoOneToDie” (Non lasciamo morire nessuno).

Così racconta la drammatica vicenda dell’ultimo salvataggio Barbara Held, membro dell’equipaggio della nave di soccorso: “Piena di sentimenti contrastanti: domenica sera Sea-Eye 4 ha finalmente raggiunto il porto di Vibo Valentia con 48 sopravvissuti: 32 uomini, 13 donne, 1 bambino e 2 bambini e ora sono al sicuro. In precedenza, il nostro equipaggio aveva già consegnato una donna incinta al largo di Lampedusa alla Guardia Costiera Italiana, dopo che si è rifiutata di evacuare in elicottero la donna in pericolo di vita come ordinato dal medico. Infine, il nostro equipaggio ha affrontato un altro difficile compito: una scorta dignitosa a bordo per le quattro persone che non sono sopravvissute al drammatico salvataggio sotto la minaccia della guardia costiera libica. Auguriamo a tutti i sopravvissuti tanta forza per elaborare le esperienze traumatiche e per il futuro più umanità di quanto gli sia stato permesso vivere nel Mediterraneo, lontano dalle milizie libiche e dalle emergenze navali inattive. Speriamo in una vita serena e sicura per loro in Europa”.

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